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— Lo stadio intermurale del livello sei quattro due uno sarà aperto sulla serie seicentoventuno T.

— Zona Centrale a destra. Area sei a sinistra.

THX si fece strada tra la folla, fino allo scivolo. Almeno lì stava fermo e veniva trasportato. E gli annunci, ancora:

— Tenetevi al corrimano, prego. State sulla destra; se volete passare, passate sulla sinistra. Tenetevi al corrimano…

Davanti a sé vide la sotterranea che l’avrebbe portato al suo livello. Uscì dallo scivolo. Un robopoliziotto si fece da parte gentilmente per lasciarlo passare.

Vicino all’entrata della sotterranea c’era una cabina di preghiera. THX si guardò intorno, sentendosi quasi colpevole, poi vi entrò e chiuse la porta di plastica. Non si chiuse bene e la luce non si accese. Tirò più forte e alla fine la cabina si illuminò, mostrando la faccia affabile di OMM.

— Il mio tempo è il vostro. Vi ascolto — disse una voce calda.

THX cercò di ricordare la preghiera giusta. Era da tanti anni che…

— Bene, dite pure — disse la voce di OMM.

— Ecco, stamattina stavo per fare un errore in un trasferimento radioattivo. Non era mai successo. Non mi concentravo abbastanza. È da un po’ che…

— Sì — disse la voce ansiosa.

— Le cose si accumulano — disse THX. — Non capisco cosa mi succede. Sembra che le medicine non mi facciano più effetto.

— Sì — disse la voce, consapevole.

— E la mia compagna di stanza si comporta stranamente. Non posso spiegare, non so, forse sono io. Da un po’ non mi sento bene. Sono sempre nervoso, come se dovesse succedere qualcosa.

— Sì — disse la voce, paziente.

— Non capisco. I sedativi… Prendo etracen ma non fa effetto. Fatico a concentrarmi. Perdonatemi, non posso…

— Voi siete un vero credente. Benedizione dello Stato. Benedizione delle masse. Voi siete una creatura divina, creata a immagine dell’uomo dalle masse e per le masse. Ringraziamo di avere un’occupazione che ci riempie. Lavorate duro; aumentate la produzione; prevenite gli incendi; e siate felice.

THX uscì dalla cabina. «Siate felice.»

Era quasi a casa. La folla si era diradata e adesso c’era calma, si poteva camminare tranquillamente e rilassarsi dopo il rumore e la tensione.

THX si avvicinò all’angolo dei due corridoi principali, prese la propria scheda dal risvolto della giacca e si preparò a forarla nell’apposita macchina. Ma non riuscì a inserirla. «Avranno cambiato di nuovo il meccanismo» pensò. «Niente funziona come dovrebbe. Continuano a cambiare le cose, ma non c’è niente che funzioni bene.»

Finalmente la scheda entrò nella fessura. Il meccanismo ronzò. Le sue ore di lavoro erano state ricevute dal computer.

Mentre ritirava la scheda, vide LUH in piedi accanto a lui, con una scheda in mano.

— Cos’è? — chiese.

Lei scosse la testa senza rispondere. Sembrava preoccupata. Sentì che gli dispiaceva. — Cosa devi fare? — le chiese.

— Devo vedere SEN. Mi hanno appena ordinato uno spostamento di turno.

— Per quando?

— Adesso. SEN vuole che vada da lui per parlarne. THX corrugò la fronte. — SEN non ti può far spostare. Questi cambiamenti devono passare prima dall’ufficio pianificazione.

Lei restò zitta.

— Perché vuole vederti?

— Non so.

— Non andare.

Lei lo guardò. — Devo. Lui è un G trentaquattro.

— Non «devi» andare — disse THX, sempre più preoccupato. — Non ho fiducia in lui. Non voglio che tu vada.

Lei sorrise. — No, non preoccuparti. Non è niente. — Farò rapporto contro di lui. Non può farti. spostare.

— No, ti prego. Ti procureresti solo delle noie. Vedrò cosa vuole. Tornerò presto. Non ci vorrà molto.

Se ne andò, lasciandolo stanco e confuso.

3

THX, seduto nell’olostanza, cambiava canale continuamente. Un manichino di donna nera che ballava nuda, eroticamente, il notiziario, una brutta donna che parlava di medicine, un robopoliziotto che picchiava a sangue un uomo, e poi due uomini, seduti a un tavolo che discutevano.

— … per stimolare i processi aritmetici e logici come estensione del cinque uno quattro uno. Non siamo mai stati così contenti come ora, mai la vita è stata così soddisfacente. Un plebiscito di felicità, una gratificazione che è sorretta dalla benevolenza delle autorità…

«Perché allora non riesco a essere felice? Cosa c’è che non va in me?»

Ascoltò ancora un po’ la discussione, poi tornò sulla ballerina nera. Ma i movimenti del suo corpo non gli dicevano niente. Puntò l’ologramma sul poliziotto, ma l’uomo insanguinato gridava in modo straziante. Disgustato, THX spense lo schermo olovisivo e rimase a sedere nella stanza buia. Gli sembrò di sentire qualcosa. Scattò in piedi e gridò: — LUH?

Nessuna risposta.

Andò nella sala, poi in camera da letto, gridando: — LUH, ci sei?

Lì, solo, nella camera da letto, THX prese una decisione improvvisa. Lasciò l’appartamento e si diresse da SEN.

Nei corridoi, i soliti altoparlanti:

— Chi risparmia tempo risparmia vita.

— Solo per oggi, dendriti azzurre a quarantasette crediti. Comprate subito.

— Il consumatore ha un elemento di vantaggio.

— Vi siete pentiti oggi?

THX cercò di non ascoltare, ma le voci, gentili, suadenti, stridule, si insinuavano nella sua coscienza. Era tutta la vita che le sentiva e non vi si era mai abituato. Forse perché gli annunci cambiavano sempre, tranne uno:

— Vi siete pentiti oggi? Quando raggiunse la zona dove abitava SEN questo annuncio l’aveva sentito almeno venti volte.

Nel corridoio fuori dell’appartamento di SEN una squadra di uomini stava ammucchiando pacchi colorati su un carrello. Altri uomini erano dentro l’appartamento e riempivano delle scatole con gli effetti personali di qualcuno. Il supervisore, una donna tarchiata, controllava che gli oggetti corrispondessero all’elenco.

— … effetti personali sigillati: una sintassi professionale, un magma base rosso vecchio tipo, una scatola di tubi al neon, ventitré cartucciere da cacciatore.

THX passò in mezzo agli uomini, che non lo guardarono, ed entrò nell’appartamento.

— Dove sono i genotipi? Ah, venite a vedere qua. Questi non hanno l’etichetta giusta!

— Sì, invece — disse uno degli altri uomini, eccitato. — Li ho messi io stesso nella categoria giusta.

— Ma questo non è genotipizzato.

La donna agitò la lista che teneva in mano. — Le vostre cifre di riconoscimento sono tutte sbagliate. Mettete ordine in tutta questa roba o vi mando tutti al dragaggio manuale!

I due se la squagliarono.

THX si guardò intorno nell’appartamento e scavalcò scatole d’imballaggio e oggetti personali sparsi sul pavimento. SEN era seduto, curvo, in un angolo della camera da letto e pareva far finta che non ci fosse nessun rumore e scompiglio.

— Sì? — disse SEN. Poi, vedendo chi era, s’illuminò. — Oh, siete voi, venite, venite. Sapete, è strano. Stavo proprio pensando a voi. Come mai da queste parti?

THX non rispose. Era confuso e pensava a cosa dire, a come cominciare. Gli uomini facevano un gran baccano nella stanza accanto.

SEN sorrise, — Sedete. Scusate tutto questo caos. Sono arrivati stamattina. Be’, è una croce che devo sopportare. Il mio compagno di stanza è stato distrutto, sapete.

THX restò zitto.

— No, immagino non lo sappiate. — Allungò la testa e diede, un’occhiata al supervisore. — Non capisco perché debbano imballare tutto. Tanto va distrutto. È una strana vita.

Scosse la testa, come se si sforzasse di capire. — Bisogna guardare le cose in prospettiva, no? Fare il possibile perché tutto sia… appropriato. Dimenticare il resto. Perché non vi sedete?