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Sul suo viso apparve un arcobaleno di emozioni. Alcune erano riconoscibili: rabbia... tormento... ma alla fine si ricompose e la sua espressione si fece allegra, divertita.

«E secondo te quella sarebbe stata un’occasione da vestito da sera, eh?», disse, provocandomi, e aggiustò il risvolto della giacca da smoking.

Abbassai gli occhi per nascondere l’imbarazzo. «Non so come funzionano queste cose. A me, però, sembra più logico che per un ballo di fine anno». Non smetteva di sogghignare. «Non c’è niente da ridere», tagliai corto.

«No, hai ragione, certo che no», e il suo sorriso spari. «Però preferisco prenderla a ridere, piuttosto che credere che tu possa dire sul serio».

«Ma io dico sul serio».

Fece un sospiro profondo. «Lo so. E ci terresti davvero?».

Nei suoi occhi si riaffacciò il tormento. Annuii, mordendomi un labbro.

«E allora preparati alla fine», mormorò, quasi tra sé. «Preparati al crepuscolo della tua vita appena iniziata. Preparati a rinunciare a tutto».

«Non è la fine, è l’inizio. È la luce dell’alba», lo corressi, sottovoce.

«Non ne sono degno», rispose lui, triste.

«Ricordi quando mi hai detto che non avevo una percezione chiara di me stessa?», chiesi, alzando le sopracciglia. «Evidentemente tu sei cieco allo stesso modo».

«Io so ciò che sono».

Sospirai.

Ma nel suo umore volubile, si concentrò su di me. Strinse le labbra e iniziò a scrutarmi da vicino. Per qualche lunghissimo istante esaminò il mio viso.

«Perciò, ti senti pronta?».

«Ehm», deglutii. «Sì».

Sorrise e inclinò la testa fino a sfiorarmi con le labbra fredde l’incavo sotto il mento.

«Adesso?», disse in un soffio e mi fece sentire il fiato fresco sul collo. Involontariamente, rabbrividii.

«Sì», sussurrai, per nascondere che la voce mi tremava. Se pensava che stessi bluffando, si sbagliava di grosso. Avevo già deciso, ero sicura. Non importava che in quel momento fossi rigida come una tavola di legno, stringessi i pugni e respirassi a malapena...

Rise cupo e si allontanò. Sembrava deluso.

«Secondo te cederei così facilmente?», chiese sarcastico, ma con un filo di amarezza.

«Sognare non costa niente».

Sgranò gli occhi. «Questo sarebbe il tuo sogno? Diventare un mostro?».

«Non proprio», risposi, rabbuiandomi alla parola che aveva scelto. Mostro, figuriamoci. «Più che altro, sogno di restare con te per sempre».

La sua espressione cambiò, resa mesta e dolce dal sottile dolore che m’incrinava la voce.

«Bella». Con le dita sfiorò il contorno delle mie labbra. «Starò sempre con te. Non ti basta?».

Il sorriso mi si aprì sotto le sue dita. «Mi basta, per ora».

La mia tenacia lo fece spazientire. Nessuno dei due si sarebbe arreso, quella sera. Dalla sua bocca uscì uno sbuffo che somigliava più a un ruggito.

Gli sfiorai il viso. «Stammi a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti basta?».

«Sì, mi basta», rispose, sorridendo. «Mi basta, per sempre».

E mi sfiorò di nuovo il collo con le labbra fredde.

Ringraziamenti

Un enorme grazie a:

i miei genitori, Steve e Candy, che mi sostengono e mi vogliono bene da una vita, mi hanno letto libri stupendi quando ero piccola e mi>tengono ancora per mano nei momenti di nervosismo;

mio marito, Pancho, e i miei figli, Gabe, Seth ed Eli, per il tanto tempo passato assieme a me e ai miei amici immaginari;

gli amici della Writers House, Genevieve Gagne-Hawes, che mi ha dato la prima possibilità, e il mio agente Jodi Reamer, per aver trasformato in realtà i sogni più improbabili;

la mia editor Megan Tingley, che mi ha aiutato a rendere Twilight migliore di quanto fosse all’inizio;

i miei fratelli, Paul e Jacob, per la consulenza automobilistica; - la mia famiglia online, i talentuosi collaboratori e autori di fansofrealitytv.com, in particolare, Kimberly “Shazzer” e Collin “Mantenna”, che mi hanno incoraggiata, consigliata e ispirata.