«Ti trafiggerò il cuore con un picchetto.»
Se fosse corsa verso le scale per cercare di prendere la pistola nella sua camera, non sarebbe sicuramente stata fortunata come la volta precedente. Lui l’avrebbe afferrata prima che potesse raggiungere il primo piano.
«Ti taglierò quella fottuta testa.»
La sovrastava, sempre più vicino.
Hilary non poteva fuggire né nascondersi.
«Ti taglierò la lingua. Ti riempirò quella schifosa bocca di aglio, così non potrai più ammaliare il diavolo per resuscitare dall’inferno.»
Hilary sentiva il cuore che batteva all’impazzata. Le mancava il fiato per la paura.
«Ti strapperò gli occhi.»
Era agghiacciata, incapace di muoversi.
«Ti strapperò gli occhi riducendoli in poltiglia, così non vedrai più la strada del ritorno.»
Hilary lanciò un urlo.
Frye sollevò il coltello. «Ti taglierò le mani, così non tornerai mai più dall’inferno.»
Il coltello rimase sospeso per un’eternità, mentre il terrore distorceva la cognizione del tempo di Hilary. Si sentiva attratta, quasi ipnotizzata, da quell’arma luccicante.
«No!»
La lama affilata prese a scintillare.
«Puttana.»
Il coltello cominciò ad abbassarsi verso il suo viso, giù, giù, sempre più giù, in un lento movimento di morte.
Hilary aveva ancora in mano il sacchetto della spesa. Con un gesto istintivo, senza pensare a quello che stava facendo, lo afferrò con entrambe le mani e lo sollevò, puntandolo in direzione del coltello, cercando disperatamente di fermare quella mano assassina.
La lama si conficcò nel sacchetto, colpendo il cartone del latte.
Frye ringhiò per la rabbia.
Il sacchetto cadde dalle mani di Hilary. Le uova, il latte e il burro si sparsero sul pavimento.
Frye perse il coltello e si chinò per raccoglierlo.
Hilary corse verso la scala. Sapeva di avere semplicemente rimandato l’inevitabile. Non aveva guadagnato più di due o tre secondi e non sarebbero certo stati sufficienti per salvarla.
Qualcuno suonò il campanello della porta.
Sorpresa, si fermò ai piedi della scala e si girò.
Frye si era bloccato con il coltello in mano.
I loro sguardi si incrociarono e Hilary lesse l’indecisione sul viso dell’uomo.
Frye si diresse verso di lei, ma aveva perso la sua aria spavalda. Continuò a lanciare occhiate nervose verso l’ingresso e la porta.
Il campanello suonò nuovamente.
Tenendosi alla ringhiera e indietreggiando sulla scala, Hilary gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
Fuori della porta qualcuno urlò: «Polizia!»
Era Tony.
«Polizia! Aprite la porta!»
Hilary non sapeva perché Tony fosse lì, ma non era mai stata così felice nel sentire la voce di qualcuno.
Frye si fermò quando udì la parola «polizia». Guardò Hilary, poi la porta, poi ancora la donna, calcolando le proprie possibilità.
Hilary continuò a urlare.
Alcuni vetri andarono in frantumi con un fragore tale da far sobbalzare Frye per la sorpresa mentre i frammenti affilati si spargevano sul pavimento.
Hilary capì che Tony aveva rotto la finestra vicino alla porta, sebbene non riuscisse a vedere chiaramente l’ingresso.
«Polizia!»
Frye le lanciò un’occhiata. Hilary non aveva mai visto un odio così profondo come quello che sfigurava il viso dell’uomo e gettava un lampo di pazzia in quegli occhi.
«Hilary!» gridò Tony.
«Tornerò,» l’avvertì Frye.
Il morto si girò e attraversò correndo il salotto, verso la sala da pranzo, probabilmente nel tentativo di fuggire dalla porta della cucina.
Singhiozzando, Hilary si precipitò giù dalla scala, verso la porta da dove Tony la stava chiamando attraverso il vetro rotto.
Tony tornò dal giardino posto sul retro, ripose la pistola d’ordinanza ed entrò in cucina.
Hilary era in piedi al centro della stanza. Sul bancone, a poca distanza dalla mano destra, c’era un coltello.
Tony chiuse la porta e disse: «Nel roseto non c’è nessuno.»
«Chiudila a chiave,» ordinò lei.
«Che cosa?»
«La porta. Chiudila a chiave.»
Tony obbedì.
«Hai guardato dappertutto?»
«In ogni angolo.»
«Attorno alla casa?»
«Sì.»
«Anche fra i cespugli?»
«Certo.»
«E adesso?»
«Chiamerò la Centrale e mi farò mandare un paio di agenti per il rapporto.»
«Non servirà a niente.»
«Non si può mai dire. Magari un vicino ha visto qualcuno che si aggirava da queste parti. O forse l’hanno visto mentre scappava.»
«Secondo te un morto deve scappare? Un fantasma non può svanire di punto in bianco?»
«Tu non credi ai fantasmi.»
«Forse non era un fantasma,» sbottò. «Forse era un cadavere ambulante. Semplicemente un tranquillo e pacifico cadavere ambulante.»
«Tu non credi nemmeno agli zombie.»
«Ah no?»
«Sei troppo intelligente per quelle stupidaggini.»
Hilary chiuse gli occhi e scosse la testa. «Non so più a che cosa credere.»
La sua voce tremante lo preoccupava. Stava per avere un attacco di nervi.
«Hilary… sei sicura di quello che hai visto?»
«Era lui.»
«Ma come è possibile?»
«Era Frye,» insistè.
«Giovedì scorso l’hai visto anche tu all’obitorio.»
«Ed era morto?»
«Ma certo che era morto.»
«E chi l’ha detto?»
«I medici. I patologi.»
«Anche i medici possono sbagliare.»
«Nello stabilire se una persona è morta oppure no?»
«Ogni tanto si leggono episodi del genere sul giornale,» spiegò Hilary. «Decidono che un tizio è spacciato e firmano il certificato di morte, poi il cadavere improvvisamente si mette a sedere sul tavolo. Può succedere. Non molto spesso. Ammetto che non si verifica tutti i giorni. Forse è un caso su un milione.»
«Diciamo pure un caso su dieci milioni.»
«Comunque può succedere.»
«Non in questo caso.»
«L’ho visto! Qui. Proprio qui. Oggi.»
Tony le si avvicinò, la baciò sulla guancia e le prese la mano gelida. «Ascoltami, Hilary, Frye è morto. A causa delle coltellate Frye ha perso metà del sangue che aveva in corpo. L’hanno trovato in un’enorme pozza rossa. Ha perso tutto quel sangue e poi è rimasto sotto il sole per parecchie ore. Non sarebbe potuto sopravvivere.»
«Forse ce l’ha fatta.»
Tony si portò la mano di Hilary alle labbra e le baciò le dita pallide. «No,» mormorò con fermezza. «Frye ha perso troppo sangue ed è morto.»
Tony era convinto che quella temporanea confusione e quell’accavallarsi di ricordi fossero dovuti allo choc subito. Hilary stava semplicemente confondendo quell’aggressione con quella della settimana precedente. Nel giro di un paio di minuti avrebbe ripreso il controllo di se stessa e tutto si sarebbe chiarito: si sarebbe accorta che quell’ultima aggressione non era opera di Bruno Frye. Non doveva far altro che accarezzarla e parlarle in tono rassicurante, rispondendo alle sue strane domande nel modo più ragionevole possibile, fino a quando fosse tornata completamente in sé.
«Forse Frye non era morto quando è stato ritrovato in quel posteggio del supermercato,» proseguì lei. «Forse era solo in coma.»
«Il coroner se ne sarebbe accorto durante l’autopsia.»
«Forse non ha fatto l’autopsia.»
«Se non lui, un altro medico del suo staff.»