La sberla la colse di sorpresa. La colpì con tale forza sul viso da farle schioccare i denti e roteare gli occhi all’indietro.
«Puttana.»
Le lacrime scendevano copiose. Sally gemeva sottovoce tentando di ritrarsi da lui.
«Tu sai dove si trova,» insistè. «È stata lei a chiamarti.»
«Lavoriamo per lei regolarmente. Si è limitata a chiamarci e ha chiesto una pulizia straordinaria. Ma non ha detto dov’era.»
«Era a casa quando siete arrivate?»
«No.»
«C’era qualcuno in casa?»
«No.»
«E allora come avete fatto a entrare?»
«Come?»
«Chi vi ha dato le chiavi?»
«Oh. Oh sì,» disse, felice di avere forse trovato una via di scampo. «Il suo agente. Ci siamo dovute fermare nel suo ufficio per prendere le chiavi.»
«Dov’è?»
«A Beverly Hills. Forse sarebbe meglio parlare con il suo agente. E da lui che dovresti andare. Sicuramente sa come rintracciarla.»
«Come si chiama?»
Esitò un attimo. «Un nome buffo. L’ho scritto da qualche parte… ma non sono sicura di ricordarlo con precisione…»
Lui riavvicinò il coltello all’occhio.
«Topelis,» rispose.
«Dimmi come si scrive.»
Lei obbedì. «Non so dove sia Miss Thomas. Ma Mr Topelis lo saprà di sicuro. Ne sono certa.»
Lui allontanò il coltello dall’occhio.
Sally abbandonò per un attimo la posizione rigida.
Lui la fissò. Nella mente gli balenò un’idea confusa che si trasformò lentamente in una terribile certezza.
«I tuoi capelli,» disse. «Hai i capelli scuri. E gli occhi. Sono così neri.»
«Che cosa c’è di male?» chiese lei in tono preoccupato, rendendosi conto di non essere ancora al sicuro.
«Hai gli stessi capelli, gli stessi occhi e la stessa carnagione,» spiegò Frye.
«Non capisco, non so che cosa stia succedendo. Mi fai paura.»
«Pensavi di poterti prendere gioco di me, vero?» Le fece una smorfia, felice di non essersi fatto ingannare dalla sua astuzia.
Lui sapeva. Sapeva.
«Pensavi che sarei andato da questo Topelis,» proseguì Bruno. «Così tu avresti avuto modo di fuggire.»
«Topelis sa dove si trova. Lui sì, ma io no. Io non so davvero nulla.»
«Ora anche io so dove si trova,» ringhiò Bruno.
«Allora puoi anche lasciarmi andare.»
Scoppiò a ridere. «Hai cambiato corpo, vero?»
Lo fissò incredula. «Che cosa?»
«In qualche modo sei uscita dal corpo della Thomas e ti sei impossessata di questa ragazza, giusto?»
Sally smise di piangere. Il terrore si era impadronito di lei prosciugando le lacrime.
La puttana.
Quella lurida puttana.
«Pensavi davvero di prenderti gioco di me?» chiese Frye. Scoppiò di nuovo a ridere, sollevato. «Dopo tutto quello che mi hai fatto, come potevi pensare che non ti riconoscessi?»
La voce di Sally risuonò piena di terrore. «Non ti ho fatto niente. Non so di che cosa stai parlando. Oh, Gesù. Oh, mio Dio. Mio Dio. Che cosa vuoi da me?»
Bruno si sporse in avanti e appoggiò il suo viso a quello della ragazza. Poi la fissò diritto negli occhi e proseguì: «Sei lì, vero? Sei lì sotto e cerchi di sfuggirmi, vero? Vero, Madre? Ti ho visto, Madre. So che sei lì.»
Le prime gocce di pioggia iniziarono a picchiare contro la finestra nell’ufficio di Joshua Rhinehart.
Il vento della notte sibilava.
«Continuo a non capire perché Frye abbia scelto me,» disse Hilary. «Quando sono venuta qui per quelle ricerche relative alla sceneggiatura, si è mostrato molto amichevole. Ha risposto a tutte le mie domande sull’industria vinicola. Abbiamo trascorso un paio d’ore insieme e mi ha dato l’impressione di essere un normalissimo uomo d’affari. Poi, qualche settimana più tardi, si presenta a casa mia con un coltello. E secondo quella lettera ritrovata nella cassetta di sicurezza, è convinto che io sia sua madre in un corpo diverso. Ma perché io?»
Joshua si agitò sulla sedia. «La stavo osservando e mi è venuto in mente…»
«Che cosa?»
«Forse ha scelto lei, perché… be’, assomiglia leggermente a Katherine.»
«Non mi dica che abbiamo fra le mani un altro sosia,» intervenne Tony.
«No,» rispose Joshua. «E solo una vaga somiglianzà.»
«Bene,» esclamò Tony. «Un sosia basta e avanza.»
Joshua si alzò, andò verso Hilary, le mise una mano sotto il mento, le alzò il viso e lo girò a destra e a sinistra. «I capelli, gli occhi, la carnagione,» spiegò pensieroso. «Sì, sono molto simili. E c’è qualcos’altro nel suo viso che mi ricorda vagamente Katherine; sono piccoli dettagli, che non riesco neppure a definire. È solo una somiglianzà indistinta. E comunque Katherine non era carina come lei.»
Hilary si alzò e si diresse verso la scrivania dell’avvocato. Rimuginando su quanto aveva appreso nel corso dell’ultima ora, osservò gli oggetti ordinatamente disposti: il tampone di carta assorbente, la cucitrice, il tagliacarte e il fermacarte.
«Qualcosa non va?» domandò Tony.
Il vento si stava trasformando in una piccola bufera. Le gocce di pioggia sempre più fitte sbattevano contro la finestra.
Hilary si voltò. «Vediamo di riassumere la situazione. Vorrei essere sicura di aver capito bene.»
«Credo che nessuno abbia capito bene,» intervenne Joshua ritornando a sedersi. «Questa dannata faccenda è troppo complicata per riuscire a capirci qualcosa.»
«E quello che sostengo anch’io,» riprese Hilary. «Ma forse c’è qualcosa di ancora più contorto.»
«Vai avanti,» la incitò Tony.
«Per quanto ne sappiamo,» spiegò Hilary, «poco dopo la morte della madre, Bruno si è convinto che la donna era ritornata dalla tomba. Per circa cinque anni, ha continuato a comperare libri sui morti viventi da Latham Hawthorne. Per cinque anni è vissuto con il terrore di Katherine. Finalmente, quando mi vede, decide che io sono il nuovo corpo utilizzato dalla madre. Ma perché ci ha messo così tanto?»
«Non riesco a seguirla,» mormorò Joshua.
«Perché ha impiegato cinque anni per concentrarsi su qualcuno, cinque lunghi anni per scegliere un obiettivo in carne e ossa su cui sfogare le sue paure?»
Joshua si strinse nelle spalle. «È un pazzo. Non possiamo pretendere che ragioni in modo logico e sensato.»
Ma Tony aveva scorto le implicazioni contenute in quella domanda. Aggrottò le sopracciglia. «Forse ho capito dove vuoi arrivare,» le disse. «Mio Dio, mi sta venendo la pelle d’oca.»
Joshua guardò entrambi ed esclamò: «Probabilmente con il passare degli anni sto diventando un po’ ottuso. Qualcuno vorrebbe spiegare a questo vecchio che cosa diamine sta succedendo?»
«Forse non sono la prima donna che scambia per sua madre,» spiegò Hilary. «Forse ne ha uccise altre prima di venire da me.»
Joshua spalancò gli occhi. «E impossibile!»
«Perché?»
«Ci saremmo accorti se fosse andato in giro a uccidere per cinque anni. E l’avrebbero beccato!»
«Non necessariamente,» intervenne Tony. «Spesso i maniaci omicidi sono persone molto attente e intelligenti. Alcuni seguono un piano meticoloso e possiedono la straordinaria capacità di rischiare quel tanto che basta quando il loro piano sembra essere in pericolo. Non è facile catturarli.»
Joshua si passò una mano tra i folti capelli bianchi. «Ma se Bruno ha ucciso altre donne, dove sono i corpi?»
«Non a St. Helena,» rispose Hilary. «Può anche darsi che sia schizofrenico, ma il rispettabile dottor Jekyll sapeva mantenere il pieno controllo di sé quando era con persone che conosceva. Quasi sicuramente si sarà allontanato dalla città per uccidere. Lontano da questa città e da questa vallata.»