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“Noi dobbiamo essere come siamo, rimanere come siamo, mantenere la capacità di coltivare il suolo, tenere aperte le due grandi strade verso l'io interiore… la religione e l'amore… e studiare l'umanità come l'umanità non si è mai presa la briga di studiarsi, prima, dall'esterno. E di tanto in tanto dobbiamo incontrarci con l'homo sapiens, per vedere se è pronto a vivere, ad amare, ad adorare senza la gruccia di una bisessualità imposta. Quando lo sarà… e lo sarà, occorranno diecimila anni o cinquantamila, noi ledom cesseremo semplicemente di esistere. Noi non siamo un'Utopia. Un'Utopia è qualcosa di finito, di completo. Noi siamo transitori custodi… o un ponte, se preferite.

“L'incidente dell'arrivo di Charlie Johns qui ci ha dato la possibilità di scoprire in che modo l'homo sapiens reagirebbe all'idea di Ledom. Avete visto che cosa è accaduto. Ma adesso c'è il fattore Soutin; ci offre una nuova possibilità, la prima di vedere se l'homo sapiens può essere preparato alla propria maturità.»

«Mielwis! Vuoi dire affidare loro il compito di dare inizio…»

«Non a un nuovo homo sapiens. All'antico, con un cambiamento che lo renda capace di vivere senza odio. Di vivere come tutte le cose giovani, con una mano che li guidi.»

Grocid e Nasive si sorrisero l'un l'altro. «La nostra specialità?»

Mielwis sorrise a sua volta, ma scosse il capo. «Di Philos, direi, e di Froure. Lasciateli insieme… l'hanno meritato. Lasciateli vivere ai confini di Ledom… vi sono abituati. E lasciate che i giovani umani conoscano soltanto loro, e ricordino noi; e poi lasciate che i loro figli e i figli dei loro figli li ricordino e facciano di noi un mito…

“E noi li osserveremo sempre, forse li aiuteremo; se non riusciranno, falliranno, e se falliranno moriranno, come l'umanità è già morta…

“E un giorno, in qualche altro modo, ricominceremo di nuovo l'umanità, o forse l'incontreremo di nuovo… ma in un modo o nell'altro, un giorno o l'altro (quando ci conosceremo bene) potremo essere sicuri, e allora Ledom cesserà di esistere, e l'umanità avrà finalmente inizio.»

In una notte stellata, Philos e Froure sedevano all'aperto, per pochi minuti, nell'aria fresca e sottile. Quesbu e Soutin se ne erano andati un'ora prima, dopo un pranzo di famiglia, ed erano ritornati alla loro casa di tronchi e di argilla, sulla mesa coperta di boschi.

«Froure…»

«Che c'è?»

«I ragazzi…»

«Lo so» disse Froure. «È difficile indicare cos'è che non va… ma c'è qualcosa che non va affatto.»

«Non è nulla di grave… forse è soltanto la gravidanza.»

«Forse…»

Dall'oscurità inargentata di stelle. «Philos?»

«Quesbu! Che cosa… hai dimenticato qualcosa?»

Lui uscì dall'ombra, camminando lentamente, a capo chino. «Volevo… Philos…?»

«Sì, figliolo, sono qui.»

«Philos, Sou è… ecco, è infelice.»

«Cos'è che non va?»

«Io…» levo la testa di scatto, e nella luce fioca del suo viso, c'erano delle stelle: le lacrime. «Sou è meravigliosa, ma… ma io continuo ad amare qualcuna che si chiama Laura e non posso farne a meno!» sbottò.

Philos gli passò un braccio attorno alle spalle e rise; ma rise sommessamente, compassionevolmente, in modo carezzevole. «Oh, non è tua, Laura; è di Charlie!» Lo consolò. «Charlie è morto, ormai, Ques.»

Froure disse: «Ricorda l'amore, Quesbu, sì… ma dimentica Laura».

Quesbu disse: «Ma lui l'amava tanto…».

«Froure ha ragione» disse Philos. «Lui l'amava. Serviti di quell'amore. È più grande di Charlie… ed è ancora vivo. Prendilo e donalo a Sou.»

All'improvviso… Philos pensò che fosse una luce sul suo viso, ma era il cielo… all'improvviso il cielo lampeggiò: le stelle scomparvero. Froure gridò. E la mesa, che era loro così familiare, era qualcosa di sconosciuto, nell'argento offuscato di un cielo ledom.

«Ecco; ecco, finalmente» disse Philos. Si sentiva profondamente triste. «Mi chiedo quando Seace riuscirà di nuovo a… Ques, corri da Soutin… presto! Dille che tutto va bene; il cielo d'argento ci sta salvando!»

Quesbu corse via. Froure gridò: «Dille che l'ami!».

Quesbu si voltò senza interrompere il passo, agitò la mano come Charlie Johns, e scomparve tra gli alberi.

Froure sospirò, e rise un poco, anche.

Philos disse: «Non credo che glielo dirò… l'amore è troppo bello per guastarlo… povero Charlie. La sua Laura aveva sposato un altro, lo sai?»

«Non lo sapevo!»

«Sì… sai perfettamente che si può interrompere un cerebrostilo dove si vuole. Seace e Mielwis interruppero naturalmente la registrazione di Charlie in un punto in cui era pieno d'amore; avrebbe potuto comprendere un po' meglio Ledom. Ma in realtà Charlie aveva qualche altro ricordo.»

«Ed era a bordo di quella cosa volante perché voleva allontanarsi da…»

«Temo di no. Si era semplicemente stancato di lei, ed è per questo che lei aveva sposato un altro. Ma non vorrei dire questo a Quesbu.»

«Oh, no, ti prego!» disse Froure.

«Dilettanti… in amore» ridacchiò Philos. «In realtà, Charlie era a bordo di quell'aereo per raggiungere una località della costa non molto lontano da qui. Quell'anno c'erano stati parecchi terremoti, da quelle parti, e lui era un guidatore di bulldozer, lo sai. Oh!» gridò, alzando lo sguardo.

Il cielo cominciò a rifulgere, poi a scintillare.

«Oh, bello!» gridò Froure.

«Fallout» disse Philos. «Stanno ricominciando, gli idioti.»

E si accinsero ad attendere.

POSCRITTO

Tu, homo sapiens, sei una persona ben strana. Ho appena letto alcune indagini statistiche in cui a un vasto gruppo di miei concittadini veniva chiesto se pensassero che tutti gli uomini sono uguali, e il 61% ha risposto di sì. Alle stesse persone veniva poi chiesto se i negri fossero uguali ai bianchi e con il respiro successivo il 4% ha risposto di sì… e questo sembra l'ombra di una marcia indietro. Ecco un altro esempio: una volta io scrissi un racconto piuttosto intenso su un uomo che era infedele a sua moglie e nessuno fece commenti scandalizzati su di me. Allora scrissi un racconto specificamente centrato su di una donna che era infedele a suo marito e nessuno si scandalizzò per il comportamento di mia moglie. Però scrissi un racconto che parlava con comprensione di alcuni omosessuali, e la mia cassetta delle lettere si riempì di cartoline inzuppate di profumo e di lettere scritte in inchiostro color porpora con le maiuscole in verde. Come dice qui il buon Philos: non puoi essere obiettivo con il sesso, specialmente quando esce da certi parametri. Ecco il perché di questa dichiarazione, amico: tieni per te i tuoi problemi. Io non porto nessuna morbida sporran.

Il mio scopo nello scrivere Venere più X era: A) scrivere un libro decente, B) scrivere un libro decente: sul sesso. È impossibile tentare di fare una cosa simile senza toccare la religione, e questo è impossibile farlo senza pestarti in qualche modo i piedi. Se fa male, mi spiace per il dolore. I miei piedi sono ben piantati nella Dichiarazione dei diritti, e se hai un libro che mi attacca prometto che lo leggerò con tutta l'attenzione possibile e che non lo brucerò.

Infine, mi piacerebbe avere il tuo aiuto per ammonticchiare tutti questi libri sparsi sulla mia scrivania, in parte perché alcuni sono pesanti, in parte perché potrebbe interessarti sapere da dove è stato dragato, per così dire, una parte del materiale di Venere più X. Non c'è bisogno di dire che non pretendo di aver trasferito in toto il contenuto di ognuno di questi libri nel mio scritto. Ma si tratta in tutti i casi di libri provocatori, e li elenco per la dolce causa della provocazione; e, dove è dovuto e accettabile, per estendere agli autori il mio ringraziamento.