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Il sorriso di Wheeler scomparve e Forzon si accorse con sorpresa che l’uomo aveva due facce, una tragica, l’altra comica, e probabilmente non sapeva neanche lui se fosse un lacrimevole pagliaccio o un risibile attore tragico.

Forzon sollevò il libro. «Che cos’è?»

«Il Manuale Operativo 1048-K. Il manuale ERI fondamentale. C’è tutto, dentro. Probabilmente più di quanto ti interessi.»

Forzon lo spinse da parte. «Sei stato incaricato di istruirmi.»

«Sì» annuì Wheeler. «Ma, prima, c’è un’altra cosa. Abbiamo trovato i tuoi ordini.»

«Li avete… trovati

Wheeler annuì con imbarazzo. Anche nell’espressione più tetra il suo viso tondo, gioviale pareva prossimo al riso. Forzon lo guardò con commiserazione. Indipendentemente dalle sue qualità, quell’uomo era destinato a fare sempre il vice di un altro. A ogni svolta della sua carriera, il lato clownesco della sua personalità doveva far capolino e convincere i suoi superiori che non si poteva prenderlo sul serio.

«Un impiegato dell’ufficio comunicazioni ha preso un granchio» disse Wheeler. «Non è tutta colpa sua. Effettivamente gli ordini erano indirizzati a qualcuno di cui non aveva mai sentito parlare. Sapeva che sul pianeta Gurnil non vi era un Jef Forzon, e che non c’erano intendenti di sorta nel raggio di molti anni-luce. Naturalmente ha creduto che gli ordini fossero giunti a Gurnil per errore di codice e li ha archiviati provvisoriamente chiedendo conferma. Ne accadono di tutti i colori, con i ripetitori spaziali. La conferma non è arrivata… e i tuoi ordini sono rimasti in archivio. Nulla di grave, comunque. Tu sei qui, i tuoi ordini sono qui. Ne sto facendo fare delle copie. Devi assumere il comando della Squadra B.»

Forzon lo guardò stupito. «Un ufficiale della Sovrintendenza Culturale al comando di una squadra operativa delle Relazioni Interspaziali? Rimetti in archivio quegli ordini e chiedi un’altra conferma, è meglio!»

«Già fatto» disse Wheeler. «Voglio dire che ho chiesto conferma. È la prassi. Non credo vi sia probabilità d’errore.»

«Allora qualcuno al Comando Supremo ERI è diventato matto.»

Per una volta il viso di Wheeler fu solamente pensoso. «È quanto io sostengo, da anni. Ma, indipendentemente dalle condizioni mentali della persona che li formula, gli ordini sono ordini, inevitabilmente. La Squadra B è tua.»

«Per farne che…?»

«Già… Forse un po’ di storia di Gurnil ti sarà utile.»

«Qualsiasi cosa mi può essere utile.»

«Certo, dimenticavo che tu non hai… che tu non sei…» sorrise malinconicamente e tacque un momento per pensare. «Come già saprai, l’Ente Relazioni Interplanetarie lavora, essenzialmente, ai margini della Federazione dei Mondi Indipendenti, oltre confine. A mano a mano che la Federazione si allarga, l’ERI muove un altro passo avanti e gli prepara la strada. Compila le carte spaziali, esplora e rileva i pianeti. Se vi scopre forme di vita intelligente, nomina un Coordinatore e impianta una base di Relazioni Interplanetarie, conduce uno studio di classifica, e mette in piedi le squadre operative necessarie a guidare il pianeta verso la sua associazione alla Federazione. Se non vi trova vita intelligente, allora accadono altre cose, nessuna delle quali ci interessa, qui a Gurnil, perché la prima volta che questo pianeta è stato rilevato, quattrocento anni fa, possedeva due fiorenti civiltà di tipo umano. Sai qualcosa dei metodi impiegati dall’ERI?»

Forzon scosse il capo: «Come faccio a saperlo? Voi non lasciate entrare la SC finché non avete decretato il pianeta “non ostile”, e questo non avviene se non quando il vostro lavoro è terminato e il pianeta ha praticamente chiesto di entrare a far parte della Federazione.»

«Non ci possiamo permettere di lasciar impasticciare il nostro lavoro» osservò Wheeler.

«Grazie» disse Forzon asciutto. «Nel frattempo voi impasticciate il nostro.»

Wheeler sfoggiò il suo sorriso tragico. «Ci sono due o tre cose alle quali dobbiamo badare, all’infuori della cultura. Guidare il pianeta verso l’associazione alla Federazione può essere talvolta un lavoro spinoso. Bisogna che a capo di tutto il pianeta vi sia già un governo democratico voluto e istituito dal popolo stesso, senza visibile interferenza estranea. Dobbiamo lavorare in un intrico tremendo di regolamenti…»

«La democrazia imposta dall’esterno…» mormorò Forzon.

«È la prima legge dell’Ente. Raramente troviamo un pianeta retto da un governo unico, e tanto meno democratico. Perciò guidiamo piccoli gruppi politici verso un sistema democratico, poi li portiamo a unirsi in gruppi più importanti, e un bel giorno abbiamo la nostra democrazia planetaria. E tutto questo, naturalmente, lo dobbiamo fare senza che la gente sappia che siamo presenti. Talvolta occorrono secoli.»

«Ragion per cui, quando arriviamo noi, la cultura locale è inquinata.»

«Non possiamo evitarlo.»

«E allora che ci faccio io, ora, a Gurnil?»

«Non lo so» disse Wheeler con franchezza. «Ti sto solo spiegando che cosa fa qui l’ERI. Gurnil è bicontinentale. Al nostro arrivo, ciascun continente costituiva un’entità politica, governata da una monarchia assoluta. Le squadre di classifica dell’Ente avevano valutato a cinquant’anni il tempo occorrente per assolvere il nostro compito.»

«Quattrocento anni fa?»

Wheeler annuì. «La Squadra A, qui, in Larnor, è riuscita subito. Nello spazio di dodici anni la monarchia era stata sostituita da una fiorente democrazia. È tuttora fiorente. Anzi, è un modello del genere. La Squadra B, laggiù, in Kurr, non è riuscita a niente. Dopo quattrocento anni, il Kurr non ha fatto un solo passo avanti verso la democrazia. Si trova oggi allo stesso punto in cui l’abbiamo trovato quando il pianeta fu scoperto. Anzi, la situazione non fa che peggiorare. Ogni nuovo monarca consolida un po’ più il suo potere. Così, al momento, stanno le cose.»

«Quindi io devo prendere il comando della Squadra B, e la mia missione è quella di convertire il Kurr alla democrazia.»

«Senza ingerenza esterna visibile» Wheeler aggiunse con un sorriso. «Dovrai dare un’occhiata agli atti della Squadra B, e vedere quel che si è già tentato, prima di cominciare a elaborare piani personali.»

«Il problema, hai detto, dura da quattrocent’anni.»

«Sì…»

«In quattrocento anni si possono tentare molte cose.»

«Gli atti della Squadra B riempiono una sala» disse allegramente Wheeler.

«Inoltre, poiché l’ERI deve trovare irritante, se non addirittura imbarazzante, il problema del Kurr, gli avrà dedicato, nel corso degli anni, alcuni dei suoi uomini migliori, che devono avere impiegato tutti i trucchi, tutti gli espedienti, tutte le manovre che siano riusciti a escogitare. Tutti hanno fatto fiasco, e così l’ERI affida il lavoro a un ufficiale della Sovrintendenza Culturale. Anche se scartiamo l’ipotesi della pazzia, questo comunque sembra un provvedimento alla disperata.»

«Il Comando Supremo è infatti disperato» confermò Wheeler. «Non si tracciano le frontiere della Federazione a festoni e ricciolini. Né può esserci una bella fetta di spazio proibito, all’interno dei confini. Un pianeta come Gurnil può bloccare l’ammissione di un intero settore di mondi e portare a un punto morto l’espansione federale.»

«Se il Kurr è un osso così duro, come mai il Larnor si è arreso così facilmente?»

«È un continente povero e il suo re era di una stupidità sconfinata. Le risorse erano trascurate. La gente viveva nella più nera miseria, e non c’è voluto molto per spingerla alla rivolta. Si istigò il re a imporre sempre nuove tasse e la gente a far qualcosa in proposito.»

«Sempre senza ingerenza estranea, naturalmente.»