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— È solo l’immagine che il computer ha accoppiato con il concetto di conchiglia.

— Forse alla fine è impazzita del tutto.

— Se non hai suggerimenti più validi…

— Credevo che lo fosse.

— Non può farlo. Come fa a farlo?

— Si sta concentrando.

— Su una conchiglia?

— Dottore, forse è la macchina.

— Signore — disse Nils. — Sullo schermo c’è un rapporto dell’archivio.

— Leggimelo.

— Dice che la scheda meccanica di 12 anni fa, relativa alla spaziomobile PA29548YP, indica che tutte le riparazioni, compresa la disattivazione della FA, sono state effettuate prima della vendita sulla Terra. — Alzò lo sguardo, perplesso. — Che abbiano commesso un errore? Oppure uno degli acquirenti…

— Lo saprò quando avrò l’elenco dei proprietari.

— Quindi prendete la cosa sul serio.

— È un presentimento.

— Di cosa, sant’Iddio?

— Non lo so ancora. Allora, chi è la Regina di Cuori?

Nils scosse la testa, muovendo le dita sulla tastiera. — È la Regina di Cuori.

— Be’, cosa…

— Tutto qui. Sette anni fa non esisteva.

Jase sospirò. Disse pazientemente: — Be’, trova il nome che aveva prima.

— Signore — disse Nils con altrettanta pazienza. — Non esistono registrazioni.

— Non esistono? Fa parte del complesso, non è una bambina di sette anni…

— Allora, signore, perché non lo chiedete a lei?

Per un istante si fissarono negli occhi. Poi Jase brontolò: — Ah, è troppo facile. Segui il mio ragionamento. L’archivio ha tutte le schede di tutti i cittadini che si siano mai tagliati le unghie dei piedi nel sistema solare. Prova i conti correnti, le tasse, le contravvenzioni, qualsiasi cosa. Lei è qui su Averno, e noi non ne sappiamo neanche il nome.

— Signore.

— Che c’è?

— Perché?

Jase aprì la bocca. Poi si passò le dita sugli occhi e fra i capelli. — Nils, se ti dicessi la verità mi consiglieresti lo psichiatra.

Nils si appoggiò alla spalliera. — Davvero? — chiese, incuriosito. — Allora otterreste il trasferimento e io potrei avere il vostro posto?

— Esattamente.

— È un’idea tanto folle?

— Uh-uh.

Nils fischiò. — D’accordo, però non ho trovato quella donna nelle sezioni normali. Semplicemente non esiste, prima di quella data.

— Va bene. — Si avvicinò a guardare lo schermo da sopra la spalla di Nils. — Prendi la prima data in cui ha usato quel nome. Richiama vecchi titoli di giornale, rapporti di polizia del Settore Costadoro, incarichi speciali, criminali in libertà, qualsiasi cosa che ti sembri rilevante… — Esaminò le parole che scorrevano sullo schermo. D’un tratto emise un rumore e le dita di Nils si bloccarono. — Ecco qui. Guarda cosa puoi cavarne.

Sullo schermo era comparsa una foto di giornale poco chiara: una giovane donna con il viso girato a metà per sottrarsi al fotografo. Nils fissò la foto, poi Jase.

— Richiama i suoi dati.

Lessero tutt’e due in silenzio.

— Aggiornamenti.

— Nessuno.

— Niente del tutto?

— Niente — disse Nils. Si schiarì la voce. — Dopo quella data. Sette anni, tre settimane e due giorni fa… — Rivolse a Jase un’occhiata incredula. — Come fate a tirar fuori il coniglio dal cilindro? Come facevate a sapere… — Ritornò bruscamente allo schermo. — Dio mio. È la sorella gemella di Terra Viridian. Qui. In giro per Ayerno.

“La Regina di Cuori preparò le crostate…” — Be’ — disse stancamente Jase — non c’è ancora una legge che lo vieti.

— Ma come facevate a saperlo? Perché avete voluto a tutti i costi fare ricerche?

“Perché”, pensò Jase, “stavo parlando con un genio musicale di nome Sidney Halleck a proposito di vecchie filastrocche e il suo nome mi è venuto in mente per caso, e lei faceva parte di un complesso che Sidney per caso mi ha raccomandato, e adesso lei per caso si trova su Averno, e che io sia dannato se so cosa succederà dopo.”

— Te lo spiegherei — disse — ma mi faresti rinchiudere in manicomio.

— Be’, e adesso? Non possiamo arrestarla, ma non possiamo neppure lasciar perdere. Sarà solo una coincidenza, ma lei è venuta qui sotto falso nome, su una lancia sospetta, che per caso è una vecchia spaziomobile di Averno…

Jase annuì. — Cominci a vedere quello che vedo io. — Rimase in silenzio un momento, battendo senza rumore le nocche sulla scrivania di Nils, fissando corrucciato il vuoto. — Almeno possiamo farle sapere che sappiamo. — Toccò un pulsante dell’intercom. — Klyos. Infermeria, il dottor Fiori.

Sullo schermo il dottore aveva un’aria leggermente stravolta, come se fosse stato vicino a Terra per troppo tempo. — Sì — rispose con aria assente.

— Dottor Fiori, la vostra paziente è interessata a visitatori?

— Al momento è interessata solo alle conchiglie.

— Ah. Be’, uno degli ospiti di stasera è sua sorella. È arrivata inaspettatamente. Non ha fatto nessuna richiesta di vedere Terra, ma mi è sembrato opportuno farvelo sapere, casomai foste interessato.

— Lo sono, ma non vedo… Che genere di rapporti aveva con Terra?

— Come diavolo faccio a saperlo?

— Me l’immaginavo.

— Sono gemelle, è tutto quello che…

— Gemelle! — esclamò in tono esplosivo il dottor Fiori. — Perché non c’era sulla scheda?

Jase si strinse nelle spalle. — C’è sulla nostra.

— Non avevo… Lei vuole vedere Terra?

— Non lo so. Ho intenzione di chiederglielo.

— Potrebbe strappare la mente di Terra dalla conchiglia.

— Conchiglia?

— Si è attaccata a un’unica immagine. Avete idea di quanto sia difficile pensare a un’unica cosa per più di…

— È pazza. D’accordo. Parlerò a Michelle e…

— A chi?

— A sua sorella. Michelle Viridian.

— Michelle! — gridò il dottor Fiori. — Non conchiglia! Non seashell! Michelle! — Poi rimase per un momento in silenzio, pieno di stupore. — Terra sa che lei è qui!

3

Il Mago, seguendo Jeri Halpren lungo il corridoio che curvava allontanandosi dallo scalo, sbatté le palpebre all’improvviso velo di sudore che gli aveva inondato il viso appena posto piede su Averno. Stanchezza, pensò, ma sapeva che non era dovuta all’atmosfera e all’immutabile luce silenziosa che sembrava scintillare come se il livello dell’ossigeno fosse troppo alto, o alle ombre delle roboguardie che sembravano allungarsi, nere e rigide, come avvertimenti sotto i suoi piedi. Jeri Halpren, un tipo chiacchierone e noioso, stava spiegando le meraviglie del suo programma di riabilitazione. Per fortuna non pretendeva risposte, visto che nessuno sembrava disposto a parlare, nemmeno Quasar, che lo guardava con occhi stupefatti come se appartenesse a un sesso mai incontrato prima. Di tanto in tanto il Professore emetteva un monosillabo cortese, con la mente altrove. Nebraska era rimasto ad aiutare la squadra addetta allo scarico delle attrezzature. La Regina di Cuori era stranamente silenziosa, tanto che il Mago una volta si girò indietro per vedere se c’era ancora.

Jeri Halpren aprì finalmente una porta che dava su un appartamento piccolo e comodo.

— Locali per ospiti di riguardo — disse con orgoglio. — Un vecchio modello del 20° secolo, completo di maniglie e serrature. In fondo al corridoio c’è il refettorio aperto giorno e notte, e dall’altra parte la sala giochi. Vi si chiede di non andare in giro oltre questi limiti. Adesso farò in modo che il vostro tecnico del suono trovi la sala adatta. Ci sono domande? — Rivolse loro un altro balenio di denti candidi e si congedò.