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— Sì, certo, capisco — disse in fretta THX.

— La gente non si rende conto di quanto è fortunata. Abbiamo una farmacologia perfetta, medicine che aiutano a vincere gli istinti primitivi che continuano a minacciarci quotidianamente. — Lo psicologo scosse la testa tristemente. — Se penso alla cura e alla pazienza con cui gli ingegneri biochimici lavorano ogni giorno per produrre nuovi preparati, nuovi mezzi atti a mantenere la gente soddisfatta e felice, il pensiero di un uomo e una donna che deliberatamente si sottraggono al loro dovere mi riempie di rabbia.

THX annuì, cupo.

— Ecco dunque perché prendiamo medicine. Esse ci aiutano a evitare ogni sciocchezza emotiva. — Lo psicologo prese in mano una capsula gialla. — Avete già provato queste qui? Si chiamano neuracol. Fanno molto effetto.

— Io… no. Non mi pare che siano sul mercato, vero?

Lo psicologo sorrise e mise in bocca la pillola. — Non ancora, credo — borbottò. Ci bevve dietro un bicchier d’acqua.

— Be’, io consiglierei al vostro amico di ricorrere a un medico in persona. Naturalmente, poiché è colpevole di evasione e di atto sessuale, verrebbe fatto rapporto alla polizia. Però, seguito da un medico, forse riuscirebbe a curarsi. Sarebbe un, vero peccato che finisse i suoi giorni in prigione. O distrutto.

— Sì. Gliene parlerò.

Lo psicologo annuì, guardando THX alzarsi dalla sedia con la faccia che era il classico ritratto della colpa, della paura e dell’incertezza. Lo psicologo si appoggiò allo schienale, toccò un bottone sulla console e riguardò e riascoltò il colloquio.

Gli venne da ridere, davanti alle bugie evidenti di THX. — THX uno uno tre otto. Schedario medico, prego — disse al microfono della console.

Subito sugli schermi apparve la storia medica di THX. Niente di particolare.

— Lo schedario della compagna di stanza.

Sullo schermo apparve una fotografia di LUH con la registrazione sovraimpressa.

Lo psicologo guardò le parole e i simboli, poi si soffermò sulla foto.

Pensò, con un lieve ghigno: «Non posso dargli torto. Se avessi intenzione di uccidermi, questo sarebbe uno dei tanti buoni modi di farlo».

Tirò fuori dalla tasca altre due pillole e le inghiottì senz’acqua. Con l’altra mano toccò il pulsante destinato a mandare il colloquio con THX al Controllore.

7

Teso, tremante d’eccitazione, THX entrò nella sala-preparazione. Si vestì lentamente, mentre il vapore purificante lo avvolgeva, caldo e confortante. Gli altoparlanti sopra la sua testa recitavano il rituale preparatorio:

— Ricordiamo che a questo stadio occorre essere molto precisi. Tre celle operative sono già andate distrutte in questa serie di turni. Durante la fase il Controllo farà una supervisione di tutte le operazioni. Prevenite gli incidenti e siate felici. Ricordiamo che…

Scomparso il vapore, THX sentì la pelle fresca e tonificata. Si vesti in fretta, ma stando molto attento ai dettagli. Prima la manica destra, prima la pantofola destra.

Era seduto sulla panca e si aggiustava il sottogola del copricapo, quando entrò SEN. — Che cosa fate qui? — sbottò THX, scosso. — Non avete il diritto di accesso a quest’area.

SEN sorrise con aria di cospirazione. — Sapete che ho i miei sistemi coi computer, io. Posso avere accesso a qualsiasi area, o quasi…

— Farò rapporto. È…

— Ascoltatemi — disse SEN, per niente scosso. Non c’è motivo che non abbiate fiducia in me. Staremo…

— Uscite di qui. Lasciatemi in pace. State interrompendo un rituale codificato!

— Starò qui solo un attimo — disse tranquillo SEN. — Volevo solo dirvi che mi son preso cura di LUH.

A THX scivolò via di mano il copricapo. — Che… Che cosa?

— Le ho programmato il livello cinque quattro cinque zero. Il suo trasferimento sarà per la prossima serie. Voi avrete bisogno di un altro compagno di stanza.

Un ronzio segnalò l’inizio del turno. Automaticamente, come un robot, THX si alzò in piedi. Si diresse in silenzio alla sezione montaggio, lasciando SEN da solo nella sala-preparazione.

— Controllo uniformi — disse l’altoparlante. — Uno uno tre otto, vi. manca il copricapo. Non si può entrare nella sezione montaggio senza copricapo.

THX si fermò e tornò alla sala-preparazione. «Se è ancora là» si scoprì a pensare, «lo uccido. Gli metto le mani intorno alla gola e le stringo finché non muore.» Mentre apriva la porta della sala-preparazione, sentì il cuore battergli forte.

Ma SEN se n’era andato. Il copricapo era ancora in terra, nel punto dov’era caduto. Era contaminato, adesso. THX ne prese uno nuovo dall’apposito cassetto, se lo mise e tornò verso la sezione montaggio.

— Affrettatevi, uno uno tre otto — brontolò una voce diversa dall’altoparlante. — Il turno comincia.

THX passò davanti a una delle macchine dove s’infilavano i rapporti. Si fermò. Con mano tremante tirò fuori una scheda rossa contrassegnata «Rapporto per violazione». Con la punzonatrice segnò SEN 5241, poi esaminò le varie categorie elencate finché giunse a «Programmazione illegale». Con le mani che gli tremavano per la collera punzonò sotto quella voce, por infilò la scheda nella fessura di accettazione.

Sorrise, mentre si dirigeva verso la sezione montaggio. Il sorriso sinistro e tirato dell’odio.

Fu terribilmente difficile. THX, di fronte alla finestra piombata, manovrò le valdo più attentamente che poté, mentre nella sua cuffia migliaia di voci chiacchieravano incessantemente. Cercò di concentrarsi sul robot mezzo montato che giaceva dentro la cella di montaggio, ma era distratto dalle luci rosse del computer, dalle immagini guizzanti dello schermo del monitor, da tutti gli indicatori e i quadranti.

Udì tra il rumore di fondo la voce del supervisore: — Ritirate, uno uno tre otto. SB quattro contatto talmod… Ritirate a duecentoventi.

Sudato e con gli occhi che gli facevano male, THX cercò di seguire le direttive del supervisore. «Se solo mi lasciassero in pace, se mi lasciassero concentrare. Ci riuscirei, se mi lasciassero lavorare da solo.»

Il Controllore sedeva nella sua poltrona e punzonava schede con la sua punzonatrice personale. Il comunicatore ronzò, e lui premette il bottone che attivava l’enorme schermo. Vi apparve l’immagine di un osservatore seduto alla sua console.

— Stiamo ricevendo un indice di respirazione in eccesso da un Manipolatore Magnum, nella cella di montaggio nove quattro uno zero sette. Anche il comportamento degli organi visivi è strano.

Il Controllore strinse gli occhi, concentrandosi sull’immagine. — Schedario dati — mormorò.

Subito gli altri schermi attorno mostrarono lo schedario di THX: foto MID, dati statistici fondamentali, attuale stato psicofisico.

Osservando quest’ultimo il Controllore ebbe l’impressione di qualcosa di familiare. Poi, quando vide che LUH 3417, nata-naturalmente, era stata la sua compagna di stanza, inquadrò bene le cose. Adesso sapeva chi era l’uomo.

L’osservatore disse: — THX uno uno tre otto ha presentato un rapporto per violazione a carico di SEN cinque due quattro uno immediatamente prima dell’inizio del turno.

— Tipo di violazione? — chiese il Controllore.

— Programmazione illegale.

— Controllate. Non perdetelo di vista. Sarò da voi fra un attimo.

— Sissignore.

Il Controllore toccò con le sue lunghe dita la tastiera. L’immagine dell’osservatore fu sostituita da quella di THX e LUH nel loro appartamento. Il Controllore si appoggiò allo schienale della poltrona e li guardò giocare e far l’amore.

— Ecco — disse. — L’hanno fatto.

Toccò ancora la tastiera e l’osservatore tornò sullo schermo.