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— L’alieno — disse quietamente Sidney.

Jase annuì. — Nel momento in cui avanzai l’ipotesi che forse Terra Viridian non era affatto pazza, in quel momento decisero che il pazzo ero io.

— C’era davvero?

— Che cosa?

— L’alieno.

Jase puntò lo sguardo sul Mago che era ancora assorto nella sua musica. — L’ho lasciato andare, no?

Sidney mormorò qualcosa. Posò sul banco il bicchiere pieno di birra. Jase ne bevve un sorso. Gelata, color melassa, con una corona di schiuma bianca… per un attimo rese piacevole anche la musica del Mago. Jase si pulì le labbra. — È tutto quello che volevo.

— Cosa? — disse Sidney, sorridendo.

— Nove anni trascorsi come direttore di Averno, e tutto quello che volevo davvero era una birra alla spina gelata.

— Può darsi — mormorò Sidney. Il sorriso gli svanì dal viso; i suoi occhi, gravi e meditabondi, cercarono di nuovo il pianista. — Senza di voi, sarebbe ancora là. Su Averno, a dimenticare nota dopo nota tutta quella musica… Da amico, sono lieto per lui che lassù ci foste voi. Chiunque altro avrebbe…

— Ah… — lo interruppe Jase, scrollando le spalle. — Mi sentivo in trappola, su Averno. Volevo uscirne. Il mio vice era la persona adatta a cui affidare l’incarico, quindi non ho avuto rimorsi. Ho detto all’UIGLM che sarebbe stato un direttore molto in gamba, e loro hanno inghiottito amo, piombo e lenza. Nils non ama molto gli alieni, ma a parte questo è all’altezza del compito.

— Adesso cosa farete? Non vi ci vedo a fare il turista per tutta la vita.

— Quando troverò un posticino tranquillo con sole, acqua e la possibilità di pescare, aprirò un piccolo ufficio privato di investigazioni e consulenza. Mi piace lavorare a contatto con la gente… — Bevve un’altra sorsata di birra. Un brano di musica veleggiò nella sua mente, così dolce e misurato che gli sembrò di udirlo con l’orecchio del Mago. Lo riconobbe; era come una chiave che liberava i ricordi. Alzò lo sguardo, quasi aspettandosi di udire la propria voce ripetere quel brano come una parola d’ordine.

Ma si trovava nel Constellation Club, non su Averno. Strinse con forza il bicchiere fra le mani. Intuì che Sidney lo osservava. Disse a voce bassa: — Quella notte… durante quel lungo volo in una visione aliena… con una pazza che mi puntava il fucile alla schiena, con Averno paralizzato, mentre davo la caccia a un uomo che aveva inventato nuove leggi da infrangere, ci fu un momento in cui fui costretto a guardare con stupore la struttura della mia stessa mano… Fu quello il momento in cui non ebbi scelta, in cui seppi cosa accadeva.

— Quando vidi Aaron — disse Sidney con semplicità — seppi che doveva essere accaduto qualcosa di straordinario.

— Aaron… Mi avrebbe dato la caccia per tutta la vita, se non avessi lasciato andare il Mago. E quello che lui insegue finisce per andare da lui.

— Non è più qui — sospirò Sidney. — L’hanno trasferito al sud.

— Lo so. L’ho tenuto d’occhio.

— Gli hanno affidato il comando di una stazione di polizia. Per cui non capita spesso che veda lui o la Regina di Cuori. Dice che è stato trasferito per colpa vostra: avete esagerato con gli encomi.

Jase scosse la testa. — Non saranno mai sufficienti, non basteranno a far dimenticare loro che quando mi sono rifiutato di presentare accuse formali contro il Mago, lui mi ha spalleggiato totalmente. Rimarrà quest’ombra, nel suo stato di servizio. L’UIGLM sa che durante quel volo è successo qualcosa di più della solita routine, ma non vuole sentirsi dire che cosa. Un direttore di Averno che perde la bussola può essere accettabile, ma un poliziotto terrestre con uno stato di servizio impeccabile che lo spalleggia in tutto e per tutto non può essere spiegato facilmente. Per quanto lo abbia elogiato, loro vedono solo che gli elogi provengono da me.

— Anche voi avevate uno stato di servizio impeccabile — ribatté Sidney.

— Fino a quando non ho pronunciato una parola di sei lettere. È buffo come quella parola renda nervosa la gente. — Si sciacquò dalla gola l’amarezza, con una sorsata di birra, e si ritrovò ad ascoltare ancora la musica del Mago. — Non la smette mai?

— Sono stupito che non si accorga della vostra presenza.

— Dovunque vada — brontolò Jase — mi tocca ascoltare la loro musica. Trovo un cesso di bar piccolo e buio, mai spazzato dalla nascita del GLM, che non riconoscerebbe la luce del sole se entrasse: qualcuno accende la tele, ed eccoli lì. I Nova.

Sidney sorrise. — L’occasione di fermarli l’avete avuta. Li avete resi famosi, permettendo loro di continuare la tournée.

— Lo so. E anch’io avrei potuto essere un eroe… inseguendo pericolosi criminali con la spaziolancia, riportando tutti quanti su Averno… l’UIGLM mi avrebbe mandato mazzi di fiori e una targa ricordo.

— Sarebbe stato più facile per voi — disse gentilmente Sidney.

— Quando l’avessero piantata di darmi medaglie e ridermi dietro a causa di Bach, mi avrebbero lasciato lì seduto per altri dieci o vent’anni. Direttore di Averno, senza via d’uscita. Mi piace il profumo della terra…

— Aaron e la Regina di Cuori e il Mago mi hanno raccontato a spizzichi cosa accadde quella notte — disse Sidney, prendendo altri due bicchieri. — Mi sembra un racconto sconclusionato. Forse, senza tener conto della visione del Mago sembrerà sempre sconclusionato. Ma continuo a non capire perché, di tutta la gente che c’era al mondo, abbiate fatto venire lassù proprio Aaron, in quel momento preciso e con motivazioni così vaghe. O come mai abbiate collegato la Regina di Cuori a Michelle Viridian. O da dove sia spuntato il dottor Fiori, proprio al momento giusto per tirar fuori Terra dalla sua cella. Eravate un uomo molto occupato. Come mai avete badato tanto a un particolare così insignificante come una ricevente guasta?

— Avete mai avuto premonizioni?

— Ho la premonizione che stiate per raccontarmi una lunga storia.

— Avete tempo?

— Tempo, e birra.

— Tutto è cominciato — disse Jase — con una poesiola infantile.

Prima che terminasse le pareti del club avevano cambiato colore due volte, e sul banco c’era una piramide di bicchieri vuoti. Il Constellation Club, all’occhio di Jase, rappresentava la terra al più alto grado di armonia e civiltà. Persino la musica del Mago, dovette ammettere, poteva sembrare piacevole a qualcuno.

— Dio del cielo — disse Sidney, incredulo. — Volete dire che avrei potuto ritrovarmi lassù a suonare Bach per una flotta di spaziomobili in modo che potessero catturare il Pianto volante?

— Vi volevamo proprio per questo. Fortunatamente, la visione del Mago finì e lui tornò indietro prima che voi arrivaste ad Averno.

— Ecco allora cosa avete visto, la vostra premonizione di un disastro: Terra Viridian evasa da Averno. — Batté leggermente le palpebre, alzò un bicchiere vuoto, poi trovò quello giusto. — Adesso ricordo. Anche il Mago ebbe una premonizione.

— Altro che! Quando?

— La notte precedente la nostra prima conversazione. Lui era qui e suonava il piano. Per ore. Non l’avevo mai visto in uno stato simile. Non si fermava mai, non parlava… Più tardi disse che, mentre suonava, vedeva Averno orbitare… Una cosa molto bizzarra.