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«Mr Hawthorne, lei è ovviamente un uomo d’affari efficiente e di successo. Mi pare abbia ricevuto un’ottima educazione e mi sembra decisamente più in gamba della maggior parte delle persone che conosco. A questo punto, mi risulta difficile accettare che un uomo come lei possa credere a stupidaggini quali le sedute spiritiche, il misticismo e i morti viventi.»

«Non escludo niente a priori. Anzi, direi che la mia disponibilità a credere sia meno sorprendente del suo ostinato rifiuto. Non capisco come una persona intelligente possa negare l’esistenza di altri mondi oltre il nostro, altre realtà oltre quella in cui viviamo.»

«Oh, sono convinto che il mondo sia pieno di mistero e che noi percepiamo solo in parte la realtà,» affermò Joshua. «Su questo non ci sono dubbi. Ma credo anche che, con il passare del tempo, le nostre percezioni si faranno sempre più precise; i misteri verranno spiegati dagli scienziati, da uomini razionali che lavorano nei laboratori e non certo da fanatici superstiziosi che bruciano l’incenso e blaterano cose senza senso.»

«Non ho fede negli scienziati,» sbottò Hawthorne. «Sono un seguace del satanismo. Ho trovato le mie risposte in questa disciplina.»

«Il culto del demonio?» chiese Joshua. Quell’uomo non finiva di stupirlo.

«La sua è una definizione un po’ brutale. Credo nell’Altro Dio, nel Signore delle Tenebre. La sua ora è venuta, Mr Rhinehart.» Hawthorne parlava con calma, come se stesse semplicemente discutendo del tempo. «Aspetto con impazienza il giorno in cui Lui scaccerà Cristo e gli dei minori per salire sul trono della Terra. Quello sarà un giorno memorabile. I seguaci delle altre religioni saranno massacrati o ridotti in schiavitù. I loro preti saranno decapitati e dati in pasto ai cani. Le suore verranno violentate per la strada. Chiese, moschee, sinagoghe e templi saranno utilizzati per celebrare le messe nere e ogni uomo della terra lo adorerà; sugli altari verranno sacrificati i bambini e Belzebù regnerà in eterno. Accadrà presto, Mr Rhinehart. Ci sono già segni e presagi. Molto presto. E io attendo con impazienza.»

Joshua rimase senza parole. Nonostante la sua follia, Hawthorne sembrava un uomo razionale e ragionevole. Non parlava in modo esaltato e non urlava. Nella sua voce non c’era la benché minima traccia di isteria. La calma esteriore e l’apparente gentilezza dell’occultista avevano sconvolto Joshua molto più di quanto avrebbe potuto fare se avesse sbraitato con la bava alla bocca. Era come incontrare uno sconosciuto a una festa: si scambiano quattro chiacchiere, lo si conosce un po’ meglio e poi ci si rende conto improvvisamente che indossa una maschera di gomma, un volto contraffatto che nasconde il ghigno cattivo e crudele della Morte stessa. Come un costume di Halloween, ma al contrario. Il demonio travestito da persona normale. L’incubo di Poe fatto realtà.

Joshua rabbrividì.

Hawthorne proseguì: «Non potremmo organizzare un incontro? Non vedo l’ora di esaminare la collezione di libri che Mr Frye ha comperato da me. Potrei venire da lei in qualsiasi momento. Che giorno le andrebbe bene?»

Joshua non era entusiasta all’idea di avere a che fare con quell’uomo. Decise di rimandare l’incontro con l’occultista fino a quando gli altri estimatori avessero esaminato i libri. Forse uno di loro si sarebbe reso conto del valore di quella collezione e avrebbe fatto un’offerta equa; in tal caso non sarebbe stato necessario negoziare con Latham Hawthorne.

«Le farò sapere,» rispose Joshua. «Prima devo occuparmi di una miriade di cose. Si tratta di un’eredità molto complessa. Ci vorranno settimane per riuscire a sistemare tutto.»

«Aspetterò una sua chiamata.»

«Ancora un paio di cose prima che riappenda,» disse Joshua.

«Sì?»

«Mr Frye le ha spiegato perché nutriva questa ossessione nei confronti della madre?»

«Non so che cosa gli abbia fatto,» rispose Hawthorne, «ma la odiava con tutto il cuore. Non ho mai visto un odio tanto feroce e profondo.»

«Li conoscevo entrambi,» spiegò Joshua, «ma non mi sono mai accorto di una cosa simile. Ho sempre pensato che adorasse sua madre.»

«Allora doveva trattarsi di un odio segreto che ha nutrito per molto, molto tempo,» continuò Hawthorne.

«Che cosa può avergli fatto?»

«Come le ho già detto, non me ne ha mai parlato. Ma c’era sotto qualcosa, qualcosa di così terribile che nemmeno lui riusciva a parlarne. Voleva chiedermi due cose. Qual era la seconda?»

«Bruno ha mai accennato a un sosia?»

«Un sosia?»

«Qualcuno che potesse spacciarsi per lui.»

«Considerando la sua corporatura e la particolare voce, non sarebbe stato facile trovarne uno!»

«Pare ci sia riuscito. Vorrei scoprire a che cosa gli serviva.»

«Perché non lo chiede a questo sosia? Sicuramente saprà perché è stato assunto.»

«Ho qualche problema nel rintracciarlo.»

«Capisco,» disse Hawthorne. «Be’, Mr Frye non me ne ha mai parlato. Ma stavo pensando…»

«Sì?»

«C’è un motivo per cui poteva aver bisogno di un sosia.»

«E sarebbe?»

«Per confondere la madre quando fosse ritornata dall’inferno per cercarlo.»

«Ma certo,» convenne Joshua in tono sarcastico. «Sono stato stupido a non pensarci.»

«Lei non capisce,» ribattè Hawthorne. «So che è scettico. Non sto dicendo che è tornata sul serio. Non ho abbastanza dati per giungere a una simile conclusione. Ma Mr Frye era assolutamente convinto che fosse tornata. Può aver pensato che un sosia fosse in grado di offrirgli una certa protezione.»

Joshua dovette ammettere che l’idea di Hawthorne era abbastanza sensata. «Sta forse cercando di dirmi che per risolvere questa faccenda dovrei mettermi nei panni di Frye, cercando di pensare come lui, come un pazzo schizofrenico?»

«Se era un pazzo schizofrenico,» lo corresse Hawthorne. «Come le ho già detto, non escludo niente a priori.»

«E io escludo quasi tutto,» esclamò Joshua. «Bene… la ringrazio per avermi dedicato un po’ del suo tempo, Mr Hawthorne.»

«Si figuri. Aspetto una sua chiamata.»

Fai pure con comodo, pensò Joshua.

Riappese il ricevitore, si alzò in piedi, si diresse verso l’enorme finestra e osservò la vallata. Le colline erano sepolte sotto uno spesso strato di nuvole minacciose, mentre calava l’oscurità. Il giorno si stava trasformando in notte troppo velocemente e quando il vento gelido fece vibrare il vetro della finestra, Joshua pensò che anche l’autunno stesse cedendo il passo all’inverno con una rapidità eccessiva. Sembrava una fredda e cupa serata di gennaio, ma era solo l’inizio di ottobre.

Le parole di Latham Hawthorne brulicavano nella testa di Joshua come tanti insetti intrappolati nella tela di un ragno: La sua ora è venuta, Mr Rhinehart… Ci sono già segni e presagi. Molto presto.

Nel corso degli ultimi quindici anni, il mondo sembrava essere precipitato senza il benché minimo controllo. In giro c’erano molte persone strane. Come Hawthorne. Anche peggio. Molto peggio. Molti di questi erano leader politici dal momento che spesso quegli sciacalli sceglievano di esercitare il proprio potere sugli altri. In ogni nazione, governavano i pazzi ingegneri genialoidi, sogghignando in continuazione mentre spingevano l’intero sistema verso la distruzione.

La terra sta forse vivendo le sue ultime ore? si chiese Joshua. La profezia di Armageddon si sta avverando?

Stronzate, esclamò risoluto. Stai semplicemente trasferendo i tuoi presagi di mortalità alla tua concezione del mondo, vecchio mio. Hai perso Cora, sei completamente solo e improvvisamente ti accorgi che il tempo fugge e la vecchiaia avanza. E ora ti fai prendere da questa incredibile, grandiosa ed egoistica nozione per cui il mondo è destinato a scomparire con te. Ma l’unico giorno del giudizio davvero imminente è quello legato alla tua persona. Il mondo andrà avanti anche quando tu te ne sarai andato. Resisterà per molto, moltissimo tempo, sbottò, cercando di autoconvincersi.