— Oh, certo. Ricordo che eri il primo Comandante donna sotto cui avevo mai servito.
— Bill, in caduta libera non importa chi sta sopra… o sotto.
— Non è questo che… — Sorrise quando si rese conto che lo stava prendendo in giro. — Neanche di questo ero sicuro. Noi… voglio dire noi…
— Scopavamo, vuoi dire? — Scosse la testa, non per negare ma per lo stupore. — Ogni volta che ne avevamo l’occasione, appena smisi di dare la caccia a Gene e Calvin perché mi ero accorta che l’uomo migliore che avevo a bordo era il mio ingegnere capo. Bill, spero di non ferire i tuoi sentimenti, ma in certo qual modo vorrei che tu la pensassi ancora così.
— Così come?
— Che ti chiedessi se eravamo… molto intimi. — Fece la pausa più drammatica che poté, abbassando lo sguardo, e lui rise. — Eri così prima che ci conoscessimo bene. Riservato. Era come se tutto per te avvenisse per la prima volta, e la nostra prima volta fu speciale, non sei d’accordo? — Gli strizzò l’occhio e poi aspettò per un tempo che le sembrava ragionevole ma, poiché lui non si muoveva, gli si avvicinò. La cosa non era sorprendente: anche sul Ringmaster era stata lei a dover prendere l’iniziativa. Si baciarono a lungo. Poi Bill alzò gli occhi e la guardò.
— Volevo dirti che ti amo. Non me ne hai lasciato il tempo.
— Questo non me lo avevi mai detto. Forse non dovresti impegnarti troppo finché non ti torna la memoria.
— Probabilmente prima non avevo capito che ti amavo. Poi… Mi sono risvegliato col ricordo della tua faccia e con questa sensazione. Penso di potermi fidare.
— Come sei dolce. E ricordi ancora…
— Sono certo che facendo pratica me ne ricorderò.
— E allora penso che per te sia venuto il momento di riprendere a servire sotto di me.
Fu meraviglioso come la prima volta, ma senza le cautele che s’accompagnano a una tale situazione. Cirocco dimenticò qualsiasi cosa. C’era sufficiente luce perché potesse vederlo in viso, e una gravità sufficiente a fare sì che lo strato di paglia sembrasse morbido come la seta più fine.
La peculiarità senza tempo di quel lungo pomeriggio ebbe poco a che vedere con l’eternamente uguale luce di Temi. Non c’era alcun altro posto in cui avrebbe voluto essere, ma anche non c’era posto in cui andare, per nulla e nessuno.
— È il momento per una sigaretta — disse lui. — Come vorrei averne una.
— Per farmi cadere addosso la cenere — lo stuzzicò lei. — Cattiva abitudine. Mi piacerebbe avere un po’ di coca. Ma se n’è andato tutto con l’astronave.
Lui non era ancora uscito dal suo corpo. Lei ricordava quanto questo le piaceva quand’erano sul Ringmaster, in attesa di vedere se si poteva continuare ancora. Con Bill, di solito funzionava.
Questa volta fu un poco differente.
— Bill, mi dispiace ma sento un po’ di bruciore.
Lui si sollevò, sostenendo il corpo con le mani. — La paglia ti irrita la schiena? Se vuoi posso fare il mio turno di sotto.
— Non è la paglia, tesoro, e non è la schiena. È un po’ più personale. Mi spiace dirtelo, ma sei diventato come carta vetrata.
— Anche tu, ma io sono più educato perciò non l’ho detto. — Rotolò via e si mise le braccia sotto la schiena. — Strano che non me ne sia accorto pochi minuti fa.
Lei rise. — Che ti crescono gli spunzoni, neanch’io me ne ero accorta prima. Ma credo che siano i peli che rispuntano. Così mi sento un po’ sciocca, ed è scomodo in maniera atroce.
— Pensi davvero di non stare bene? A me crescono dappertutto. Mi sembra di avere un convegno di pulci sulla schiena. Scusa, ma mi devo grattare. — Cominciò a farlo con voluttà e Cirocco lo aiutò nei punti in cui lui non arrivava. — Aaaah. Ho detto che ti amo? Ero pazzo, non sapevo cosa significhi l’amore. Adesso lo so.
Gaby scelse quel momento per entrare nella capanna.
— Chiedo scusa, Rocky. Mi stavo chiedendo se dobbiamo fare qualcosa per i paracadute. Uno se l’è già portato via il fiume.
Cirocco si alzò a sedere. — Cosa dovremmo farne?
— Recuperarli. Potrebbero esserci utili.
— Hai… Certo, Gaby. Forse hai ragione.
— Pensavo che fosse una buona idea. — Abbassò gli occhi, poi lanciò un’occhiata a Bill per la prima volta. — Oh… Be’, pensavo che forse… potrei farvi qualcosa di carino. — Poi corse fuori.
Bill si mise a sedere. — Sbaglio o c’è del tenero?
Cirocco sospirò. — Putroppo non ti sbagli. Gaby sarà un grosso problema. Anche lei pensa di essere innamorata di me.
9
— Come sarebbe a dire, arrivederci?
— Ci ho pensato su un po’ — rispose Calvin, tranquillo. Si tolse l’orologio e lo diede a Cirocco. — Tenetelo voi. Vi sarà utile.
La frustrazione stava per far esplodere Cirocco.
— Ma sei impazzito? Che razza di spiegazione sarebbe? Calvin, dobbiamo restare uniti. Siamo sempre una squadra d’esplorazione, e io sono ancora il tuo capitano. Dobbiamo lavorare assieme, farci venire a riprendere.
Calvin sorrise. — E come pensi di riuscirci?
Cirocco desiderò che lui non le avesse fatto quella domanda.
— Non ho ancora avuto il tempo di elaborare un piano. Comunque, qualcosa si potrà fare.
— Fammi sapere quando avrai escogitato qualcosa.
— Ti ordino di restare con noi.
— E se io voglio andarmene, come me lo impedisci? Mi tieni legato? Siete in grado di sorvegliarmi continuamente? Se mi tenete qui, per voi rappresento un rischio. Se me ne vado, posso esservi utile.
— In che senso?
— Gli aerostati vanno in giro per tutto Temi. Sanno sempre un sacco di notizie. Tutti li ascoltano. Se avete bisogno di me, tornerò. Devo solo insegnarti qualche richiamo. Sai fischiare?
— Oh, lascia stare. — Cirocco cercò di rilassarsi. Se voleva tenere lì Calvin, doveva convincerlo, non costringerlo.
— Comunque non capisco perché vuoi partire. Non stai bene con noi?
— Io… No, non troppo. Stavo meglio da solo. C’è troppa tensione. Troppi cattivi pensieri.
— È stata dura per tutti. Le cose dovrebbero andare meglio fra un po’, quando ci saremo sistemati.
Calvin scrollò le spalle. — Chiamami, e ci riproverò. Ma ormai non m’interessa più la compagnia dei miei simili. Gli aerostati sono più liberi, e più saggi. Durante quel volo io ero felicissimo.
Stava dimostrando un entusiasmo che Cirocco non aveva visto neanche quando si erano incontrati in cima al dirupo.
— Ma lo sai quanto sono antichi, capitano, sia a livello di razza sia individualmente? Finefischio ha qualcosa come tremila anni.
— E tu come fai a saperlo? Come fa a saperlo lui?
— Ci sono periodi di caldo e periodi di freddo. Immagino sia perché Temi è sempre orientato nella stessa direzione. Adesso l’asse è puntato verso il Sole, ma ogni quindici anni l’orlo esterno scherma la luce del Sole finché Saturno non si sposta e l’altro polo finisce rivolto al Sole. Questo per loro è un anno, ma ognuno equivale a quindici dei nostri. E Finefischio ne ha visti duecento.
— Va bene, d’accordo — disse Cirocco. — È per questo che tu ci servi, Calvin. Non so come, ma sai parlare a queste creature. Da loro hai imparato molte cose. E quello che impari potrebbe esserci utile.
— Capitano, ci sono troppe cose da imparare. Comunque voi siete finiti nella zona più ospitale di Temi. Restate qui e non vi succederà niente. State lontani da Oceano e da Rea. Quelli sono posti pericolosi.
— Vedi? Noi come faremmo a saperlo? Abbiamo bisogno di te.