Il dottor Physicker aveva un’espressione sofferente. «Ascoltate, Goody Guester. Non lasciatevi trascinare dall’emozione. Nessuno, nel comitato scolastico, ha avuto niente da obiettare al fatto che Arthur Stuart frequentasse la nuova scuola.»
Mentre Physicker pronunciava queste parole, la vecchia Peg lanciò un’occhiata arcigna a Pauley Wiseman. Quest’ultimo si dimenava sulla sedia come se avesse un tremendo prurito in un posto nel quale un gentiluomo non può grattarsi. Certo, il dottor Physicker può dire quel che vuole, ma io ti conosco, Pauley Wiseman, e so che in quel comitato c’era almeno una persona che aveva un sacco di obiezioni a proposito di Arthur Stuart.
Whitley Physicker continuò a parlare, si capisce. Poiché stava fingendo che tutti adorassero il piccolo Arthur Stuart, non era certo nella posizione migliore per prendere atto della scomoda posizione dello sceriffo Pauley. «Sappiamo che Arthur è stato allevato da coloro che hanno fondato la città di Hatrack e oggi ne sono i due cittadini più rispettati, e tutta la città gli vuole bene. Ma non riusciamo a capire quali benefici potrà recare al ragazzo un’educazione scolastica.»
«Gli stessi benefici che può recare a chiunque altro» lo rimbeccò la vecchia Peg.
«Davvero? Siete convinta che imparare a leggere e a scrivere gli possa procurare un posto in un ufficio contabile? Credete sul serio che se pure gli permettessero di prendere la toga, una qualsiasi giuria sarebbe disposta ad ascoltare l’arringa di un avvocato nero? La società ha decretato che ogni bambino nero resti Nero anche da adulto, e il Nero, come l’antico Adamo, si procurerà il pane col sudore della fronte, e non con le fatiche dell’intelletto.»
«Arthur Stuart è più intelligente di qualsiasi altro bambino che frequenti quella scuola, e voi lo sapete.»
«Una ragione in più per non suscitare in lui speranze che potranno solo essere deluse quando diventerà grande. Sto parlando delle vie del mondo, Goody Guester, non delle vie del cuore.»
«E allora perché voi sapientoni del comitato scolastico non dite: ‘Al diavolo le vie del mondo, noi faremo ciò che riteniamo giusto!’ Non posso costringervi a fare quel che non volete, ma che io sia dannata se vi lascio dire che è per il bene di Arthur!»
Horace trasalì. Non gli piaceva sentir imprecare sua moglie. La vecchia Peg aveva cominciato da poco a farlo, dalla volta in cui aveva pubblicamente insultato Millicent Mercher perché quest’ultima voleva essere chiamata «Padrona» Mercher invece di «Goody» Mercher. A Horace non andava a genio sentirla usare parole del genere, soprattutto perché, a differenza di un uomo, non sembrava capace di scegliere il luogo e il momento giusti, o almeno così sosteneva lui. Ma la vecchia Peg affermava che se non si poteva insultare un ipocrita patentato, allora a che servivano gl’insulti?
Pauley Wiseman cominciò a farsi rosso, controllando a malapena la sfilza delle sue imprecazioni preferite che gli stava per salire alle labbra. Ma Whitley Physicker adesso era un gentiluomo, e si limitò a chinare la testa per un istante, come in preghiera… La vecchia Peg, comunque, immaginò che semplicemente attendesse di essersi calmato abbastanza da rispondere in modo civile. «Goody Guester, avete ragione. La scusa che fosse per il bene di Arthur l’abbiamo trovata solo dopo aver preso la decisione» disse infine.
La franchezza di quella risposta la lasciò senza parole, almeno per il momento. Persino lo sceriffo Pauley riuscì a emettere solo una specie di squittio. Whitley Physicker non si stava attenendo a ciò che tutti insieme avevano deciso di sostenere; pareva rischiosamente vicino a dire la verità, e lo sceriffo Pauley non sapeva mai che fare quando la gente cominciava a spargere in giro pericolose verità. La vecchia Peg provò un piacere particolare nel vedere Pauley Wiseman fare la figura dell’imbecille, cosa per cui il vecchio Pauley sembrava avere un autentico dono.
«Vedete, Goody Guester, noi vogliamo che questa scuola funzioni come si deve, lo vogliamo veramente» proseguì il dottor Physicker. «Il concetto stesso di scuola pubblica è abbastanza curioso. Nelle Colonie della Corona le scuole funzionano in modo tale che a frequentarle siano solo le persone che hanno mezzi e titoli nobiliari, cosicché i poveri non hanno modo d’istruirsi e di migliorare le loro condizioni di vita. Nella Nuova Inghilterra le scuole sono tutte religiose, per cui non ne escono menti brillanti, bensì soltanto dei perfetti piccoli puritani che sanno stare al posto assegnato a ciascuno di loro dalla volontà divina. Ma le scuole pubbliche degli Stati olandesi e della Pennsylvania stanno dimostrando a tutti che in America possiamo fare di meglio. Possiamo insegnare a ogni bambino in ogni capanna di tronchi a leggere, scrivere e far di conto, in modo da avere un’intera nazione abbastanza istruita da votare, detenere incarichi pubblici e governarsi da sola.»
«Tutto questo è molto bello» disse la vecchia Peg «e ricordo bene che questo stesso discorso l’avete fatto nella nostra sala comune non più di tre mesi fa, quando dovevamo votare per la tassa scolastica. Quel che non riesco a capire, Whitley Physicker, è perché secondo voi mio figlio dovrebbe essere un’eccezione.»
A quel punto, lo sceriffo Pauley decise che era il momento di tirare i remi in barca. E siccome tutti quanti dicevano la verità in maniera così sconsiderata, anche lui perse il controllo di sé e disse la verità. Era un’esperienza del tutto nuova per lui, e gli diede alla testa. «Scusatemi, vecchia Peg, ma in quel ragazzo non c’è una goccia di sangue vostro, per cui non lo potete considerare come un figlio… Inoltre, anche ammettendo che in lui vi sia qualcosa di Horace, questo non basterebbe certo a farlo diventare Bianco.»
Horace si alzò lentamente in piedi, come se si stesse preparando a invitare lo sceriffo Pauley fuori di casa per inculcargli un po’ di buone maniere a suon di cazzotti. Probabilmente Pauley Wiseman capì di essere nei guai nel momento stesso in cui aveva ventilato la possibilità che Horace fosse il padre di un bastardo mezzo Nero. E quando Horace si alzò in tutta la sua statura, Pauley si rese conto che uno scontro tra loro due avrebbe potuto finire in un modo solo. Perciò il vecchio Pauley si comportò com’era sua abitudine quando le cose rischiavano di sfuggirgli di mano. Si voltò leggermente di sbieco, in modo che il suo distintivo puntasse diritto verso Horace Guester. Prova a toccarmi, diceva quel distintivo, e finirai in tribunale per aggressione a pubblico ufficiale.
La vecchia Peg tuttavia sapeva che suo marito non avrebbe mai colpito un uomo per una parola di troppo; Horace non aveva steso nemmeno quel ratto di fiume che una volta l’aveva accusato di atti innominabili con animali da cortile. Horace non era tipo da perdere il controllo di sé in un accesso di rabbia. Anzi, la vecchia Peg vide che in quel preciso istante Horace aveva già dimenticato la propria rabbia verso Pauley Wiseman e stava seguendo un altro ragionamento.
Difatti Horace si rivolse alla vecchia Peg come se Wiseman nemmeno fosse esistito. «Forse dovremmo lasciar perdere, Peg. Finché Arthur era piccolo e carino è andato tutto bene, ma ora…»
Horace, guardando la vecchia Peg dritto negli occhi, si guardò bene dal concludere la frase. Lo sceriffo Pauley invece abboccò immediatamente all’amo. «Diventa più nero ogni giorno che passa, Goody Guester.»
Che si poteva rispondere a un’affermazione del genere? Se non altro, adesso il senso di quanto stava accadendo era chiarissimo: a impedire l’accesso di Arthur Stuart alla nuova scuola di Hatrack era il colore della sua pelle, e nient’altro.
Scese il silenzio. Whitley Physicker sospirò. Quando si aveva a che fare con lo sceriffo Pauley, niente andava mai secondo le previsioni. «Lo capite, adesso?» mormorò Physicker. Ora sembrava mite e ragionevole, tono che gli si addiceva particolarmente. «In questa città c’è gente arretrata e ignorante» — così dicendo lanciò un’occhiata gelida allo sceriffo Pauley — «che non riesce a tollerare l’idea che un bambino nero abbia la stessa istruzione dei propri figli. Che vantaggio c’è ad andare a scuola, pensano, se il Nero ha le stesse opportunità del Bianco? Basta che uno volti l’occhio, si dicono, e i Neri vorranno votare o detenere cariche pubbliche.»