Gli assegni intestati a Latham Hawthorne non riportavano mai lo stesso importo: andavano da duecento a circa cinque, seimila dollari. Apparentemente Hawthorne viveva a San Francisco poiché tutti gli assegni erano stati versati alla stessa filiale della Wells Fargo Bank di quella città. Gli assegni di Hawthorne erano stati girati e sul retro era stato apposto un timbro:
Joshua fissò per un attimo l’ultima parola. Occultista, Ovviamente derivava da «occulto» e si riferiva alla particolare professione di Hawthorne, mercante di libri rari che trattavano dell’aldilà. Joshua pensava di aver capito che cosa significasse esattamente, ma non ne era certo.
Due delle pareti dell’ufficio erano interamente tappezzate di libri giuridici e di consultazione. Joshua aveva tre dizionari e cercò la parola «occultista» su tutti e tre. I primi due non riportavano neppure quel termine, ma il terzo fornì una definizione che coincideva con quello che aveva in mente. Un occultista era un individuo che credeva nei rituali e nei poteri soprannaturali delle varie «scienze occulte», fra cui, ma non solo, Pastrologia, la chiromanzia, la magia nera, la magia bianca, la stregoneria e il satanismo. Secondo il dizionario, l’occultista poteva anche essere la persona che vendeva gli attrezzi necessari per quegli strani rituali e quelle pratiche magiche: libri, vestiti, carte, strumenti magici, reliquie sacre, erbe rare, candele di sego e roba del genere.
Nei cinque anni trascorsi fra la morte di Katherine e la sua stessa scomparsa, Bruno Frye aveva versato più di centotrentamila dollari a Latham Hawthorne. Non c’era niente sugli assegni che indicasse che cosa aveva ottenuto in cambio di tutto quel denaro.
Joshua riempì di nuovo il bicchiere di whisky e ritornò alla scrivania.
I documenti relativi al conto segreto di Frye mostravano che nei primi tre anni e mezzo l’uomo aveva staccato solo due assegni al mese, ma che nell’ultimo anno e mezzo gli assegni mensili erano diventati tre. Uno a Rita Yancy e uno a Latham Hawthorne, come prima. C’era poi un terzo assegno intestato al dottor Nicholas W. Rudge. Tutti gli assegni del dottor Rudge erano stati depositati sulla filiale di San Francisco della Bank of America; Joshua ne dedusse che il medico doveva abitare in quella città.
Chiamò il centralino del distretto telefonico di San Francisco e poi quello della zona che includeva la città di Hollister. Nel giro di cinque minuti, ottenne i numeri di telefono di Hawthorne, Rudge e Rita Yancy.
Per prima cosa decise di chiamare la donna.
Rispose al secondo squillo. «Pronto?»
«Mrs Yancy?»
«Sì.»
«Rita Yancy?»
«Esatto.» Aveva una voce gentile e melodiosa. «Chi parla?»
«Mi chiamo Joshua Rhinehart. Chiamo da St. Helena. Sono l’esecutore testamentario del defunto Bruno Frye.»
La donna non disse nulla.
«Mrs Yancy?»
«Vuol dire che è morto?» chiese.
«Non lo sapeva?»
«E come facevo a saperlo?»
«Era scritto sui giornali.»
«Non leggo mai i giornali,» bofonchiò. Aveva cambiato tono di voce. Non era più melodiosa: era dura e fredda.
«E morto giovedì scorso,» proseguì Joshua.
Ancora silenzio.
«Si sente bene?» le domandò.
«Che cosa vuole da me?»
«Uno dei miei compiti come esecutore testamentario è assicurarmi che tutti i debiti di Mr Frye vengano pagati prima di procedere alla distribuzione del patrimonio agli eredi.»
«E allora?»
«Ho scoperto che Mr Frye le versava cinquecento dollari ogni mese e ho pensato che potessero essere le rate di un debito.»
Lei non rispose.
Joshua sentì il suo respiro affannoso.
«Mrs Yancy?»
«Non mi deve un centesimo,» sbottò.
«Allora non stava ripagando un debito?»
«No.»
«Ha forse lavorato per lui in qualche modo?»
Lei esitò un attimo, poi: clic!
«Mrs Yancy?»
Nessuna risposta. Solo un sibilo lontano, un crepitio dovuto ai disturbi sulla linea.
Joshua compose di nuovo il numero.
«Pronto?» mormorò lei.
«Sono io, Mrs Yancy. Dev’essere caduta la linea.»
Clic!
Pensò di richiamarla una terza volta, ma sapeva che avrebbe riattaccato di nuovo. L’atteggiamento di quella donna era decisamente strano. Ovviamente nascondeva un segreto, un segreto che aveva condiviso con Bruno e che non voleva rivelare a Joshua. Ma non aveva fatto altro che stuzzicare la sua curiosità. Ora aveva la certezza che ognuna delle persone che aveva ricevuto del denaro attraverso quella banca di San Francisco era a conoscenza di qualcosa in grado di spiegare l’esistenza di un sosia di Bruno Frye. Se fosse riuscito a farle parlare, forse avrebbe potuto sistemare rapidamente il patrimonio di Frye.
Mentre appoggiava il ricevitore mormorò: «Non puoi sfuggirmi così facilmente, Rita.»
Il giorno seguente, si sarebbe recato a Hollister con il suo Cessna per parlarle di persona.
Provò a chiamare il dottor Nicholas Rudge, ma rispose la segreteria telefonica. Lasciò quindi un messaggio con i numeri di telefono di casa e dell’ufficio.
La terza telefonata si rivelò decisamente fruttuosa, anche se meno di quanto Joshua si aspettasse. Latham Hawthorne era a casa e aveva voglia di chiacchierare. L’occultista aveva una voce nasale e un lieve accento aristocratico inglese.
«Gli ho venduto molti libri,» fu la risposta di Hawthorne a una domanda di Joshua.
«Solo libri?»
«Esatto.»
«Sono una valanga di soldi per dei semplici libri.»
«Era un ottimo cliente.»
«Ma sono centotrentamila dollari!»
«Nel corso di quasi cinque anni.»
«Comunque…»
«Deve capire che si trattava perlopiù di libri estremamente rari.»
«Sarebbe disposto a ricomperarli?» domandò Joshua, cercando di scoprire se quell’uomo era in buona fede.
«Ricomperarli? Oh, certo. Ne sarei felice. Assolutamente.»
«Quanto?»
«Be’, non posso dirlo con precisione senza prima vederli.»
«Spari una cifra. Quanto?»
«Vede, se i volumi sono rovinati, strappati o pasticciati… be’… è un’altra faccenda.»
«Diciamo che sono perfetti. Quanto è disposto a offrire?»
«Se sono come quando li ho venduti a Mr Frye potrei offrire qualcosa in più del prezzo pagato originariamente. Molti dei libri contenuti nella sua collezione sono aumentati di valore.»
«Quanto?» ribattè Joshua.
«Lei è un uomo tenace.»
«È una delle mie virtù. Coraggio, Mr Hawthorne. Non le sto chiedendo niente di vincolante. Solo una stima approssimativa.»
«Be’, se la collezione contiene ancora tutti i libri che gli ho venduto e se sono tutti in ottime condizioni… direi… considerando anche un margine di profitto, naturalmente… circa duecentomila dollari.»
«Ricomprerebbe gli stessi libri per settantamila dollari in più?»
«Indicativamente direi di sì.»
«Certo che hanno acquistato un bel valore.»
«È per via dell’argomento che trattano,» spiegò Hawthorne. «C’è sempre più gente interessata a questo particolare settore.»
«E quale sarebbe questo settore?» chiese Joshua. «Che tipo di libri collezionava?»
«Non li ha visti?»
«Credo siano nella libreria del suo studio,» rispose Joshua. «Ci sono molti libri antichi e parecchi rilegati in pelle. Non pensavo avessero qualcosa di speciale. Ma non ho avuto tempo di esaminarli da vicino.»