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«Oh» dice lei. «È questo.»

«Wylie la mette in modo divertente, anche. Dice che certa gente crede che gli uomini siano più forti delle donne perché gli uomini hanno allevato le donne selettivamente.»

«Tu allevi le donne selettivamente?»

Lui ride, finalmente, ed è questo che lei voleva; non sopporta che lui abbia l'aria triste. «Ogni volta» dice lui, e l'attira sull'amaca.

Seace, il capo inclinato da una parte, si avvicinò vivacemente a Charlie. «Bene, mio giovane sparacalci. Cosa stai facendo?»

«Vorrei scusarmi per quella faccenda» balbettò Charlie. «Ero molto sconvolto.»

«Hai trovato quel fiore, ehm?»

«Ecco, sono venuto e tu eri… voglio dire, non c'eri…»

Sorprendentemente, Seace gli batté una mano sulla spalla. «Bene, bene; è una delle cose che intendevo mostrarti. Sai che fiore è?»

«Sì» disse Charlie, che non riusciva quasi a parlare. «È una calendula.»

Seace gli passò davanti e prese il libro, scrisse il nome del fiore.

«A Ledom non esiste» disse orgogliosamente. Fece un cenno verso la macchina del tempo. «Non sappiamo mai che cosa pescheremo. Naturalmente, tu sei l'esemplare più prezioso. C'è una possibilità su centoquarantatré quadrilioni che questo capiti ancora, se tutto questo ha un significato, per te.»

«Vuoi… vuoi dire che questa è tutta la possibilità che io ho di ritornare?»

Seace rise. «Non fare quella faccia sconsolata! Milligrammo per milligrammo… credo, atomo per atomo… tu tiri fuori quello che metti dentro. Questione di massa. Abbiamo la scelta completa di quello che mettiamo dentro. Quello che ne esce…» Alzò le spalle.

«Ci vuole molto tempo?»

«Questo speravo di saperlo da te, ma tu non hai saputo spiegarlo. Per quanto tempo credi di essere rimasto là dentro.»

«Mi sono sembrati anni.»

«Non sono stati anni; saresti morto di fame. Ma a questa estremità è istantaneo. Chiudi la porta, giri l'interruttore, apri la porta, ed è finito.» Con calma, prese la calendula e il libro, li ripose nel ripostiglio, lo richiuse. «E adesso, su! Cosa vuoi sapere? Mi hanno detto che devo oramai nasconderti soltanto quando e come l'homo sapiens si è tagliato la stupida gola collettiva. Oh, mi dispiace. Non voglio offenderti personalmente. Da dove vuoi cominciare?»

«Ci sono tante…»

«Sai una cosa? Vi sono certi particolari preziosi. Lascia che ti faccia un esempio. Riesci a immaginare un edificio, una città, un'intera civiltà forse, che funziona sulla base della sola idea tecnologica del generatore elettrico e del motore… che è essenzialmente la stessa cosa?»

«Io… be', certo.»

«Sarebbe sbalorditivo per chi non avesse mai conosciuto prima questa realtà. Avendo a disposizione l'elettricità e i motori, tu puoi spingere, trainare, riscaldare, raffreddare, aprire, chiudere, illuminare… be', più o meno fare moltissime cose. Esatto?»

Charlie annuì.

«Esatto. Tutto ciò che è relativo al moto, capisci quello che intendo. Anche il calore è moto, se ci pensi bene. Ecco, noi abbiamo una cosa che fa tutto quello che può fare un motore elettrico, più molte altre cose nel campo della statica. È stata realizzata qui a Ledom, ed è la pietra di volta dell'intera struttura. Si chiama campo-A. A sta per Analogo. Un congegno molto semplice come concezione fondamentale. Naturalmente la teoria…» Scosse il capo. «Hai mai sentito parlare di un transistor?»

Charlie annuì. Quello era un uomo con cui si poteva conversare anche usando soltanto i muscoli del collo.

«Ora, è un congegno semplice per quanto può essere semplice un congegno» disse Seace. «Un piccolo grumo di materia con tre fili dentro. Mandi un segnale in un filo, e il segnale esce moltiplicato per cento. Non occorre tempo per scaldarlo, non ci sono filamenti che si rompano, né valvole che si guastino, e non c'è quasi bisogno di energia, per farlo funzionare.

“Poi arriva il diodo a tunnel e fa sembrare complicato il transistor; lo fa sembrare troppo pesante, troppo grande e inefficiente, in confronto; e molto più piccolo e, a occhio nudo, molto più semplice. Ma la teoria, Dio! Ho sempre detto che un giorno ridurremo queste cose a tal punto che potremo fare qualsiasi cosa senza bisogno di energia… solo, nessuno riuscirà mai a comprendere la teoria.»

Charlie, che aveva già udito altre volte quella battuta professionale, sorrise educatamente.

«Dunque: il campo A. Cercherò di spiegartelo senza ricorrere a termini tecnici. Ricordi il cucchiaio che hai usato questa mattina? Sì? Sì. Bene, nel manico c'è un generatore d'energia microminiaturizzato. La forma del campo è determinata da guide fatte di lega speciale. Il campo è così piccolo che non potresti vederlo anche se fosse visibile, e non lo è, neppure con nove microscopi elettronici in serie. Ma quel filo azzurro attorno all'orlo è composto in modo che ogni atomo è un esatto analogo delle particelle subatomiche che formano le guide. E, per ragioni di tensione spaziale su cui non voglio farti sprecare tempo, nell'interno del cappio appare un analogo del campo. Giusto? Giusto. Questo è il congegno, il mattone su cui tutto è costruito. Tutto il resto, qui, è stato fatto mettendo insieme molti di quei mattoni. La finestra… è un cappio analogo. Ve ne sono due che sorreggono questo edificio… credevi che stesse in piedi a forza di preghiere, per caso?»

«L'edificio? Ma… il cucchiaio era un cappio, e immagino che anche la finestra possa esserlo, ma non vedo nessun cappio fuori dall'edificio. Dovrebbe essere all'esterno, vero?»

«Certamente. Hai un buon occhio, ma non occorrono occhi per vedere questo. Certo, questo edificio è sorretto in due punti, dall'esterno. E ci sono i cappi. Ma invece di essere fatti di lega metallica, sono onde stazionarie. Se non sai cos'è un'onda stazionaria non ti assillerò con la spiegazione. Vedi quello?» E puntò un dito. Charlie seguì il dito di Seace e vide le rovine e il grande fico.

«Quello» disse Seace «è uno dei puntelli, o almeno la sua estremità esterna. Prova a immaginare un modello di questo edificio, sorretto da due triangoli di plastica trasparente, e avrai un'idea della forma e della grandezza dei campi.»

«E cosa succede quando qualcuno ci cammina dentro?»

«Non lo fa nessuno. Taglia un arco nella base del tuo pezzo di plastica e capirai perché nessuno ci cammina dentro. Qualche volta un uccellino ci va a sbattere contro, poveraccio, ma per lo più sembrano in grado di evitarlo. Il sostegno rimane invisibile perché la superficie non è veramente una superficie, ma una matrice vibrante di forze, e la polvere non vi si posa. Ed è perfettamente trasparente.»

«Ma… non cede? Il piano del cucchiaio che ho usato, si piegava sotto il peso del cibo… l'ho visto. E queste finestre…»

«Tu hai veramente un buon occhio!» lodò Seace. «Bene, il legno è materia, il mattone è materia, l'acciaio è materia. Qual è la differenza tra loro? Ciò che li compone e il modo con cui sono messi insieme, ecco tutto. Il campo-A può essere regolato in modo da diventare tutto quello che tu vuoi… spesso, sottile, impermeabile, quello che ti garba. Anche rigido… rigido come nessun'altra cosa al mondo.»

Charlie pensò: “Va tutto benissimo finché paghi la bolletta della luce per tenere tutto in piedi.” Ma non lo disse perché quella lingua non aveva una parola per “bolletta della luce” e neppure per “pagare”.

Guardò il gigantesco fico, socchiuse gli occhi e cercò di vedere la cosa che sosteneva l'edificio.

«Scommetto che quando piove la si vede» disse alla fine.