— Cosa accadde?
— Sognò il fuoco… — Michelle rimase immobile, impassibile. Il Mago l’aveva vista in quello stato molte volte, senza farci caso: era il suo modo di proteggersi. Adesso capiva. La toccò con gentilezza.
— Una premonizione?
— Una visione — mormorò lei. — Era un’altra separazione. Lei stava diventando sensitiva. A me non è successo. Lei sognò il fuoco, e seppe che i nostri genitori stavano per morire…
“Erano andati sul pianeta in una navetta merci, a passare due o tre giorni in una località di villeggiatura. Mi svegliai e trovai Terra seduta sul pavimento in cucina. Non voleva andare a lezione, non voleva parlare con nessuno. Nemmeno con Todd, quando venne a cercarla. Allora dopo le lezioni mi sedetti accanto a lei sul pavimento e attesi…
“La navetta merci aveva avuto un guasto in fase d’atterraggio. Terra aveva sognato l’esplosione.
“Così, fummo mandate via dalla colonia. Lontano da casa nostra, dal nostro mondo, da tutti quelli che ci conoscevano. Un giorno Terra era amata e innamorata. Il giorno dopo, volava nel silenzio e nelle tenebre lontano da tutto quello che aveva amato. Eravamo nate nello spazio. Io sapevo guidare una navetta mineraria come ogni altro. Terra sapeva coltivare qualsiasi cosa. Ma avevamo 15 anni. Secondo le regole del GLM, eravamo troppo giovani per lavorare nello spazio.
“Quindi fummo mandate sulla Terra.”
— Mangia — disse il Mago. Aveva portato dal refettorio tramezzini e minestra calda. Michelle mordicchiò una crosta, il Mago rimestò la minestra una volta. Nessuno dei due mangiò.
— Volevano che incidessi dei nastri — disse Michelle — dopo l’accaduto. Volevano che scrivessi un libro. Fuoco nel deserto, della sorella di Terra Viridian. Volevano che partecipassi a spettacoli televisivi. Con i miei cubi e videoregistrazioni di mamma e papà e i piccoli Viridian. Questo avvenne ancora prima del processo.
“Ero stata in giro a suonare. Arrivai a casa tardi. Avevo un nuovo paio di scarpe color argento. Tornai a casa da sola… Ricordo le scarpe perché me le tolsi e mi preparai un panino, e fu lì che le lasciai, vuote scarpe d’argento sul bancone della cucina, quando finalmente lasciai l’appartamento e me ne andai 500 chilometri a nord del Settore Costadoro. Per quanto ne so, sono ancora lì. Scappai perché avevo acceso la tele per guardare il notiziario mentre mangiavo, e d’un tratto c’era il suo viso. Solo, i capelli erano molto più corti, perché era di leva, e portava la divisa color kaki e la targhetta d’identificazione. Mi aveva spedito una fotografia identica qualche mese prima, scherzandoci sopra.
“Dissero che aveva ucciso più di mille persone ed era fuggita. Non erano ancora sicuri, allora, di quante fossero le…
“«Questo non è nella visione» fu tutto quello che disse quando la trovarono. «Questo non è nella visione…». — Toccò un tramezzino, poi se ne dimenticò, fissando invece il vivido intrico di polvere e di stelle sulla parete opposta. — La visione… ho continuato a pensare che dopo aver vissuto 21 anni insieme a lei avrei dovuto sapere di cosa parlava. Quale visione? Il sole le aveva dato di volta al cervello? Si trattava di droghe? O c’era sempre stata una visione, qualcosa che solo lei poteva scorgere con la coda dell’occhio, un’ombra che seguiva solo lei, giorno, dopo giorno, mentre crescevamo? Chiunque penserebbe che dovevano esserci stati dei precedenti, che magari scuoiava gatti nel Settore Costadoro e ne bolliva le ossa, o che andava in giro nuda per le strade a predicare le sue visioni. Chiunque penserebbe che doveva esserci stato qualche indizio, una traccia. Non è così?”
— C’era?
— Niente — mormorò. — Mai.
Il Mago lasciò uscire il fiato in silenzio, convinto di non far rumore. Ma lei lo udì, lo fraintese, allungò la mano, scostandolo.
— Non c’è stato davvero nessun preavviso, Magico Capo. Vivevamo insieme, terminate le scuole. Lei era impiegata presso un’agenzia di collocamento che dava consigli alla gente in procinto di lasciare la Terra per andare a lavorare nello spazio. Io suonavo i cubi con qualsiasi complesso mi offrisse un ingaggio. Lei cucinava, teneva in ordine la casa. Io recuperavo la forchetta che bloccava il riciclatore, sistemavo gli scaffali, riparavo le tubature che perdevano. L’unica cosa strana nel suo modo di vivere era che non guardava mai al futuro. Non pensava mai a cosa avrebbe fatto nei 50 anni a venire. Non portava mai a casa lo stesso uomo più di due volte. Lasciava che i suoi amici si allontanassero. La gente la trovava simpatica, cercava di far amicizia. Ma lei era così distante. Come se fosse fatta di vetro. Niente le restava attaccato, niente poteva infastidirla. Io le ero più vicina di chiunque altro. Ma non parlava mai del passato, nemmeno con me. Mai. Né di Todd, né dei nostri genitori, né della vita nello spazio… niente. Fin da quando eravamo molto piccole mi aveva sempre raccontato i suoi sogni. Invece ora, quando glielo chiedevo, mi diceva che sulla Terra non sognava mai…
— Hai detto che era sensitiva.
Michelle annuì. Spalancò nuovamente gli occhi, gonfi di lacrime represse. — Le volevo bene, Magico Capo. Pensavo davvero che non fosse cambiata molto, da quando eravamo arrivate sulla Terra. Era sempre stata brava, buona di carattere… Ma adesso capisco cosa faceva. Si nascondeva. Non solo dal passato, ma anche dal futuro che vedeva arrivare. Diceva che non sognava mai, ma penso che si limitasse a seppellire quello che sognava, perché erano cose insopportabili da guardare. Il suo futuro. La strage nel Settore Deserto, Averno, la solitudine e la follia… Se intravedeva queste cose nel suo futuro, non c’è da stupirsi che dicesse… non c’è da stupirsi…
Il Mago le mise la mano sulla spalla, strinse forte sentendo il lungo sospiro convulso. — Era sensitiva in altri modi? Oltre che in sogno?
Lei si raddrizzò, allungò la mano verso il bicchiere. — Sapeva sempre cosa avrei indossato al mattino, prima ancora che decidessi. Poteva dire chi aveva chiamato solo guardando la spia luminosa dei messaggi. Dava un’occhiata alla spia e diceva: «Era per te… ha chiamato Will». Fece così, il giorno in cui la arruolarono. Guardò la spia luminosa quando entrammo. Solo che quel messaggio provocò in lei una reazione bizzarra. Perché disse: «Credo che sia per me». Come se sapesse che era il punto d’inizio della sua metamorfosi…
“Così il mattino dopo andò al Centro di Reclutamento. E sei settimane dopo era nel Settore Corrente del Golfo, per l’addestramento. E poi due mesi più tardi era all’aeroporto, e io le dicevo addio proprio prima che salisse sulla navetta trasporto truppe.
“Ecco quando l’ho vista.” Rimase seduta in silenzio per qualche momento, il viso di nuovo immobile, la spalla abbandonata sotto la mano del Mago.
— Voglio dire, quando ho visto cos’era diventata. Non sembrava più… quello che era sempre stata. Paziente, allegra, distante. Era bellissima, come la pubblicità per l’arruolamento, come il tipo di donna che ha una vita interessante. Allora compresi cosa si era lasciata alle spalle nella colonia lunare. Seppi che tutto ciò che aveva sempre desiderato le era stato già dato, e strappato via. In lei non era rimasta una sola scintilla per riaccendere l’interesse nella vita.