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«E sarebbe?»

«Sono un investigatore.»

«E allora?»

«Ora che sono a conoscenza della situazione, il mio dovere è quello di presentare un rapporto.»

«Fai pure.»

«Per il rapporto ho bisogno della tua deposizione.»

«Non puoi obbligarmi a collaborare. Non ho alcuna intenzione di farlo.»

Quando raggiunsero le scale, lui l’afferrò per un braccio. «Aspetta un attimo. Ti prego, aspetta.»

Lei si voltò e lo fissò. La paura si era trasformata in rabbia. «Lasciami stare.»

«Dove stai andando?»

«Di sopra.»

«Che cosa hai intenzione di fare?»

«Preparo la valigia e mi trasferisco in un albergo.»

«Puoi stare da me.»

«Non credo tu voglia una pazza in giro per casa,» sbottò in tono sarcastico.

«Hilary, non fare così.»

«Potrei essere colta da un raptus e ucciderti nel sonno.»

«So benissimo che non sei pazza.»

«Oh, certo. Credi sia solo un po’ confusa. Leggermente svitata. Ma non pericolosa.»

«Sto solo cercando di aiutarti.»

«Bel modo di aiutarmi!»

«Non potrai vivere per sempre in un hotel.»

«Tornerò a casa quando l’avranno acciuffato.»

«Ma se non presenti una denuncia formale, nessuno si metterà a cercarlo.»

«Lo cercherò io.»

«Tu?»

«Io.»

Tony si stava innervosendo. «A che gioco vuoi giocare, Hilary Thomas? Alla Giovane Detective?»

«Potrei assumere degli investigatori privati.»

«Oh, davvero?» chiese bruscamente. Sapeva che rischiava di allontanarla ancora di più, ma ormai si era spazientito.

«Davvero. Investigatori privati.»

«E chi? Philip Marlowe? Jim Rockford? Sam Spade?»

«Sei un figlio di puttana dannatamente sarcastico.»

«Sei tu che mi costringi a esserlo. Forse il sarcasmo riuscirà a svegliarti.»

«Si dà il caso che il mio agente conosca alcuni investigatori privati di prim’ordine.»

«Ti dirò una cosa: non è un lavoro per loro.»

«Fanno di tutto, basta pagarli.»

«Non tutto.»

«Ma questo sì.»

«È un lavoro per la polizia.»

«La polizia si limiterebbe a controllare tutti i ladri schedati, gli stupratori schedati e…»

«E un’ottima tecnica investigativa: precisa ed efficace.»

«Ma questa volta non può funzionare.»

«Perché? Perché l’assalitore è un morto che cammina?»

«Esatto.»

«Allora forse la polizia dovrebbe controllare i ladri e gli stupratori schedati e già morti

Hilary gli lanciò un’occhiata piena di rabbia mista a disgusto. «Per risolvere il caso,» proseguì lei, «bisogna scoprire come faceva Bruno Frye a essere morto stecchito la settimana scorsa e ancora vivo oggi.»

«Per l’amor del cielo, ti rendi conto di quel che dici?»

Era davvero preoccupato per lei. Quella cocciuta irrazionalità lo spaventava.

«So quello che dico,» replicò. «E riconosco anche quello che vedo. Non solo ho visto Bruno Frye, poco fa, in questa casa. L’ho anche sentito. Aveva quella voce gutturale, unica e inimitabile. Era lui. Nessun altro. L’ho visto e l’ho sentito mentre minacciava di tagliarmi la testa e di riempirmi la bocca di aglio, come se fossi un vampiro o qualcosa del genere.»

Vampiro.

Quella parola fece sussultare Tony perché rappresentava un ovvio, anche se sorprendente, collegamento con gli oggetti trovati il giovedì precedente nel furgone grigio di Bruno Frye. Erano strani oggetti di cui Hilary non poteva essere a conoscenza e che lui stesso aveva quasi dimenticato fino a quel momento. Si sentì attraversare da un brivido gelido.

«Aglio?» domandò. «Vampiri? Hilary, di che cosa stai parlando?»

Lei si liberò dalla sua stretta e corse su per le scale.

Lui la raggiunse. «Che cosa c’entrano i vampiri?»

Hilary continuò a salire i gradini, rifiutandosi di rispondere e anche solo di guardare in faccia Tony. «Non è una bella storia? Sono stata aggredita da un morto vivente che pensava fossi un vampiro. Oh, accidenti! Ora hai la certezza che sono impazzita. Chiama subito una bella ambulanza! E metti la camicia di forza a questa signora un po’ matta prima che si faccia male! Accompagnala subito in una comoda stanza imbottita, poi chiudi la porta e getta via la chiave!»

Mentre Hilary stava per infilarsi in una camera da letto del primo piano, Tony riuscì a raggiungerla. L’afferrò per un braccio.

«Lasciami stare, dannazione!»

«Ripeti quello che ha detto.»

«Me ne andrò in un albergo e poi risolverò questa faccenda a modo mio.»

«Voglio che tu mi ripeta tutto quello che ha detto.»

«Non puoi fare niente per fermarmi,» ruggì. «E ora lasciami andare.»

Tony alzò la voce per farsi sentire. «Devo sapere quello che ha detto sui vampiri, maledizione!»

I loro occhi si incontrarono. Hilary sembrò riconoscere la paura e la confusione nello sguardo di Tony e smise di divincolarsi. «Che cosa c’è di così importante?»

«La faccenda dei vampiri.»

«Perché?»

«Pare che Frye fosse ossessionato dalle scienze occulte.»

«E tu come lo sai?»

«Abbiamo trovato alcuni oggetti nel suo furgone.»

«Che tipo di oggetti?»

«Non ricordo esattamente. Un mazzo di tarocchi. Una tavoletta per comunicare con i morti, una decina di crocefissi…»

«Sui giornali non hanno scritto niente.»

«Non abbiamo informato la stampa. E comunque, quando abbiamo fatto l’inventario degli oggetti rinvenuti nel furgone, i giornali avevano già pubblicato l’intera vicenda e i giornalisti erano già giunti alla conclusione. Non era un caso particolarmente succulento e nessuno aveva interesse a riproporlo nei giorni successivi. Ma lascia che ti spieghi che cos’altro abbiamo trovato. Sacchettini pieni di aglio attaccati alle portiere. Due picchetti di legno molto appuntiti. Una mezza dozzina di libri sui vampiri, sugli zombie e sulle altre specie dei cosiddetti ‘morti viventi’.»

Hilary rabbrividì. «Ha detto che mi avrebbe strappato il cuore e che lo avrebbe trafitto con un picchetto.»

«Cristo.»

«Voleva anche strapparmi gli occhi, affinchè non vedessi più la strada del ritorno. Ha detto proprio così. Sono le sue esatte parole. Temeva che potessi ritornare dal regno dei morti dopo che mi aveva ucciso. Era completamente pazzo. Eppure lui è tornato dalla tomba, non è vero?» Si mise a ridere, in modo quasi isterico. «Voleva tagliarmi le mani per non farmi più tornare.»

Tony si sentì gelare: quell’uomo era stato a un passo dal mettere in pratica le proprie minacce.

«Era lui,» insistè Hilary. «Non capisci? Era Frye.»

«Non poteva essere truccato?»

«Che cosa?»

«Non poteva trattarsi di qualcuno truccato in modo da assomigliare a Frye?»

«E chi mai avrebbe fatto una cosa del genere?»

«Non lo so.»

«Che cosa ci avrebbe guadagnato?»

«Non lo so.»

«Mi accusavi di arrampicarmi sui vetri. Be’, tu stai facendo anche peggio. Stai blaterando stupidaggini senza senso.»

«Ma non poteva essere qualcun altro truccato come lui?» ripetè Tony.

«Impossibile. Da vicino, non c’è trucco che tenga. E il corpo era quello di Frye. Stessa altezza e stesso peso. Stessa struttura. Stessi muscoli.»

«Ma se fosse stato qualcuno truccato, in grado di imitare la voce di Frye…»

«Sarebbe tutto più semplice, vero?» lo aggredì lei. «La tua versione, per quanto bizzarra e inspiegabile, è più facile da accettare della mia storia del morto vivente. Ma hai accennato alla sua voce e qui la tua teoria non regge. Nessuno potrebbe imitare quella voce. Oh, un bravo imitatore potrebbe riprodurre il tono basso, la cadenza, e l’accento, ma non quell’orribile suono gracchiante e stridente. Può parlare così solo chi ha una malformazione alla laringe oppure le corde vocali troppo tirate. Probabilmente Frye è nato con qualche difetto alla laringe. Oppure è rimasto ferito alla gola quando era bambino. Magari tutt’e due le cose. A ogni modo, è stato Bruno Frye a parlarmi, e non qualcuno che gli assomigliava. Scommetterei fino all’ultimo centesimo.»