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— Economicamente inattuabile, dato il budget stabilito perla cattura dei criminali in questione. Dovete prenderli con l’unico plotone che vi è stato assegnato.

— Ma signore…

— La responsabilità è la vostra — disse il Controllore, chiudendo l’argomento.

Il coordinatore rabbrividì. — Sissignore.

SRT guidò THX verso un’uscita che si trovava al limite estremo dell’area. Un altoparlante sulla porta di metallo strillò:

— Rimanete dove siete. Questa è un’area riservata. Quest’uscita è da usarsi solo in caso di emergenza. State calmi e aspettate istruzioni.

SRT ghignò e disse: — Se questa non è un’emergenza…

THX si voltò a guardare il corridoio da cui erano venuti. Un paio di robopoliziotti stavano avanzando con passo pesante.

— Andiamo!

SRT si appoggiò alla porta con la spalla. Questa si spalancò, riversando su di loro una ventata d’aria proveniente dal corridoio là fuori, che sembrava deserto.

Sopra le loro teste, risuonò la voce rassicurante di OMM.

— Andrà tutto bene. Siete in mano mia. Non potete andare da nessuna parte. Sono qui per proteggervi. Cooperate con le autorità, che vogliono soltanto aiutarvi. Non ci sono posti dove possiate andare.

— Da che parte? — chiese SRT.

— Al terzo livello — disse deciso THX. — Alla Riproclinica.

Si misero a correre lungo il corridoio, cercando un ascensore. Sentirono dietro di loro la voce di un robot che gridava:

— Vogliamo soltanto aiutarvi. Non c’è mente di cui dobbiate aver paura. Tornate, per favore. Non vi faremo del male.

THX e SRT continuarono a correre, mettendo sempre più distanza tra loro e i robot.

— Totale dell’unità monetaria: milleduecentoquaranta, in aumento.

— Contatto visivo col criminale cinque due quattro uno, prefisso SEN. Habot venticinque, Area H DS nove quattro sette.

— Procedete alla cattura.

— Criminale uno uno tre otto, prefisso THX. Contatto visivo, livello quattro, area CCF-N-due due otto. Cattura imminente.

Trovarono un ascensore, ma THX dissuase SRT dal prenderlo.

— Non possiamo usarlo!

— Volevi pur andare al prossimo livello. Non possiamo tornare da dove siamo venuti. I robot…

— Ma adesso ci stanno osservando. Possono intrappolarci nell’ascensore. Fermare la cella, o lasciarla precipitare.

— Già, è vero. Ma dove andiamo allora?

THX guardò le nude pareti di metallo del corridoio, poi disse: — Dovrebbe esserci una scala di servizio da qualche parte. Per la manutenzione dell’ascensore.

— Bene, allora tu vai da quella parte, e io da quest’altra. Se trovi qualcosa, fammi un fischio.

19

SEN vagò alla cieca in mezzo alla gente che affollava i corridoi dei livelli acquisti: una marea di corpi frenetici che si affannavano a rispondere agii stimoli provenienti dagli altoparlanti:

— Solo per oggi: dendriti rosse per soli cinquanta crediti. Comprate subito.

— Il consumatore ha un elemento di vantaggio.

— Vi siete pentiti oggi?

SEN si lasciò trascinare dalla corrente. Non sapeva dove andare. Ogni tanto vedeva l’elmetto bianco di un robopoliziotto affiorare da sopra le teste delle persone. Ma non fu inseguito. SEN capì che in mezzo a quella folla era impossibile per i poliziotti vederlo.

Al Controllo, un altro coordinatore, diverso da quello che seguiva i movimenti di THX e SRT, ricevette sul suo schermo la seguente analisi:

— Oggetto: monaco trovato morto nella Cattedrale zero novanta. L’analisi statistica indica che l’unico criminale conosciuto che sia stato osservato relativamente vicino al luogo intorno all’ora data è cinque due quattro uno, prefisso SEN. Si presume colpevole a meno che non venga provato il contrario.

Il coordinatore annuì e intercettò il bollettino destinato ad aggiungere l’omicidio sul nastro di SEN.

— Quali sono gli ultimi rapporti su cinque due quattro uno, prefisso SEN?

— Contatto visivo in Habot venticinque, Area H DS nove quattro sette. Contatto interrotto a quattordici trentotto.

— Le informazioni non corrispondono al profilo di Harris del soggetto cinque due quattro uno con prefisso SEN. Siete sicuri di star seguendo l’uomo giusto?

— Correlazione computer al punto otto.

— Va bene. Dite a tutti gli osservatori di tenerlo d’occhio. Contrassegnatelo come pericoloso.

Il coordinatore annuì ancora e rimise in funzione la tastiera.

Tra la folla, SEN pensava che se solo avesse avuto tempo… Tempo per pensare, per riposare. Il rumore della gente ormai gli spaccava la testa, e si decise a cercare di uscire dal corridoio pedonale principale. Voleva arrivare a una cabina di preghiera, o a un’area di riposo, da qualsiasi parte, purché ci fosse un po’ di tranquillità.

Trovò l’entrata di un corridoio sulla parete della via principale, e liberandosi a spintoni dell’ingorgo di corpi si avviò barcollando là. Il corridoio portava a un’area scolastica, una piccola zona tranquilla con una panchina dove sedersi, nessun annuncio lanciato dagli altoparlanti e nessun negozio sfavillante.

La scuola si trovava mezzo livello sopra ed era collegata all’area da una scala mobile. Nella piazzetta c’erano alcuni bambini che stavano giocando; erano tranquilli, ordinati e pareva che i loro giochi fossero molto importanti. Non si vedevano né insegnanti, né supervisori, eppure i bambini non alzavano mai la voce, non correvano né si sporcavano.

Ciascun bambino aveva fissata al braccio una fiala di plastica piena di un liquido giallastro. Un tubicino di connessione conduceva il fluido nella vena principale dell’avambraccio.

SEN sedette, esausto, sulla panchina. Con la mente svuotata, osservò i ragazzi giocare. Quando ci sono troppe cose cui pensare, o troppe da ricordare, è una buona norma cancellare tutto, far finta che non esista niente. Almeno per un po’.

Cominciò a rilassarsi. I muscoli si stavano rilassando e il subbuglio nello stomaco si stava placando. SEN sentì quasi voglia di sorridere.

Un bambino gli si avvicinò con aria molto seria.

— Mi è caduto l’induttore.

SEN strinse gli occhi, perplesso. — Cosa?

Il ragazzo tese in avanti il braccio sinistro. La fiala di plastica non c’era più. SEN vide i ‘segni della fascia che l’aveva tenuta fissata al braccio.

— Oh, capisco.

Il ragazzo teneva la fiala nell’altra mano. La fascia adesiva vi era ancora attaccata, ma era tutta stracciata.

— Me l’ha fatta. cadere OPA tre uno uno quattro — disse il ragazzo.

— Davvero?

— Ma non ‘ha fatto apposta.

SEN prese la fiala di mano al, ragazzo. Era contrassegnata «Fondamenti di Economia 5867H — Livello superiore». Dal tubo ciondolante gocciolò fuori un po’ di ‘liquido giallo.

— Attento! — gridò il ragazzo, e allungò la mano per chiudere il tubo.

— Oh, scusa. Su, lascia che te lo rimetta io.

Fissò la fiala al braccio del ragazzino e inserì il tubo di connessione nell’altro tubicino che spuntava fuori dalla pelle dell’avambraccio.

— Ecco, così dovrebbe starci. All’ora d’andare a letto avrai assimilato tutta la lezione. — SEN sorrise al ragazzo con l’indulgenza di uno zio.

Arrivò da loro un altro ragazzo, più grande e più alto del primo.

— Su, vieni che andiamo a giocare a. stocastica… — Squadrò SEN. — Voi che cosa fate qui? Dov’è il vostro distintivo?

SEN sì strinse nelle spalle. — Sono… sono un criminale evaso.

I due ragazzi sgranarono gli occhi.

— No, impossibile! Perché non siete stato arrestata? SEN si strinse di nuovo nelle spalle. — Lo sarò, prima o poi.