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«Ma tu sai molto di più, a questo proposito» accusò Charlie. «E sai molte cose anche sul conto dell'homo sapiens

Con una lievissima sfumatura di risentimento, Mielwis disse: «Questa è la specializzazione di Philos, non la mia. Per quanto riguarda i ledom. Per quanto riguarda l'homo sapiens, sono certo che tu non desideri conoscere né il tempo né il modo della sua scomparsa. Nessuno cerca di nasconderti le informazioni che desideri veramente, Charlie Johns, ma non pensi che l'origine dei ledom e la fine dell'homo sapiens possano avere qualcosa in comune? Naturalmente… sta a te decidere».

Charlie abbassò gli occhi. «Gr-grazie, Mielwis.»

«Parlane con Philos. Lui può spiegarti meglio di chiunque. E ammetto» aggiunse con un ampio sorriso, «che sa meglio di me quando deve fermarsi. Non è nella mia natura nascondere informazioni. Vai a parlare con lui.»

«Grazie» disse ancora Charlie. «Lo farò.»

Le parole di commiato di Mielwis spiegarono che la natura, per quanto possa essere disordinata, per quanto possa produrre errori trascendenti e complicati, sostiene un principio sopra tutti gli altri: la continuità. «E lo conserva» disse « anche quando deve compiere un miracolo per riuscirvi.»

«Oh, sai, è magnifico» dice Jeannette a Herb mentre prepara, comunque, qualcosa da bere, e lui torna in cucina dopo aver dato un'occhiata ai bambini «è magnifico avere dei vicini come gli Smith.»

«Magnifico» dice Herb.

«Voglio dire, avere anche interessi in comune.»

«Hai combinato qualcosa di buono, questa sera?»

«Oh, sì» dice lei porgendogli il bicchiere e appollaiandosi contro il lavello. «Tu hai lavorato per sette settimane a una presentazione per le pasticcerie Big-Bug, per incrementare le vendite di gelati e di pasticcini di lusso, in una catena di negozi…»

«E allora?»

«Nome della catena di negozi: Soltanto Dolci.»

«Oh, ehi, bellissimo. Sei geniale.»

«Sono una scroccona» dice lei. «È stata Tillie a venir fuori con quella frase e forse dimenticherà di averla detta, perché tu ci hai lavorato sopra sette settimane.»

«Brava brava. La userò. Smitty mi aveva buttato giù, questa sera.»

«Gli hai pizzicato il naso?»

«Già.»

«Cos'è successo?»

Lui le dice dello show televisivo, che lui aveva detto qualcosa che suonava come un complimento, e lo spettacolo era finanziato dalla concorrenza.

«Oh» dice lei. «Tu sei uno sciocco, ma lui è egualmente una carogna.»

«Ma me la sono cavata benissimo.»

«Non importa, vorrei avere una bomba pronta, in tutti i casi.»

Lui guarda fuori dalla finestra.

«Sarebbe un guaio se la bomba scoppiasse così vicina.»

«Soltanto se sapessero chi l'ha sganciata.»

«Ah» dice lui. «Non vogliamo mica bombardarlo.»

«No, naturalmente. Vogliamo soltanto avere una bomba a disposizione, per ogni evenienza. Inoltre, io ho un bersaglio che sarebbe una vergogna trascurare.» Gli parla del vecchio Trizer che è stato spedito al piano di sopra e che sarebbe così contento di farla pagare a Smitty.

«Lascialo in pace, Jeannette. Ha la prostata.»

«“E là giacque, prostrata sul pavimento”. Te l'ha detto lui?»

«No, l'ho scoperto io, ecco tutto.» E aggiunse: «Anche le emorroidi».

«Oh, bello, punzecchierò Tillie.»

«Sei la femmina più vendicativa che io conosca.»

«Hanno umiliato il mio tesoruccio, e io non gliela farò passare liscia.»

«E poi lei penserà che te lo abbia detto io.»

«Oh, continuerà a chiedersi in che modo è saltato fuori. Ci penso io, tesoruccio. Siamo una squadra; ecco cosa siamo.»

Lui fa ruotare il bicchiere e guarda il liquido che vortica.

«Smitty ha detto qualcosa del genere.» Le dice degli stivali da deserto, le dice che Smitty è convinto che presto i figli non sapranno quale dei genitori è il padre.

«E questo ti dà fastidio?» fa lei allegramente.

«Un po'.»

«Lascia perdere» gli dice. «Noi siamo una specie nuova, tesoruccio. E con questo, immagina che Karen e Davy crescano senza quella cosa di cui si legge, l'immagine paterna, l'immagine materna e tutto il resto.»

«“La storia della mia vita” di Karen Railes. Quando ero bambino, non avevo una mamma e un papà come gli altri bambini, avevo una Commissione.»

«Commissione o no, brontolone, hanno da mangiare, da bere, da vestirsi, hanno una casa e l'affetto, e questo non dovrebbe essere abbastanza?»

«Be', sì, ma anche quell'immagine paterna dovrebbe valere qualcosa.»

Lei gli accarezza il collo.

«Solo se sei convinto di essere importante. E tu sei già sicuro di essere il solo abbastanza importante per far parte di questa Commissione, giusto? Andiamo a letto.»

«Che cosa intendi dire?»

«Andiamo a letto.»

Charlie Johns trovò Philos in attesa davanti all'ufficio di Mielwis, con l'aria di chi è appena arrivato.

«Come è andata?»

«È stato enorme» disse Charlie. «Ecco, sbalorditivo, no?» Guardò attentamente Philos, poi disse: «Penso che non lo sia, per te.»

«Vuoi sapere altro? O questo ti è bastato? Devi tornare a dormire?»

«Oh, no, non fino a questa notte.» C'era anche la parola “notte”, ma come “maschio” e “femmina” sembrava avere un'applicazione molto più remota di quanto gli occorresse per potersi esprimere. Pensò che avrebbe dovuto aggiungere qualcosa: «Quando sarà buio».

«E quando è buio?»

«Sai bene. Il sole cala. Stelle, luna, tutto il resto.»

«Non viene buio.»

«Non… di cosa stai parlando? La terra gira ancora, no?»

«Oh, capisco che cosa vuoi dire. Oh, sì, immagino che là fuori venga ancora l'oscurità… ma non a Ledom.»

Philos inclinò il capo da una parte. «Questa non è una domanda cui si può rispondere con un sì o un no.»

Charlie guardò lungo il corridoio, verso una delle grandi vetrate, verso il cielo argenteo, fulgido e coperto.

«E perché?»

«Faresti meglio a chiederlo a Seace. Lui può spiegarti meglio di me.»

Controvoglia, Charlie rise; e in risposta all'occhiata interrogativa di Philos, spiegò. «Quando sono con te, è Mielwis che può rispondermi. Quando sono con Mielwis, mi dice che l'esperto sei tu. E adesso tu mi mandi da Seace.»

«In che cosa ha detto che io sono esperto?»

«Non l'ha spiegato esattamente. Ha fatto capire che tu sai tutto quello che c'è da sapere sulla storia di Ledom. Ha detto qualcosa d'altro… vediamo. Ha detto che tu sai quando devi smettere di dare informazioni. Sì, è così; ha detto che tu sai quando fermarti, perché non è nella tua natura nascondere le informazioni.»