«Sono libri di occultismo,» spiegò Hawthorne. «Vendo solo libri che trattano dell’occulto in tutte le sue manifestazioni. Per la maggior parte sono opere proibite, bandite dalla chiesa o dallo stato, libri che i moderni editori malati di scetticismo non hanno voluto pubblicare. Spesso sono edizioni limitate. Ho più di duecento clienti fissi. C’è un tipo di San José che colleziona solo libri sul misticismo indù. Una donna si è creata un’intera biblioteca sul satanismo, compresi una decina di volumi pubblicati esclusivamente in latino. Un’altra cliente di Seattle ha comperato tutto quello che è stato pubblicato sulle esperienze al di fuori del corpo. Sono in grado di soddisfare ogni desiderio. Non pecco di presunzione se affermo che sono il più famoso e competente commerciante di letteratura occulta dell’intero paese.»
«Ma sicuramente nessuno dei suoi clienti spende quanto Mr Frye.»
«Oh, certo che no. Ce ne sono solo un paio che possono permettersi certi lussi. Ma ho parecchi clienti che spendono da me circa diecimila dollari l’anno.»
«È incredibile,» osservò Joshua.
«Non più di tanto,» esclamò Hawthorne. «Queste persone sono convinte di essere a un passo da un’importante rivelazione, credono di poter scoprire il grande segreto della vita. Alcuni sono alla ricerca dell’immortalità. Altri vorrebbero conoscere l’incantesimo o il rituale necessario per acquisire la ricchezza o il completo controllo sul prossimo. Sono motivazioni sufficienti. Se sono convinti in tutta buona fede che un pizzico di conoscenza in più possa soddisfare tutti i loro desideri, è ovvio che siano disposti a pagare qualsiasi cifra pur di ottenerla.»
Joshua fece ruotare la sedia in modo da poter guardare fuori della finestra. Nuvole basse e grigie si rincorrevano velocemente sopra le cime delle Mayacamas, spingendosi verso la vallata.
«Esattamente, a che tipo di occulto si interessava Mr Frye?» domandò Joshua.
«Collezionava due tipi di libri, più o meno legati a uno stesso tema,» rispose Hawthorne. «Era affascinato dalla possibilità di comunicare con i morti. Sedute spiritiche, voci di spiriti, apparizioni ectoplasmiche, amplificazione di registrazioni, scrittura automatica e quel genere di cose. Ma il fenomeno che lo interessava di più era sicuramente quello dei morti viventi.»
«Vampiri?» chiese Joshua, ripensando alla strana lettera ritrovata nella cassetta di sicurezza.
«Sì,» confermò Hawthorne. «Vampiri, zombie, creature di quel genere. Era difficile trovare libri su quell’argomento. Naturalmente non è che si interessasse ai romanzi dell’orrore o al sensazionalismo da quattro soldi. Raccoglieva solo studi e ricerche serie e parte della letteratura esoterica.»
«E sarebbe?»
«Be’, per esempio… nella categoria esoterica… ha pagato seicento dollari per il diario manoscritto di Christian Marsden.»
«Chi è Christian Marsden?»
«Quattordici anni fa, Marsden fu arrestato per l’omicidio di nove persone nei dintorni di San Francisco. La stampa lo definì il Vampiro del Golden Gate perché beveva sempre il sangue delle sue vittime.»
«Oh, sì,» esclamò Joshua.
«Le vittime venivano inoltre smembrate.»
«Già.»
«Tagliava loro le braccia, le gambe e la testa.»
«Sfortunatamente, temo di ricordarlo. Un caso orribile.»
Le nuvole scure stavano oltrepassando le montagne, muovendosi rapidamente verso St. Helena.
«Durante il periodo di furia omicida, Marsden tenne un diario,» proseguì Hawthorne. «E una cosa curiosa. Era convinto che un morto di nome Adrian Trench stesse cercando di impossessarsi del suo corpo per tornare in vita attraverso lui. Marsden credeva in tutta onestà che il suo corpo fosse in costante pericolo.»
«Quindi in realtà non era lui che uccideva, ma questo Adrian Trench.»
«E quello che afferma nel diario,» confermò Hawthorne. «Per ragioni che non ha mai voluto spiegare, Marsden era convinto che lo spirito malvagio di Adrian Trench avesse bisogno del sangue delle sue vittime per mantenere il controllo sul corpo di Marsden stesso.»
«Una storia piuttosto macabra da presentare alla corte in un’udienza per infermità mentale,» commentò Joshua in tono cinico.
«Marsden venne ricoverato in un manicomio. Morì sei anni più tardi. Ma non aveva fìnto di essere pazzo per sfuggire alla prigione. Credeva sul serio che lo spirito di Adrian Trench stesse cercando di impossessarsi del suo corpo.»
«Schizofrenico.»
«Probabilmente,» ammise Hawthorne. «Ma non possiamo escludere che Marsden fosse sano di mente e che si stesse semplicemente riferendo a un autentico fenomeno paranormale.»
«Le spiace spiegarsi meglio?»
«Voglio dire che forse Christian Marsden era davvero posseduto, in un modo o nell’altro.»
«Non parla sul serio, vero?»
«Per parafrasare Shakespeare: ‘In cielo ci sono molte cose che non capiamo e non potremo mai capire.’»
Oltre la grande finestra dell’ufficio il banco di nubi si addensò all’interno della vallata, il sole sprofondò a ponente dietro le Mayacamas e il crepuscolo autunnale calò prematuramente su St. Helena.
Mentre osservava la luce del giorno che scoloriva, Joshua chiese: «Perché Mr Frye teneva tanto al diario di Marsden?»
«Era convinto di vivere un’esperienza simile a quella di Marsden,» rispose Hawthorne.
«Secondo lei, Bruno pensava che un morto volesse impadronirsi del suo corpo?»
«No,» precisò Hawthorne. «Non si identificava con Marsden, ma con le sue vittime. Mr Frye credeva che la madre, credo si chiamasse Katherine, fosse tornata dal regno dei morti nel corpo di qualcun altro e stesse complottando per ucciderlo. Sperava che il diario potesse fornirgli indicazioni utili sul modo migliore per trattare quella donna.»
Era come se nelle vene di Joshua fosse stata iniettata dell’acqua ghiacciata. «Bruno non ha mai accennato a nulla di simile.»
«Oh, era molto riservato,» spiegò Hawthorne. «Probabilmente sono l’unica persona alla quale l’abbia rivelato. Si fidava di me perché condividevo il suo stesso interesse per l’occulto. Comunque, me ne ha parlato solo una volta. Credeva fermamente che fosse tornata dall’inferno e aveva il terrore di diventare una sua vittima. A ogni modo, si pentì di avermi raccontato tutto.»
Joshua si rizzò sulla sedia stupito e raggelato. «Mr Hawthorne, la scorsa settimana Mr Frye ha cercato di uccidere una donna a Los Angeles.»
«Sì, lo so.»
«Voleva ucciderla perché pensava che in realtà fosse sua madre nascosta in un altro corpo.»
«Davvero? E molto interessante.»
«Santo cielo! Lei sapeva che cosa gli passava per la testa. Perché non ha fatto qualcosa?»
Hawthorne rimase freddo e impassibile. «Che cosa voleva che facessi?»
«Avrebbe potuto informare la polizia! L’avrebbero interrogato e forse si sarebbero accorti che aveva bisogno di cure mediche.»
«Mr Frye non aveva commesso alcun crimine,» disse Hawthorne. «E, oltre a ciò, lei parte dal presupposto che fosse pazzo, ma io no.»
«Sta scherzando,» esclamò Joshua incredulo.
«Neanche per sogno. Forse la madre di Frye è davvero tornata dalla tomba per riprenderlo. Forse c’è riuscita.»
«Per l’amor del cielo, quella donna a Los Angeles non era sua madre!»
«Forse. O forse no.»
Sebbene fosse seduto sulla sua comoda poltrona, appoggiata saldamente sul pavimento, Joshua ebbe l’impressione di perdere l’equilibrio. Aveva pensato che Hawthorne fosse un libraio dotato di una certa cultura e di un certo carattere, che si era dedicato a quell’insolito commercio soprattutto in considerazione dei larghi profitti che poteva offrire. Iniziò a pensare che forse quell’immagine era totalmente distorta. Forse Latham Hawthorne era strano come gli oggetti che vendeva.