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Tutto ciò non aveva niente a che fare con gli aspetti culturali della percezione del tempo o con il deja vu, e se lui si fosse Ietto fino in fondo la relazione non avrebbe mai accettato la proposta del dottor Young. ma non si era affatto premurato di indagare sul dottor Young. Il dottor Young, invece, aveva indagato su di lui… lo aveva sottoposto a una nutrita serie di test prima di offrirgli l’incarico. E Andrew l’aveva accettato senza nemmeno leggere la relazione. Andrew si alzò e restò lì ricurvo a guardare i passeggeri in fila lungo il corridoio, desiderando che si muovessero.

«Tanto perché tu lo sappia,» disse la donna, «Carlos dice che ho il miglior rovescio che abbia mai visto.»

«Per tua informazione,» disse l’uomo, alle prese con qualche bagaglio nel compartimento superiore, «Carlos è pagato per dire cose come questa alle signore sovrappeso di mezza età.»

Andrew prese dalla tasca del sedile l’avviso plastificato con le istruzioni per la sicurezza e cominciò a studiare i disegni delle uscite di emergenza.

«Pensavo di partecipare a qualche torneo,» disse la donna.

«È proprio questo che voglio dire,» ribatté l’uomo, tirando fuori una racchetta da tennis nella sua custodia color lavanda con chiusura lampo. «Questa dannata storia del tennis ti sta facendo perdere la testa.»

«Come hai perso la testa per i buoni del tesoro di Managua? Come hai perso la testa per quella biondina della banca?» Gli strappò dalle mani la racchetta da tennis.

Secondo le istruzioni c’erano scivoli di emergenza su entrambe le ali. Se fosse riuscito ad arrampicarsi sui sedili fino a raggiungere la fila H e ad abbassare la leva dell’uscita di emergenza…

«Credevo che fossimo d’accordo di non parlare di Vanessa,» disse l’uomo.

«Non sto parlando di Vanessa. Sto parlando di Heather.»

Andrew si accasciò sul sedile, si allacciò la cintura e finse di leggere la relazione, finché tutti non ebbero lasciato l’aereo, a parte il personale di volo. La relazione non aveva più senso adesso di quando l’aveva letta sul serio.

Guardò con desiderio la maniglia dello scivolo di emergenza, poi infilò la relazione nella sacca da viaggio, attraversò la passerella ricoperta e sbucò nel terminal. Il dottor Young e una donna sulla cinquantina dai capelli disorganizzati erano le uniche persone rimaste accanto al cancelletto. La donna stava osservando con interesse qualcosa in fondo alla sala.

«Dottor Simons,» disse il dottor Young, avanzando per stringergli la mano. «Voglio presentarle la dottoressa Lejeune. Dottoressa Lejeune, il dottor Simons dirigerà la parte psicologica del nostro piccolo progetto. Dottoressa Lejeune?»

La dottoressa Lejeune si avvicinò e gli strinse la mano, con gli occhi sempre fissi sull’estremità della sala.

«Quella donna ha appena colpito un uomo con una racchettata sulla testa,» disse.

«È venuta a sapere di Heather,» disse Andrew.

«Siamo molto eccitati che lei lavori con noi,» disse il dottor Young. «Io mi occuperò dell’oscillatore, e la dottoressa Lejeune lavorerà al computer.»

«Da quando?» domandò la donna.

Andrew cominciò a cercare le uscite di emergenza. Ma non sembrava che ce ne fossero.

«Il dottor Gillis mi ha detto che potevo scegliermi i collaboratori di cui avevo bisogno. Gli ho detto che volevo lei come responsabile in seconda.»

La dottoressa Lejeune si stava guardando intorno come in cerca di una racchetta da tennis con la quale colpire in testa il dottor Young. «Gli ha anche detto che secondo me il suo progetto è completamente sballato?»

Avrei dovuto farmi almeno altri due scotch, pensò Andrew. O magari quelle cose che aveva bevuto al matrimonio di Stephanie Forrester. Fermatempo. Sì, gli ci sarebbe voluto un fermatempo.

«Sballato?» ripeté il dottor Young. «Sballato! Il dottor Simons qui presente non pensa che sia sballato. Si è fatto tutto il viaggio dal Tibet per lavorare al progetto. Ci dica, dottor Simons, “sballato” è il termine che le viene in mente per definire questo progetto?»

Il termine che gli veniva in mente era “disastro”. Avrebbe avuto bisogno di diversi fermatempo. Almeno dieci o quindici.

«No,» disse.

«Vede?» disse trionfante il dottor Young alla dottoressa Lejeune. Prese la valigia di Andrew. «Andremo subito al laboratorio e le mostrerò l’oscillatore. Poi le descriverò nei dettagli la mia teoria.»

Il suo primo anno di università non era stato poi così male, pensò Andrew mentre si dirigeva verso la macchina insieme a loro. Aveva dovuto fare da valletto al matrimonio di Stephanie Forrester e quando il sacerdote aveva letto il brano che dice “parli adesso o mai più” tutti gli invitati si erano girati a guardarlo, ma per il resto non era stato affatto male.

La dottoressa Lejeune non rivolse la parola al dottor Young finché non furono arrivati al parcheggio, anche se solo in quel momento lui si rese conto che non c’era posto per tutti e tre sulla Porsche, e le disse di prendere la valigia di Andrew e di andare a cercare un taxi. Andrew, che aveva l’aria stordita per il cambiamento di fuso orario o che forse era semplicemente dispiaciuto di aver lasciato il Tibet, insistette per andare lui stesso col taxi, e il dottor Young occupò l’intero viaggio di ritorno spiegandole che il suo atteggiamento non favoriva la buona riuscita del progetto. Lei si chiuse in un silenzio ostinato.

Lo mantenne quando lui le comunicò che la ricerca non si sarebbe svolta all’università ma in una scuola elementare di una città chiamata Henley che era quasi dalla parte opposta dello Stato, e quando le mostrò l’oscillatore temporale, anche se su quest’ultimo fu piuttosto evasivo. Sembrava una grossa lampada di pietra lavica.

Allora lei si rivolse al dottor Gillis, ma non ottenne niente. Il dottor Gillis ignorò il suo rifiuto di lavorare seriamente al progetto. Peggio, sostenne che gli odiecroni mobili e l’oscillazione temporale concetti erano del tutto plausibili, e quando lei gli disse che a suo parere Max era affetto da una crisi di mezza età, il dottor Gillis si irrigidì e ribatté: «Il dottor Young ha tre anni meno di me. Non lo definirei proprio un uomo di mezza età. Per di più è un uomo troppo intelligente e sensìbile per aver crisi di mezza età.»

«È quello che credevo anch’io,» disse la dottoressa Lejeune, «finché non ho visto la sua Porsche.»

Tornò al laboratorio, dove c’era Andrew Simons che stava fissando l’oscillatore temporale. Aveva un aspetto terribile. Da quando era arrivato Max, non gli aveva concesso un minuto di riposo, ma lei ebbe la sensazione che ci fosse qualcos’altro. Sembrava infelice. Ha bisogno di una moglie, pensò. Dovrei proprio fargli conoscere Bev Frantz. È graziosa, in gamba e nubile. Sarebbe perfetta.

«Come può essere un oscillatore temporale?» disse Andrew. «Sembra una lampada di pietra.»

Giunse il dottor Young, raggiante. «Ho appena parlato con la segretaria della scuola di Henley.» La sommità della testa era di un rosa vivo per l’eccitazione. «Ho deciso che le occorreva un’assistente, dottor Simons, e mi hanno chiamato proprio per dirmi che ne hanno assunta una. Si chiama Carolyn Hendricks. È perfetta. Le darà una mano negli esami, le porterà il caffè e cose del genere.»

«Perché mai deve essere perfetta se l’unica cosa che deve fare è portare il caffè?» fu lì lì per chiedere la dottoressa Lejeune, poi si ricordò che non gli parlava più.

«Ha quarant’anni, è sposata, è segretaria dell’Associazione Genitori-Insegnanti e ha due figlie. Suo marito allena la squadra di ginnastica delle ragazze. La stagione è appena cominciata,» aggiunse, come se anche quello conferisse un tocco di perfezione. «Il che mi fa venire in mente…» disse poi, e scappò via di corsa.

Perché mai il fatto che suo marito alleni un gruppo di ragazzine che fanno ginnastica in body deve essere perfetto?, si domandò la donna. Forse si aspetta che voli via dalle parallele asimmetriche e scompaia nel passato?