«Be', questo ti raffredderebbe un po'» ammise Charlie.
«Ed è per questo che chiediamo il permesso di usarlo su qualcuno, prima di farlo. Semplice educazione. È qualcosa di antico quanto il nostro popolo, e probabilmente è vero anche per il tono: una persona si offende se la si mette davanti a se stessa, a meno che non lo desideri specificamente.»
«Avete una bella fabbrica di giocattoli, qui» disse Charlie, con ammirazione. «Ho passato l'esame?»
Philos lo squadrò, e l'espressione contratta si intensificò.
«Stai benissimo» disse con voce tesa. «Benissimo, veramente. Hai scelto molto bene. Andiamo?»
«Senti» disse Charlie «c'è qualcosa che non va, vero? Se sei inquieto per il mio aspetto, è ora che tu me lo dica.»
«Oh, bene, poiché me lo chiedi… ecco» (Charlie vide che sceglieva le parole con molta cura) «…ci tieni tanto a quel… ehm… cappello?»
«Quello, per l'amore del cielo! È così leggero che quasi lo dimenticavo, e poi tu e il tuo specchio… diavolo, no! Me lo sono messo sulla testa così, e non sono più riuscito a toglierlo.»
«Non è un gran guaio.» Philos si avvicinò all'armadio, lo dilatò, si chinò all'interno e ne uscì stringendo qualcosa che aveva la forma e la grandezza di un calzascarpe. «Ecco, toccalo con questo.»
Charlie eseguì, e l'oggetto nero cadde sul pavimento, dove rimbalzò fiaccamente. Charlie lo spedì nell'armadio con un calcio e rimise a posto l'oggetto simile a un calzascarpe. «Che cos'è?»
«Il de-stator? Disattiva le forze biostatiche della stoffa.»
«È la forza biostatica che mi fa aderire addosso questi vestiti?»
«Be', sì, perché non si tratta esattamente di materia non-viva. Chiedilo a Seace; io non lo capisco.»
Charlie lo sbirciò. «Sei ancora preoccupato. Faresti meglio a dirmi di che si tratta, Philos.»
L'espressione contratta si approfondì e Charlie non aveva creduto che fosse possibile.
«Preferirei di no. L'ultima volta che qualcuno ha scherzato con te l'hai fatto volare con una pedata attraverso la camera centrale di Mielwis.»
«Mi dispiace. Allora ero molto più sconvolto di adesso… su, dimmi di che si tratta.»
«Sai che cosa ti eri messo in testa?»
«No.»
«Un'imbottitura da portare sotto la gonna.»
Uscirono dalla stanza ridendo rumorosamente.
Andarono a fare visita a Mielwis.
«Ce ne mettono a giocare a bowling» dice Smitty.
«Stanno scioperando.»
«Oh, che buffo pubblicitario!» Ma Smith non sta prendendo in giro Herb. Ride fra sé.
Cade il silenzio. Non sanno più di cosa parlare. Herb sa che Smith sa che ognuno di loro sa che l'altro sta cercando qualcosa da dire. Herb pensa che è un fatto strano, che la gente non possa stare insieme senza ruttare parole, qualsiasi vecchia parola; ma non lo dice a voce alta, perché Smith potrebbe pensare che lui sta tornando a parlare sul serio.
«I risvolti passano di nuovo di moda» dice Smith, dopo un po'.
«Già. Milioni e milioni di individui si fanno cambiare la linea dei calzoni. Cosa credi che se ne faranno i sarti, di quei risvolti? E che fine farà tutta la stoffa per i risvolti, che i fabbricanti non adopereranno più?»
«Faranno i tappeti.»
«Costano lo stesso» dice Herb, alludendo ai nuovi calzoni senza risvolto.
«Oh, già» Smith sa che cosa intende dire.
Ancora quel silenzio.
Herb dice: «Voi avete molta roba che si lava e non si stira?»
«Un po'. Ce l'hanno tutti.»
«E chi la lava e la porta senza che sia stirata?»
«Nessuno» dice Smith, con una sfumatura di indignazione. «Qualsiasi buona tintoria usa delle tecniche speciali adesso, e fa un ottimo lavoro.»
«E allora perché c'è la roba che si lava e non si stira?»
Smith alza le spalle. «Perché no?»
«Già» dice Herb, che sa quando smetterla con un argomento.
Il silenzio.
«Il vecchio Farrel!»
Herb alza lo sguardo al grugnito di Smith, e vede Smith che sta guardando attraverso la finestra e attraverso la finestra della casa di fronte.
«Che cosa sta facendo?»
«Guarda la TV, credo. Ma guarda quella sedia pazzesca.»
Herb si alza, attraversa la stanza. Ha un portacenere, lo depone sulla tavola, torna indietro. Da una stanza di quaranta metri, non si può capire che sta guardando.
«Una di quelle sdraio speciali.»
«Sì, ma rossa. In quella stanza, come fa a starci una sedia rossa?»
«Tienili d'occhio, Smitty. Cambierà arredamento.»
«Cosa?»
«Ricordi due anni fa, tutto pannelli di pino e roba stile ranch, e poi un giorno arriva quella grande poltrona verde. E in una settimana, bum! Tutto stile coloniale americano.»
«Oh, già.»
«Così, in una settimana, sta' a vedere.»
«Bum!»
«È quello che dico.»
«E come può permettersi di cambiare due volte l'arredamento in due anni?»
«Forse ha dei parenti.»
«Lo conosci?»
«Io? Diavolo, no. Non sono mai stato in casa sua. Ci salutiamo appena.»
«Credevo che se la passasse male.»
«Perché?»
«L'automobile.»
«Così spende tutto cambiando arredamento alla casa.»
«Gente strana, però.»
«Strana in che senso?»
«Tillie ha visto che lei comprava la melassa, al supermarket.»
«Oh, diavolo» dice Herb. «È come un culto, quella roba. Non mi meraviglio della macchina. Probabilmente nemmeno gli interessa se qualcuno si accorge che ha già diciotto mesi.»
Il silenzio.
Smith dice: «È quasi ora di ridipingere questa casa».
Herb dice: «Anche la mia».
Fasci di luce bianca sciabolano il paesaggio; la giardinetta di Smith si infila nel viottolo, entra nella rimessa e si ferma. Le portiere sbattono, come parole di due sillabe. Si avvicinarono voci femminili, parlano tutte e due contemporaneamente, senza perdere una battuta. La porta si apre, entra Tillie, entra Jeannette.
«Ehi, bulli, cosa state facendo?»
«Solo chiacchiere da uomini» dice Smith.
Percorsero corridoi ondulati e per due volte camminarono senza danno su abissi senza fondo e vennero sollevati verso l'alto. Mielwis, in un fregio diagonale di nastro giallo e porpora avvolto verso destra e verso sinistra attorno alla gamba sinistra, era solo e aveva l'aria molto imponente. Accolse Charlie con grave allegria e approvò chiaramente, apertamente, vivamente l'abbigliamento blu cupo.
«Vi lascio» disse Philos, al quale Mielwis non aveva prestato alcuna attenzione (il che, pensò Charlie, poteva significare solo che lo accettava); annuì e sorrise gentilmente. Charlie agitò un dito e Philos se ne andò.