La determinazione con la quale lei affermò che il suo aggressore era lo stesso individuo che pensava di aver ucciso giovedì sembrò affascinarli. Il loro interesse non era comunque volto a determinare se la donna avesse veramente riconosciuto il colpevole: appena udirono la sua versione, si fecero immediatamente un’idea di ciò che era accaduto. Non esisteva la benché minima possibilità che l’aggressore fosse Bruno Frye. Le chiesero di ripetere più volte come si erano svolti i fatti, interrompendola spesso con domande precise, ma solo per stabilire se si era davvero sbagliata, in preda alla confusione, o se stava mentendo deliberatamente. Alla fine decisero che era leggermente frastornata a causa dello choc e che tale sensazione era accentuata dalla somiglianzà dell’aggressore con Bruno Frye.
«Lavoreremo partendo dalla descrizione che ci ha fornito,» spiegò uno dei due.
«Ma non possiamo diffondere l’identikit di un morto,» aggiunse l’altro. «Sono certo che capirà.»
«Era Bruno Frye,» insistè Hilary.
«Be’, non possiamo fare nulla in questo senso, Miss Thomas.»
Tony si sforzò di appoggiare la sua versione, senza tuttavia aver visto l’aggressore, ma né la sua posizione all’interno del dipartimento di polizia né le sue credenziali riuscirono a impressionare gli agenti. Lo ascoltarono attentamente, annuirono più volte, ma non si lasciarono minimamente influenzare.
Venti minuti dopo il terremoto, Tony e Hilary osservarono la macchina della polizia che si allontanava lungo il vialetto.
Con un senso di frustrazione, Hilary sbottò: «E adesso?»
«Ora finisci di preparare la valigia e poi ce ne andiamo a casa mia. Chiamerò la Centrale e farò due chiacchiere con Harry Lubbock.»
«E chi è?»
«Il mio capo. Il capitano Lubbock. Mi conosce piuttosto bene e ci rispettiamo l’un l’altro. Harry sa che non mi pronuncio su un caso se non ne sono assolutamente sicuro. Gli chiederò di controllare nuovamente Bruno Frye e di indagare ancora sul suo passato. Inoltre Harry può mettere sotto torchio lo sceriffo Laurenski. Non preoccuparti, in un modo o nell’altro riuscirò a smuovere le acque.»
Ma quarantacinque minuti più tardi, quando Tony raggiunse casa sua e chiamò la Centrale, non fu assolutamente soddisfatto della conversazione avuta con Harry Lubbock. Il capitano ascoltò attentamente il resoconto di Tony. Non dubitava certo che Hilary fosse convinta di aver visto Bruno Frye, ma non aveva alcun motivo di riaprire un’inchiesta su Bruno Frye per un reato commesso quando quell’uomo era già morto da qualche giorno. Non era disposto a prendere in considerazione l’unica possibilità su dieci milioni per cui il coroner si sarebbe potuto sbagliare e Frye avrebbe potuto miracolosamente sopravvivere alla tremenda emorragia, all’autopsia e alla cella frigorifera dell’obitorio. Harry si mostrò comprensivo, attento e infinitamente paziente. Ma era ovvio che giudicasse inattendibili le osservazioni di Hilary, le cui percezioni erano probabilmente distorte dalla paura e dall’isteria.
Tony si sedette accanto a lei, su uno degli sgabelli accanto al bancone, e le riferì le parole di Lubbock.
«Isteria!» sbottò Hilary. «Mio Dio, sono stanca di sentire quella parola! Tutti sono convinti che mi sia fatta prendere dal panico. Tutti sono maledettamente sicuri che sia pazza o che stia blaterando parole senza senso. Bene, fra tutte le donne che conosco, sono forse l’unica che non perderebbe la testa in una situazione del genere.»
«Sono d’accordo con te. Volevo solo informarti di quello che pensa Harry.»
«Maledizione.»
«Esatto.»
«E il fatto che anche tu ne sia convinto non significa niente?»
Tony fece una smorfia. «Crede che sia un po’ fuori di me, per via di Frank.»
«Quindi anche tu saresti pazzo.»
«Solo agitato. Un po’ confuso.»
«Ha detto veramente così?»
«Sì.»
Hilary si ricordò che Tony aveva usato quelle stesse parole riferendosi a lei quando aveva udito per la prima volta la storia del morto vivente e commentò: «Forse te lo sei meritato.»
«Forse sì.»
«E che cosa pensa Lubbock delle minacce? Voglio dire, il picchetto conficcato nel cuore, la bocca piena di aglio e tutte quelle stupidaggini?»
«Ha ammesso che si tratta di una singolare coincidenza.»
«Tutto qui? Solo una coincidenza?»
«Per ora, ha intenzione di considerarla così.»
«Maledizione.»
«Non l’ha detto esplicitamente, ma secondo me crede che la scorsa settimana ti abbia raccontato quello che c’era nel furgone di Frye.»
«Ma non è vero.»
«Io e te sappiamo che non è vero. Ma probabilmente tutti gli altri la vedono così.»
«Pensavo che tu e Lubbock foste amici e che vi rispettaste l’un l’altro.»
«Infatti è così,» rispose Tony. «Ma, come ti ho già detto, è convinto che sia un po’ scosso. È sicuro che tornerò quello di sempre nel giro di qualche giorno, passato lo choc per la morte del mio compagno. E a quel punto cambierò idea e non appoggerò più la tua versione. È ovvio che non lo farò perché io so di non averti raccontato nulla dei libri sull’occulto e delle altre cianfrusaglie trovate nel furgone di Frye. E anch’io ho l’impressione, la strana sensazione, che Frye sia effettivamente ritornato. Dio solo sa come. Ma non basta una semplice impressione per convincere Harry e non posso certo biasimarlo per il suo scetticismo.»
«Nel frattempo?»
«Nel frattempo, la squadra Omicidi non si interesserà certo al caso. Non cade sotto la nostra giurisdizione. Verrà considerata come una semplice tentata aggressione da parte di ignoti.»
Hilary aggrottò le sopracciglia. «Questo significa che, in pratica, non faranno niente.»
«Sfortunatamente, temo che sia così. In casi come questo, la polizia può fare ben poco. Spesso il colpevole viene catturato molto tempo dopo e per pura coincidenza: beccano un tipo che tenta di introdursi in una casa o che assale qualcuno e quello confessa tutti i suoi reati precedenti.»
Hilary iniziò a passeggiare nervosamente avanti e indietro nella minuscola cucina. «Sta succedendo qualcosa di strano e di terribile. Non posso aspettare che tu riesca a convincere Lubbock. Frye ha detto che sarebbe tornato. Cercherà di nuovo di uccidermi fino a quando uno di noi due sarà morto. Irrevocabilmente morto. Potrebbe arrivare in qualsiasi momento. In qualsiasi luogo.»
«Non correrai alcun pericolo se rimarrai qui fino a quando avremo scoperto qualcosa,» spiegò Tony, «o almeno fino a quando saremo riusciti a convincere Harry Lubbock. Qui sarai al sicuro. Frye, ammesso che sia lui, non riuscirà a trovarti.»
«Come fai a esserne così sicuro?» domandò.
«Non è onnisciente.»
«Dici di no?»
Tony scosse la testa. «Aspetta un attimo. Non vorrai farmi credere che è dotato di poteri soprannaturali, che è un veggente o roba del genere, vero?»
«Non dico questo, ma non posso nemmeno escluderlo,» proseguì lei. «Ascolta, se ammettiamo che Frye è vivo, in qualche modo, come possiamo escludere qualcosa? Potrei persino iniziare a credere agli gnomi, ai folletti e a Babbo Natale. Il fatto è che forse… ci ha semplicemente seguiti fin qui.»
Tony alzò un sopracciglio. «Ci ha seguiti da casa tua?»
«È possibile.»
«No.»
«Ne sei certo?»
«Quando sono arrivato da te, lui è scappato.»
Hilary si bloccò nel centro della cucina, stringendosi nelle spalle. «Forse è rimasto nei paraggi per vedere che cos’avremmo fatto e dove saremmo andati.»
«È molto improbabile. Anche ammesso che non si sia allontanato quando sono arrivato io, stai pur certa che si sarebbe dileguato vedendo la macchina della polizia.»