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«Ma perché? La cosa non si spiega, né con Wheeler né con Rastadt.»

Leblanc disse lentamente: «Non lo so. Io… non so.»

«Hanno tentato di costringere Rastadt a parlare» disse Forzon. «E lui non poteva dire niente, anche volendo, perché non sapeva niente. È per questo che l’hanno torturato.»

Leblanc annuì, e il suo volto era grave e pallido.

«Questo spiega lo strano comportamento del re nei miei riguardi» continuò Forzon. «La tortura non aveva piegato Rastadt. Questo probabilmente non era mai successo in tutta la storia del Kurr. Quando ho detto al re che non sapevo nulla è rimasto stupito. Aveva sottoposto un ufficiale ERI alla scatola nera e ne aveva ricavato solamente un prigioniero mutilato. Non valeva la pena di mutilare anche me per lo stesso risultato. Ha eercato di utilizzarmi meglio.»

«E in tal modo siete stato tratto in salvo» disse Leblanc con un risolino. «Se non avesse sguinzagliato i suoi ruff e non vi avesse mandato ostentatamente in giro per le strade della città, chissà quanto tempo vi avrebbe tenuto prigioniero senza che noi lo sapessimo.»

«E se il coordinatore non avesse perso le mani, io avrei sicuramente perso le mie.»

Leblanc alzò le spalle. «Ciò che gli è accaduto è colpa sua, tuttavia mi fa compassione. Le sue sofferenze sono atroci per una colpa così modesta come quella di voler rimanere in servizio quando non si è più in grado di assolvere i propri compiti. Ma ora è fatta, ed entrambi siete salvi.» Allargò le spalle alla maniera di chi ha un lavoro da espletare e vuole andarvi avanti. «Parlatemi delle trombe.»

«Che cosa contate di fare, a proposito di Wheeler?»

«Nulla. Seguire le stesse direttive che ci avete dato quando credevamo si trattasse di Rastadt. Lo ignoreremo.»

«Avete ricevuto comunicazioni dalla base?»

«No, sin da quel messaggio che ci ordinava di sgombrare il campo. Abbiamo semplicemente spento tutto.» Alzò le spalle. «Al diavolo Wheeler. Non può toccarci. Ditemi delle trombe.»

Forzon sorrise e scosse il capo.

«Io non sono un SC» disse Leblanc «ma mi è sembrato che suonassero maledettamente bene.»

«I Kurriani hanno la musica nel sangue.»

«Adorano la musica delle trombe. Quando sono arrivati i trombettieri tutti hanno fatto fagotto. Negozi chiusi, contadini che riponevano in fretta e furia le merci nei carri, cittadini che correvano al riparo, e loro, i trombettieri, se ne stavano lì, come se non c’entrassero. Cominciarono a suonare, e quando terminarono il primo pezzo, la piazza del mercato era già nera di gente che urlava e gettava monetine. Un paio di settimane così, e i vostri trombettieri saranno ricchi e indipendenti. Confesso però di non capire ancora quale sia il vostro obiettivo.»

«Potremmo considerarlo come un esperimento scientifico» disse Forzon. «La vecchia massima della forza irresistibile e dell’oggetto immobile.»

«Ancora non capisco.»

«Non potete» disse Forzon. «Non capisco neanch’io. Temo di aver puntato la mia forza irresistibile nella direzione sbagliata e non posso farci nulla perché non so quale sia.»

CAPITOLO XV

Non vi era a Kurra un’area sgombra sufficientemente ampia per ospitare tutti quelli che desideravano ascoltare le trombe. Pertanto, Tor, il giorno dopo, con molta scaltrezza, divise i suoi musicisti in cinque gruppi, quattro per i mercati e il quinto, che era anche il gruppo più numeroso, andò a suonare sulla piazza del castello. Osservando uno di questi gruppi da una finestra alta che dava sul mercato meridionale, Forzon notò con sorpresa che Tor aveva intuito la qualità visiva della musica trombettistica. I suoi uomini indossavano vesti scarlatte ampie e ondeggianti (l’agente del re si sarebbe mangiato le dita se avesse visto quanta parte della produzione di tessuti di lusso del villaggio era stata sperperata a questo scopo), si tenevano eretti, con le trombe alzate, e mentre suonavano facevano con i loro lucidi strumenti una specie di balletto sincronizzato di movimenti e musica. L’effetto pittorico era altrettanto sbalorditivo di quello sonoro.

La gente che affollava la piazza del mercato si lanciava, dopo ogni pezzo, in una frenetica dimostrazione di consenso e nonostante la distanza Forzon dovette alzare la voce per farsi sentire nella stanza. Disse: «I ruff non hanno mostrato di interessarsi a loro?».

Joe Sornel sorrise diabolicamente. «I ruff hanno altro da fare questa mattina. Sono tutti in cerca di voi. Si dice che quindici guardie di palazzo saranno avviate alle moncopoli appena le loro ferite saranno rimarginate, e se gli sbirri non vi trovano al più presto quei quindici avranno dei compagni. Non preoccupatevi. Il vostro piano a base di trombe funziona veramente bene, e i ruff non hanno il tempo di intervenire.»

«Funziona fin troppo bene» disse Forzon tristemente.

Leblanc fece irruzione nella stanza, tutto eccitato. La folla si era lanciata in un’altra dimostrazione frenetica ed egli, fregandosi le mani, attese che il rumore cessasse.

«Mi pare d’intravedere lo scopo del vostro piano» disse con un risolino. «Perlomeno credo di intravederlo. Ma penso che non vogliate dirmi…»

«Dirvi che cosa?»

«Non importa. Il re ha annunciato che questa sera si terrà un festival speciale, protagonisti principali i trombettieri.»

Forzon sgranò tanto d’occhi. «Il re ha… che cosa?»

«Indetto uno speciale festival. Andiamo in un posto dove si possa parlare.»

Forzon seguì docilmente Leblanc nello scantinato, dove musica e acclamazioni giungevano molto attutiti. «Il re ha ordinato uno spettacolo» ripeté Leblanc. «Per questa sera. I vostri trombettieri faranno la parte del leone nei numeri in programma. Ci sarà probabilmente una folla enorme, mai vista finora. Peccato che voi non possiate assistere.»

«È meglio che ve lo dica subito» disse Forzon rassegnato. «Il mio piano è un fiasco completo.»

«Ma che cosa vi aspettavate?»

«Non questo, certamente. Quanto tempo ci rimane prima che il Comando Supremo ci faccia sgomberare da questo paese?»

«Non ne ho idea, forse un’eternità. Sapendo ora che Wheeler è l’autore di questo pasticcio, dubito che il Comando Supremo sia stato minimamente informato. Quando ci ha annunciato che il pianeta era bruciato, era un inganno inteso a intrappolare la Squadra B. La mia ipotesi è che non abbia osato scriverlo in un rapporto, perché presto o tardi il Comando Supremo invierebbe un corpo di spedizione per sfollare tutto il personale dell’ERl, lui compreso. Ne sia certo. E ciò che accadrebbe poi non sarebbe piacevole per il Vice-Coordinatore Blagdon Wheeler.»

«Può avere escogitato qualche modo di farla franca.»

«Non vedo quale.»

«Una delle ragioni per cui Wheeler è così pericoloso» disse Forzon guardando negli occhi Leblanc «è questa: è facile sottovalutarlo. Se ha effettivamente un modo di farla franca, allora ha già spedito quella relazione. Nel qual caso ci rimane poco tempo.»

«Quanto ci occorre?»

«Il tempo necessario per concepire un altro piano e metterlo in atto.»

Fu Leblanc questa volta a sgranare gli occhi. «È stato il festival a sconvolgere i vostri piani? Ma che cosa vi aspettavate? Re Rovva è altrettanto appassionato di musica e d’arte quanto i suoi sudditi.»

«Anche di più. E questo non l’avevo previsto» disse Forzon seccamente.

Ann Cory portò loro la colazione. Questa volta era travestita da giovane massaia kurriana: un bel miglioramento rispetto ai travestimenti precedenti, pensò Forzon.

Lei fece un cenno col capo senza guardarlo, gli passò una ciotola di stufato e notò freddamente che la musica delle trombe era molto carina.

«Che cosa fate ora?» le chiese Forzon.

«Nulla» disse.

Distribuì il pane, riempì di cril i bicchieri, sistemò della frutta in una ciotola e uscì di corsa.