«Senza dubbio potremmo riparare il guasto se potessimo uscire fuori. Ma ci dovremmo avvicinare troppo al fuoco del nucleo energetico degli acceleratori nella sua bottiglia magnetica. Le radiazioni ci ucciderebbero prima di riuscire a fare qualsiasi lavoro utile. Lo stesso vale per qualsiasi robot controllato a distanza che potremmo costruire. Tutti voi sapete che effetto abbiano le radiazioni a quel livello sui transistor, per esempio. Per non parlare degli effetti induttivi dei campi di forze.
«E, naturalmente, non possiamo spegnere gli acceleratori. Ciò vorrebbe dire estinguere l’intero sistema di campi, inclusi gli schermi, che soltanto un nucleo energetico esterno può mantenere in funzione. Alla nostra velocità, il bombardamento dell’idrogeno produrrebbe raggi gamma e ioni sufficienti a bruciare chiunque si trovi a bordo in meno di un minuto.
Rimase in silenzio, più come una macchina che si fosse fermata che come un uomo che avesse finito di esporre la sua opinione.
— Non abbiamo alcun controllo direzione, di alcun tipo? — chiese Reymont, sempre con voce priva d’espressione.
— Sì, sì, l’abbiamo — rispose Boudreau. — Lo schema di accelerazione può essere variato. Possiamo smorzare qualcuno dei quattro venturimetri e attivarne un altro — ottenere una spinta vettoriale laterale oltre che in avanti. Ma forse non ha capito, qualunque sia la rotta che scegliamo, dobbiamo continuare ad accelerare o moriremo.
— Accelerare per sempre — disse Telander.
— Almeno — sussurrò Lindgren, — possiamo restare nella galassia. Girare intorno, sempre intorno, al suo cuore. — Lo sguardo si posò sul periscopio e tutti capirono a cosa stava pensando: al di là di quella cortina di strane stelle azzurre, l’oscurità, il vuoto galattico, un estremo esilio. — Almeno… potremo invecchiare… con i soli attorno a noi. Anche se non potremo mai più mettere piede su un pianeta.
Il volto di Telander si contorse. — Come posso dirlo alla nostra gente? — gracchiò.
— Non abbiamo speranza — disse Reymont. Non era proprio una domanda.
— Nessuna — rispose Fedoroff.
— Oh, possiamo continuare a vivere la nostra esistenza — raggiungere un’età ragionevole, anche se non quella che i trattamenti antisenescenza ci permetterebbero normalmente di raggiungere — disse Pereira. — I biosistemi e l’apparato organociclico sono intatti. In effetti potremmo anche incrementare la nostra produttività. Non c’è da temere un immediato pericolo di morte per fame o sete o soffocazione. Certo, l’ecologia chiusa, i sistemi di ricupero, non sono efficienti al cento per cento. Soffriranno di leggere perdite, una lenta degradazione. Un’astronave non è un mondo. L’uomo non è certo quell’intelligente programmatore e costruttore su larga scala che è Dio. — Il suo sorriso era spettrale. — Non ritengo opportuno che qui da noi si mettano al mondo figli. Potrebbero trovarsi a respirare cose come l’acetone, dovrebbero fare a meno di cose come il fosforo e potrebbero soffocare in cose come il cerume e le garze per l’ombelico. Ma immaginiamo che i nostri apparecchi potrebbero concederci una cinquantina d’anni di vita. Date le circostanze, mi sembrano più che sufficienti.
Fissando la parete come se potesse vedere attraverso, quasi in preda a un incubo, Lindgren disse: — Quando l’ultimo di noi morirà dovremo inserire un sistema automatico di autodistruzione. L’astronave non deve continuare il suo cammino dopo la nostra morte. Lasciamo che l’attrito cosmico la riduca in pezzi e lasciamo che i pezzi vadano alla deriva e si disperdano lassù.
— Perché? — chiese Reymont.
— Non è evidente? Se ci inseriamo in una rotta circolare… consumando idrogeno, viaggiando sempre più in fretta, facendo diminuire sempre più il fattore tau nel corso di migliaia di anni… la massa dell’astronave diventerebbe sempre più grande. Potremmo finire per divorare la galassia.
— No, questo no — disse Telander. Cercò rifugio in un atteggiamento pedante. — Sono al corrente dei calcoli che sono stati fatti sulla Terra. Una volta qualcuno ha preso in esame la preoccupante ipotesi che un veicolo Bussard potesse sfuggire al controllo. Ma, come ha osservato il signor Pereira, qualsiasi prodotto della mente umana qui nello spazio si rivela insignificante. Il valore di tau dovrebbe diventare qualcosa come, tanto per dire, dieci elevato a meno venti prima che la massa dell’astronave eguagli quella di una stella minore. E le probabilità che l’astronave non vada a collidere contro qualcosa di più importante di una nebulosa sono sempre letteralmente astronomiche. Inoltre, sappiamo che l’universo è finito, nel tempo come nello spazio. Finirà di espandersi e si contrarrà prima che il nostro tau raggiunga valori così bassi. Noi moriremo. Ma il cosmo non corre pericoli da parte nostra.
— Quanto a lungo possiamo vivere? — si chiese Lindgren. Poi, interrompendo Pereira: — Non voglio dire potenzialmente. Se dici mezzo secolo, ti credo. Ma penso che fra un anno o due smetteremo di mangiare, o ci tagliamo la gola, o saremo tutti d’accordo sul fatto di spegnere gli acceleratori.
— Non finché io potrò impedirlo — scattò Reymont.
La donna gli rivolse un’occhiata colma di tristezza. — Vuoi dire che tu continueresti a vivere — non solo escluso per sempre dagli uomini, dalla vita sulla Terra, ma anche dall’intero creato?
Reymont le restituì uno sguardo fermo e sicuro. La sua mano destra riposava sul calcio della pistola. — Non hai coraggio sufficiente? — replicò.
— Cinquant’anni in questa bara volante! — urlò quasi Ingrid. — A quanti anni corrisponderebbero, secondo il tempo esterno?
— Sta’ calma — le disse Fedoroff, e la prese per la vita. La donna si aggrappò a lui e inspirò profondamente.
Boudreau parlò, con un tono attentamente cattedratico come già aveva fatto Telander: — La relazione temporale sembra essere per noi qualcosa di accademico, n’est-ce pas? Dipende da quale rotta prendiamo. Se decidiamo di continuare la nostra corsa che punta dritta verso l’esterno, naturalmente incontreremo un pulviscolo più fine. Il tasso di diminuzione del fattore tau crescerà con un ritmo proporzionalmente ridotto non appena saremo entrati nello spazio intergalattico. Al contrario, se optiamo per una rotta ciclica che ci porti in zone dove l’idrogeno ha la maggiore densità e concentrazione, possiamo avere il valore inverso di tau molto alto. Potremmo vedere miliardi di anni trascorrere davanti ai nostri occhi. Potrebbe essere bellissimo. — Il suo sorriso era forzato, apparve e scomparve subito nella folta barba. — Abbiamo anche i nostri rispettivi partner. Una buona compagnia. Sono d’accordo con Charles. Ci sono modi migliori di vivere, ma ce ne sono anche di peggiori.
Lindgren nascose la faccia nel petto di Fedoroff. Egli la sostenne, le batté sulla spalla con un gesto goffo della mano. Dopo un po’ (un’ora o poco meno nella storia delle stelle), la donna rialzò la testa.
— Mi dispiace — esclamò a fatica. — Avete ragione. Ognuno di noi ha il suo compagno. — Il suo sguardo vagò su di loro e si fermò su Reymont.
— Come posso dirlo agli altri? — chiese il capitano, con voce quasi implorante.
— Le suggerisco di non farlo lei — rispose Reymont. — Affidi al primo ufficiale il compito di comunicare la notizia.
— Che cosa? — esclamò Lindgren.
— Tu sei simpatica - egli rispose. — Me ne ricordo.
La donna si sciolse dalla stretta allentata di Fedoroff e mosse un passo verso Reymont.
Improvvisamente il poliziotto si irrigidì, come se non la vedesse neppure, poi girò le spalle alla donna e si rivolse all’ufficiale di rotta.
— Ehi! — esclamò. — Mi è venuta un’idea. Sapete…