— No, signora — rispose Reymont.
— Bene, allora — esclamò Lindgren, chinandosi in avanti sul tavolo. Il suo contegno freddo e ufficiale si ammorbidi. — Io ordino che, in questo caso, le accuse fatte da entrambe le parti vengano ritirate — o, meglio, che non vengano neppure registrate. Non se ne farà menzione da alcuna parte. Discutiamo piuttosto del problema tra noi come tra esseri umani che sono tutti, lasciatemelo dire, sulla stessa barca.
— Anche lui? — Williams puntò il pollice contro Reymont.
— Dobbiamo avere leggi e disciplina, lo sapete — continuò Lindgren con dolcezza. — Senza di loro, moriremmo. Forse il commissario Reymont si è mostrato troppo zelante. O forse no. In qualunque occasione, egli è il solo esperto poliziesco e militare che abbiamo con noi. Se voialtri dissentite da lui… ecco perché io sono qui. Calmatevi. Farò portare un po’ di caffè.
— Se il primo ufficiale me lo permette — disse Reymont, — vorrei essere esentato dal colloquio.
— No, abbiamo varie cose da dirti — scattò Glassgold. Reymont mantenne lo sguardo fisso in quello di Lindgren.
Sembrava che fra loro balenassero scintille. — Come lei ha spiegato, signora — disse, — il mio lavoro consiste nel mantenere in funzione il regolamento dell’astronave. Niente di più, niente di meno. Questo è invece diventato qualcosa d’altro: un confronto di opinioni personali. Sono sicuro che la signora e il signore qui presenti parleranno più a loro agio senza di me.
— Credo che lei abbia ragione, commissario — rispose Lindgren. — Può andare.
Reymont si alzò, salutò e se ne andò. Mentre saliva le scale incontrò Freiwald, che lo salutò. Con la sua mezza dozzina di agenti Reymont aveva mantenuto rapporti relativamente cordiali.
Entrò nella sua cabina. I letti erano abbassati e riuniti insieme. Sdraiata sopra c’era Chi-Yuen. Indossava una leggera camicia da notte ornata di trine che la faceva sembrare una ragazzina, ma una ragazzina triste. — Salve — lo salutò con un tono privo di inflessioni. — Il tuo volto è tempestoso. Che cos’è accaduto?
Reymont si sedette accanto a lei e le raccontò tutto.
— Be’ — chiese alla fine la donna, — puoi biasimarli molto?
— No, suppongo di no. Eppure… non so. Questa combriccola doveva essere la migliore che la Terra fosse in grado di offrire. Intelligenza, educazione, personalità stabile, salute, impegno. E sapevano che molto probabilmente non sarebbero più tornati a casa. Nella migliore delle ipotesi sarebbero tornati nelle loro rispettive nazioni invecchiate di una buona parte di secolo rispetto a quelle che avevano lasciato. — Reymont si passò le dita tra i capelli corti e duri. — Così le cose sono cambiate — sospirò, — siamo diretti verso un destino ignoto, forse verso la morte, certamente verso un totale isolamento. Ma ciò è tanto diverso da quello che era previsto dai nostri piani fin dalla partenza? Deve distruggerci, farci andare a pezzi?
— Lo fa — disse Chi-Yuen.
— Anche tu. Da tempo volevo parlartene — le rivolse un’occhiata feroce. — All’inizio eri sempre intenta a fare qualcosa, i tuoi passatempi, il tuo lavoro teorico, la programmazione degli studi che volevi compiere nel sistema Beta Vi. E quando ci è capitato quell’incidente, hai reagito bene.
Un sorriso spettrale si disegnò sul volto della donna. Gli picchiettò leggermente la guancia. — Tu mi hai ispirata.
— Ma da allora… te ne stai sempre più seduta qui a far niente. Tra te e me c’è stato l’inizio di qualcosa di reale; ma ultimamente non hai cercato spesso di metterti in contatto con me in modo costruttivo. Raramente dimostri interesse per la conversazione, il sesso o qualunque altra cosa, incluse le altre persone. Non lavori più. Niente più fantastici sogni a occhi aperti. Non piangi neppure più nel tuo guanciale dopo che le luci vengono spente… oh, sì, ti avrei udita restando sveglio, come accadeva prima. Perché, Ai-Ling? Che cosa ti sta accadendo? Cosa sta accadendo a tutti gli altri?
— Immagino che anche tu non abbia più quella cruda volontà di sopravvivere ad ogni costo — disse la donna, con voce quasi impercettibile.
— Anch’io considererei alcuni prezzi per la vita troppo alti. Ma qui… abbiamo tutto ciò che ci necessita. Con un certo comfort, per sovrammercato. Un’avventura quale mai prima nessuno ha vissuto. Che cosa c’è di sbagliato?
— Sai che anno è sulla Terra? — chiese a sua volta Chi-Yuen.
— No, sono stato io a convincere il capitano Telander a far rimuovere quel particolare misuratore del tempo terrestre. Intorno ad esso si stava sviluppando un atteggiamento troppo morboso.
— La maggior parte di noi è comunque in grado di fare i calcoli necessari. — La donna proseguì con voce monotona, indifferente. — Attualmente, credo che sulla Terra corra l’anno 10.000 d.C. Con un’approssimazione in più, il concetto della simultaneità non ha più valore in condizioni relativistiche. E ricordo che si prevedeva che il traguardo del secolo fosse il maggior ostacolo psicologico. Nonostante tutto, queste date che continuano a crescere hanno un significato. Ci rendono esiliati perenni. Già fin da ora e irrevocabilmente. Non soltanto i nostri contemporanei saranno già morti, ma lo sarà anche la nostra civiltà. Che cosa è accaduto sulla Terra? In tutta la galassia? Che cosa hanno fatto gli uomini? Che cosa sono diventati? Noi non condivideremo nulla con loro, non possiamo farlo.
Reymont cercò di infrangere la sua apatia con un’aspra replica: — E allora? Su Beta Tre, il maser ci avrebbe portato parole vecchie di una generazione. Nient’altro. E le nostre morti individuali ci avrebbero tagliati fuori dall’universo. Il destino comune ha assunto una forma inaspettata?
Chi-Yuen lo guardò con aria grave prima di rispondere. — Non vuoi realmente una risposta per te. Vuoi tirarne fuori una da me.
Sconcertato, Reymont disse: — Be’… sì.
— Tu capisci le persone meglio di quanto lasci intendere. Fa parte del tuo mestiere, senza dubbio. Dimmi tu quali sono i nostri errori.
— Perdita di controllo sulla vita — rispose Reymont senza esitare. — L’equipaggio non è ancora ridotto in condizioni così cattive. Hanno il loro lavoro. Ma gli scienziati come te si erano votati a Beta Virginis. Prevedevano un lavoro eroico, eccitante, e nel frattempo dovevano fare i preparativi per tale lavoro. Ora non hanno idea di ciò che avverrà. Sanno soltanto che ci sarà qualcosa di completamente imprevedibile. Potrebbe essere la morte — perché stiamo correndo rischi spaventosi — e non possono far nulla per impedirlo, soltanto starsene passivamente a farsi trasportare. Naturalmente il loro morale sprofonda.
— Che cosa pensi che dovremmo fare, Charles?
— Be’, nel tuo caso particolare, per esempio, perché non continui il tuo lavoro? Alla fine ci potremo mettere alla ricerca di un pianeta su cui stabilirci. La planetologia sarebbe allora una scienza vitale per tutti noi.
— Sei consapevole del fatto che le probabilità di riuscita sono tutte contro tale ipotesi. Continueremo in questa dannata caccia fino alla fine della nostra esistenza.
— Dannazione, sta a noi migliorare le probabilità!
— Come?
— Questa è una delle cose a cui dovresti lavorare.
La donna sorrise di nuovo, ma stavolta il sorriso era un po’ più vivace. — Charles, mi stai inducendo a volerlo. Anche se per la sola ragione di impedirti di continuare a rimproverarmi. Per questo sei così duro con gli altri?
Reymont la fissò per un attimo. — Sei capace di sopportare le avversità più della maggior parte degli altri, per il momento — disse. — Se ti rendessi partecipe di ciò che sto facendo, forse ti aiuterei a ritrovare la tua fermezza. Sei capace di mantenere un segreto?
Lo sguardo di lei danzava. — Ormai dovresti conoscermi abbastanza bene. — Con un piede nudo gli accarezzò la coscia.