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— Tu non capisci. Devo vedere questo pianeta per imparare tutto. Buona parte del linguaggio di Finefischio mi sfugge.

Cirocco si sentì sconfitta, distrutta. Mollare un pugno a quel figlio di puttana sarebbe stata una bella soddisfazione, ma di breve durata. E poi non era il suo stile di comando. Si era conquistata il rispetto dell’equipaggio dimostrando senso della responsabilità, e la capacità di usare il cervello in maniera intelligente. Era sempre stata capace di affrontare la realtà dei fatti, e adesso sapeva che Calvin se ne sarebbe andato, solo che non le sembrava giusto.

E perché, poi? Perché la sua autorità ne risultava sminuita?

Ma quello faceva parte del gioco, come ne faceva parte la sua responsabilità del benessere generale. E questo la riportava al problema che aveva affrontato fin dagli inizi del suo incarico; la mancanza di qualsiasi modello di donna capitano cui rifarsi. Aveva preso la decisione di esaminare tutte le ipotesi e di servirsi solo di quelle che le fossero sembrate giuste. Se una cosa era giusta per l’ammiraglio Nelson della Marina reale non per questo doveva andar bene anche a lei.

Bisognava usare la disciplina, certo, e anche autoritarismo. I capitani di marina avevano convinto uno e costretto gli altri per migliaia d’anni; e lei non aveva certo l’intenzione di buttare via tutta quell’esperienza accumulata. Se l’autorità di un Comandante viene messa in dubbio, in genere ne segue un disastro.

Ma lo spazio era una cosa a parte, qualunque cosa dicessero gli scrittori di fantascienza. Gli spaziali erano persone molto intelligenti e molto individualiste, il meglio che la Terra potesse offrire. Doveva esistere una certa flessibilità di rapporti, e il codice legale della NASA lo prevedeva.

Poi, c’era l’altro elemento di cui riusciva a dimenticarsi: non aveva più una nave. Le era successa la cosa peggiore che possa capitare a un Comandante. Aveva perso il suo regno. Avrebbe sempre sentito quel sapore amaro in bocca per tutti gli anni che le restavano da vivere.

— D’accordo — disse, calma. — Hai ragione. Non posso sprecare tempo ed energie per sorvegliarti, e non mi va di ucciderti, se non in senso figurato. — Appena se ne accorse smise di digrignare i denti. — Comunque ti avviso sin d’ora che se torneremo sulla Terra ti accuserò d’insubordinazione. Se ci lasci, è contro la mia volontà e contro l’interesse della missione.

— Non mi oppongo — rispose lui, senza emozioni. — E ti renderai conto da sola che l’ultima parte del tuo discorso non corrisponde al vero. Vedrai che vi sarò utile se me ne vado. E non torneremo sulla Terra.

— Questo si vedrà. Per adesso insegna a qualcuno come si fa a chiamare gli aerostati. Personalmente preferisco non rivederti.

Alla fine fu Cirocco a dover imparare il fischio di richiamo, perché possedeva le doti musicali più spiccate. Imparò tre fischi. Il più lungo era costituito da sette note e da un trillo. Il primo significava Buon decollo, ed era semplicemente una formula di cortesia. Il secondo: Voglio Calvin, e il terzo: Aiuto!

— Ricordati di non chiamare un aerostato se c’è un fuoco acceso.

— Come sei ottimista.

— Presto riuscirete ad accendere il fuoco. Senti, mi chiedevo… Vuoi che mi porti via Agosto? Forse con me starebbe meglio. Possiamo cercare Aprile in lungo e in largo.

— Di certe cose so prendermi cura anch’io. E adesso sparisci, per favore.

Agosto non era poi del tutto assente come Cirocco aveva pensato. Quando seppe che Calvin partiva, volle unirsi a lui. Alla fine Cirocco cedette, sempre più amareggiata.

Finefischio si abbassò, tirò fuori la lingua.

— Perché ti porta in giro? — chiese Bill. — Cosa ne ricava?

— Gli piaccio — rispose Calvin, semplicemente. — E poi è abituato ad avere passeggeri. Le specie intelligenti si pagano il viaggio trasferendo il cibo dal suo primo stomaco al secondo. Lui non ha i muscoli necessari. Deve risparmiare peso.

— Ma qui è tutto così paradisiaco? — chiese Gaby. — Finora non abbiamo visto un solo carnivoro.

— Ne esiste qualcuno, però sono pochi. È la simbiosi che sta alla base della vita. Oltre alla religione. Finefischio dice che tutte le forme superiori di vita adorano una dea, e che il trono della divinità si trova nel mozzo. Secondo me si tratta di una dea che governa tutte queste terre. L’ho chiamata Gea.

Cirocco, nonostante tutto, era molto interessata al discorso. — E che cos’è Gea, Calvin? Una leggenda primitiva, oppure la sala di controllo di questa nave?

— Non lo so. Temi è molto più antico di Finefischio, e anche lui ignora parecchie cose.

— Ma chi ha il comando? Hai detto che esistono diverse razze. Chi comanda? Oppure lavorano assieme?

— Ripeto, non lo so. Hai mai letto quei romanzi sulle astronavi generazionali dove succede qualcosa e tutti regrediscono a livelli primitivi? Penso che qui stia succedendo qualcosa del genere. So che qualcuno tiene tutto sotto controllo. Forse si tratta di macchine o di una razza che vive all’interno del mozzo. Potrebbero essere loro ad avere indotto quella religione. Comunque Finefischio dice che c’è qualcuno.

Calvin e Agosto salirono sulla lingua, mentre Cirocco si sentiva invasa dai rimorsi. Prima di scomparire all’interno della bocca dell’aerostato, Calvin si girò a gridare: — Capitano! Temi non è il nome giusto per questo posto. Chiamatelo Gea!

Cirocco, depressa, si ritirò a meditare sulla loro partenza in riva al fiume. Cosa avrebbe potuto fare? Non le sembrava che esistessero soluzioni.

— E il suo giuramento ippocratico? — chiese a Bill. — È sempre il medico della nostra missione, però preferisce andarsene in giro con quella dannata cosa.

— Siamo cambiati tutti, Rocky.

"Tutti tranne me" pensò lei, senza dirlo. Ed era la cosa più strana: gli altri erano tutti cambiati, mentre lei era rimasta normale, almeno a quanto poteva capire. "Forse sembro diversa agli altri" pensò ma allontanò subito l’idea. Bill, Gaby e Calvin sapevano di essere cambiati, anche se Gaby non voleva ammettere che il suo amore per Cirocco fosse solo un effetto secondario dell’esperienza vissuta. E Agosto era troppo sconvolta dalla perdita della sorella per pensare ad altro.

Pensò di nuovo ad Aprile e a Gene. Erano ancora vivi? Come se la cavavano? Erano soli, o si erano incontrati?

Per quanto il loro gruppo restasse sempre in ascolto e trasmettesse regolarmente messaggi, non ricevettero niente. Nessuno sentiva un uomo che piangeva, né una sola parola da Aprile.

Il tempo passava, impercettibile. L’orologio di Calvin le diceva quando era ora di andare a dormire, ma era difficile abituarsi alla luce perenne. Com’era diverso dal Ringmaster, dove un computer programmava i periodi di sveglia e di sonno.

La vita non presentava problemi. Tutti i frutti erano commestibili e, apparentemente, nutrienti. Se esisteva qualche carenza vitaminica, doveva ancora manifestarsi. Alcuni frutti erano salati, e altri aspri, forse a indicare la presenza della vitamina C. O almeno lo speravano.

Gli animali si lasciavano ammazzare fin troppo facilmente. Prima della partenza, sulla Terra li avevano allenati a sopravvivere negli ambienti più duri; ma Iperione era ostile quanto avrebbe potuto esserlo lo zoo di San Diego. Niente avventure alla Robinson Crusoe. Era difficile credere che quella fosse una missione.

Due giorni dopo la partenza di Calvin e Agosto, Gaby le portò un vestito fatto coi paracadute. Quando lei lo provò, la faccia di Gaby assunse un’espressione commovente.

Il vestito era una via di mezzo fra una toga e un paio di pantaloni. Il materiale era sottile, ma sorprendentemente resistente. Gaby aveva fatto una fatica terribile a tagliarlo e cucirlo con aghi di fortuna.

— Se mi fai anche un paio di mocassini — disse Cirocco — quando torniamo ti faccio promuovere di tre gradi.