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La schiavetta comprata da poco, la sua Agar, fu la prima a concepire. Cavil la guardava con orgoglio mentre il suo ventre incominciava a crescere. Da quel segno capì di essere veramente il prescelto del Sorvegliante, e il nuovo potere che sentiva in sé gli diede una gioia selvaggia. Sarebbe nato un bambino, il suo bambino. Già sapeva quale sarebbe stato il passo successivo. Se il suo sangue bianco doveva salvare il maggior numero possibile di anime nere, non avrebbe certamente potuto tenersi in casa quei piccoli mulatti. Li avrebbe venduti al Sud, ciascuno a un diverso acquirente, in una città diversa, e poi avrebbe affidato al Sorvegliante il compito di vegliare su di loro finché non fossero cresciuti e non avessero sparso il suo seme fra gli sventurati membri della razza nera.

E ogni mattina guardava sua moglie fare colazione. «Cavil, amore mio» disse lei una volta «c’è forse qualcosa che non va? Nel tuo volto c’è come un’ombra, un’espressione di… rabbia, forse, o di crudeltà. Hai litigato con qualcuno? Non ti avrei detto niente, se non fosse che… mi fai paura.»

Cavil carezzò teneramente la mano contorta della moglie, mentre la serva nera li guardava da sotto le palpebre pesanti. «Non nutro rancore contro nessuno, uomo o donna che sia» disse gentilmente Cavil. «E quella che tu chiami crudeltà, non è che forza. Ah, Dolores, come puoi guardarmi negli occhi e chiamarmi crudele?»

Ella scoppiò in lacrime. «Perdonami» esclamò. «È colpa della mia immaginazione. Tu, l’uomo più buono che io conosca… È stato certamente il diavolo a inviarmi una simile visione. Il diavolo può inviare false visioni, lo sai anche tu, ma solo i malvagi restano ingannati. Perdona la mia malvagità, marito mio!»

Cavil la perdonò, ma lei non smise di piangere finché egli non le chiamò il prete. Non c’era da meravigliarsi se il Signore sceglieva i Suoi profeti solo tra gli uomini. Le donne erano troppo deboli e facili alla commozione per compiere l’opera del Sorvegliante.

Ecco come iniziò. Questo fu il primo evento di una catena fosca e terribile. Né Alvin né Peggy conoscevano questa storia finché io non ne venni a conoscenza e non la raccontai loro, molto tempo dopo, ed essi capirono sull’istante che proprio di qui era incominciato tutto quanto.

Ma non vorrei che pensaste che questa sia stata l’unica causa di tutto il male che ebbe a seguirne, perché così non fu. Vi furono altre decisioni, altri errori, altre menzogne e altre consapevoli crudeltà. L’uomo può certamente trovare molti aiutanti sulla facile via che reca all’inferno, ma nessuno potrà mai convincerlo a mettervi piede se egli non vuole.

II

LA SCHIAVETTA FUGGIASCA

Quella mattina Peggy si svegliò dopo aver sognato Alvin Miller che le colmava il cuore di ogni sorta di terribili desideri. Avrebbe voluto fuggire da quel ragazzo, e al tempo stesso restare ad attenderlo; dimenticare di conoscerlo, e guardarlo in continuazione.

Restò distesa sul letto con gli occhi semichiusi, guardando la luce grigia dell’alba insinuarsi nella soffitta. Sto stringendo qualcosa, pensò. Gli spigoli dell’oggetto le premevano nella carne con tanta forza che, quando lei aprì la mano, il palmo le faceva male come se si fosse tagliata. Ma non era così. Era solo la scatola in cui teneva il cappuccio placentare con cui Alvin era nato. O forse, pensò Peggy, forse era stata davvero ferita, profondamente ferita, e solo ora cominciava ad avvertirlo.

Peggy avrebbe voluto scagliare quella scatola il più lontano possibile, seppellirla in una buca profondissima e dimenticare dove l’aveva nascosta, cacciarla sott’acqua e coprirla di pietre in modo che non potesse più tornare a galla.

Oh, ma non è questo che voglio, disse silenziosamente. Mi spiace di aver pensato una cosa del genere. Mi spiace davvero, ma adesso sta per arrivare, dopo tutti questi anni sta per arrivare a Hatrack, e non sarà il ragazzo che ho visto percorrere tutti i sentieri del suo futuro, non sarà l’uomo in cui l’ho visto trasformarsi. No, è ancora solo un ragazzo, ha soltanto undici anni. Della vita ha già visto abbastanza da poter essere diventato dentro di sé qualcosa di simile a un uomo, ha visto tanto dolore e tanta sofferenza da bastare a una persona cinque volte più vecchia di lui, eppure quando metterà piede in paese sarà pur sempre un ragazzo di undici anni.

Non voglio veder arrivare nessun Alvin di undici anni. Sicuramente mi cercherà. Sa chi sono, anche se l’ultima volta che mi ha vista aveva solo due settimane. Sa che ho visto il suo futuro in quella buia giornata di pioggia in cui è venuto al mondo, e per questo motivo verrà da me e mi dirà: «Peggy, so che sei una fiaccola, e so che hai scritto nel libro di Scambiastorie che sono destinato a diventare un Creatore. Perciò spiegami di che si tratta». Peggy sapeva esattamente che cosa lui le avrebbe detto, e tutte le maniere in cui avrebbe potuto scegliere di dirlo… Non l’aveva visto cento volte, mille volte? E lei gliel’avrebbe spiegato, e lui sarebbe diventato un grand’uomo, un vero Creatore, e…

E poi, un bel giorno, quando lui sarà un bel giovane di ventun’anni e io un’acida zitella di ventisei, si sentirà così grato nei miei confronti, così obbligato, che chiederà la mia mano quasi fosse un dovere cui è impossibile sfuggire. E io, dopo essere stata perdutamente innamorata di lui per tutti questi anni, con la testa piena di sogni a proposito di ciò che egli avrebbe fatto e di ciò che noi avremmo potuto fare insieme, gli risponderò di sì, e lo caricherò del peso di una moglie che lui preferirebbe non aver sposato, e per tutto il tempo che trascorreremo insieme il suo sguardo non farà che cercare avidamente altre donne…

Peggy avrebbe voluto — oh, con quanto ardore — non sapere con certezza che le cose sarebbero andate così. Ma Peggy era una fiaccola fino al midollo, la fiaccola più potente di cui si fosse mai udito parlare, più potente ancora di quanto gli abitanti di Hatrack River avessero mai immaginato.

Si tirò a sedere sul letto e non gettò via la scatola, non la nascose, non la frantumò e nemmeno la seppellì. Invece la aprì. All’interno c’era l’ultimo frammento del cappuccio di Alvin, risecchito e bianco come un pezzo di carta in un focolare spento. Undici anni prima, quando la mamma di Peggy aveva aiutato il piccolo Alvin a uscire dal pozzo della vita, e Alvin aveva cercato per la prima volta di respirare nell’aria umida della locanda di papà Guester mentre a poca distanza rumoreggiava il fiume Hatrack in piena, Peggy aveva staccato quella membrana sottile e sanguinolenta dal viso del piccolo in modo che questi potesse respirare. Alvin, settimo figlio maschio di un settimo figlio maschio, e ultimo nato di tredici fratelli e sorelle… Peggy capì sull’istante quali sarebbero stati i sentieri della sua vita. Alla morte, ecco a che cosa andava incontro, alla morte in cento possibili disgrazie, in un mondo che sembrava fermamente deciso a ucciderlo prima ancora che potesse veramente dirsi vivo.

All’epoca lei era soltanto la piccola Peggy, una bambina di cinque anni, ma già da due anni sapeva di essere una fiaccola, e in quei due anni non aveva mai visto un neonato con tanti sentieri che conducessero alla morte. Peggy li aveva esplorati tutti, e di tutti ne aveva trovato uno solo, seguendo il quale quel bambino sarebbe potuto diventare uomo.

Ciò sarebbe avvenuto se lei avesse conservato quel cappuccio, sorvegliando da lontano il piccolo Alvin. In tal modo, ogni volta che la morte si fosse protesa verso di lui, Peggy avrebbe potuto prendere un frammento del cappuccio e l’avrebbe sbriciolato tra le dita, sussurrando ciò che doveva accadere, immaginandolo nella propria mente. Così sarebbe successo esattamente ciò che lei desiderava. E infatti, così era avvenuto. Non gli aveva forse impedito di annegare o di scivolare giù dal tetto? Non l’aveva salvato da un bisonte infuriato? Una volta Peggy aveva persino troncato di netto una grossa trave che cadendo da quindici metri d’altezza stava per schiacciarlo sul pavimento di una chiesa in costruzione; aveva spaccato quella trave proprio nel mezzo, così che metà gli era caduta da una parte, metà dall’altra, lasciando giusto lo spazio perché lui potesse restare in piedi. E cento altre volte, quando aveva agito così accortamente che nessuno avrebbe potuto immaginare che gli aveva salvato la vita, anche allora l’aveva protetto usando il cappuccio.