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Fu solo quando smise di chiedersi che cosa si celasse sotto quel travestimento che Alvin si pose la domanda più importante: se quella donna aveva la possibilità di travestirsi assumendo qualsiasi aspetto desiderasse, perché aveva scelto di diventare proprio così? Fredda, severa, di mezza età, ossuta, seria, altezzosa, irritabile, distaccata… In breve, aveva deciso di diventare tutto ciò che a rigore una donna avrebbe dovuto sperare di non essere!

Forse era una fuggiasca travestita. Però, sotto tutti quei talismani, era sicuramente una donna, e Alvin non aveva mai sentito parlare di donne fuorilegge. Dunque non poteva essere così. Forse era soltanto giovane, e si era convinta che l’apparire più vecchia avrebbe indotto la gente a fidarsi di lei. A questo proposito, Alvin stesso avrebbe avuto molte cose da dire. O forse era troppo graziosa, e gli uomini le facevano in continuazione proposte inaccettabili… Alvin cercò d’immaginarsi che cosa sarebbe successo con quei ratti di fiume se la maestra fosse stata veramente bella. Ma, a dire il vero, in un caso simile quei tipi si sarebbero comportati in tutt’altro modo. Era solo alle donne brutte che davano fastidio, probabilmente perché in loro vedevano qualcosa delle loro madri. Perciò il suo aspetto così ordinario non costituiva affatto una protezione. E nemmeno era inteso a nascondere qualche difetto, perché Alvin poté constatare che la sua pelle non recava macchie, cicatrici o segni di alcun genere.

In verità, Alvin non aveva la minima idea di chi potesse celarsi sotto tanti strati di menzogne. Avrebbe potuto essere chiunque o qualunque cosa. E non poteva nemmeno chiederglielo direttamente, perché rivelarle che si era accorto del suo travestimento avrebbe reso evidente il suo dono. Confidarle un segreto del genere, quando non sapeva nemmeno chi fosse e perché avesse deciso di vivere nella menzogna, sarebbe stata una vera imprudenza.

Si chiese se non era il caso di dirlo a qualcuno. Il comitato scolastico, per esempio, non avrebbe dovuto sapere che la nuova maestra non era esattamente quella che sembrava, prima di affidare i bambini alle sue cure? Però, anche in questo caso, Alvin si sarebbe tradito; senza contare che, forse, quel segreto riguardava solo lei, e non aveva lo scopo di danneggiare nessuno. Dunque, se Alvin avesse detto la verità, né lui né la donna ne avrebbero ricavato alcun vantaggio. No, era meglio tenerla assiduamente d’occhio e capire chi era nell’unico modo in cui si possono davvero conoscere gli altri, e cioè osservando quello che fanno. Questo fu il miglior piano che Alvin fosse in grado di concepire e, del resto, ora che era a conoscenza del suo segreto, come avrebbe potuto evitare di prestarle un’attenzione particolare? Usare la sua pulce per esplorare chi gli stava vicino era diventata in lui un’abitudine così radicata che, per non sorvegliare la nuova maestra Alvin avrebbe dovuto forzare se stesso, soprattutto se lei fosse andata ad abitare nel vecchio deposito. Quasi si augurò che ciò non accadesse, così da non essere troppo infastidito da quel mistero; ma, allo stesso tempo, Alvin sperava che ci andasse, per sorvegliarla e accertarsi che fosse una persona a posto.

Ancor meglio potrei sorvegliarla se prendessi lezioni da lei, pensò. Potrei guardarla con i suoi stessi occhi, farle domande, ascoltare le sue risposte e giudicare che tipo di persona è. Forse, se studiassi con lei abbastanza a lungo, arriverebbe a fidarsi di me, e io di lei, e allora le racconterei che devo diventare un Creatore, e lei mi racconterebbe qualche grandissimo segreto, e allora potremmo aiutarci, potremmo essere veri amici come non mi è più successo da quando ho lasciato mio fratello Measure laggiù a Vigor Church.

Con quel carico — oltre alle casse di ferro, il carro doveva trasportare il baule, le borse e due passeggeri — Alvin non forzava troppo il cavallo, cosicché nell’arco di tempo occupato prima dalla loro breve conversazione e poi dal lungo silenzio riflessivo di Alvin, i due si erano allontanati dalla Foce per non più di mezzo miglio. Fu allora che scorsero l’elegante carrozza del dottor Physicker venir loro incontro. Alvin la riconobbe immediatamente e diede una voce a Po Doggly che si trovava a cassetta. Per trasbordare la maestra e tutti i suoi bagagli dal carro alla carrozza non ci volle più di qualche minuto. I pesi toccarono tutti a Po e ad Alvin; il dottor Physicker spese tutte le sue energie nell’aiutare la maestra a salire sulla carrozza. Alvin non lo aveva mai visto comportarsi in maniera tanto cerimoniosa.

«Sono terribilmente dispiaciuto che abbiate dovuto sopportare la scomodità di arrivare fin qui su un carro da trasporto» le disse. «Non mi pareva di essere così in ritardo.»

«Anzi, siete in anticipo» ribatté la signorina. E poi, rivolgendosi graziosamente ad Alvin, aggiunse: «E il viaggio sul carro è stato sorprendentemente gradevole».

Non avendo aperto bocca per la maggior parte del tragitto, Alvin non sapeva se interpretare quelle parole come un complimento per la sua capacità di tener compagnia a una donna, o come un’espressione di gratitudine per non averla infastidita. A ogni modo, si sentì le guance in fiamme, e non certo a causa della rabbia.

Mentre il dottor Physicker saliva a sua volta in carrozza, la maestra gli chiese: «Come si chiama questo giovanotto?» Poiché si era rivolta al dottore, Alvin ritenne opportuno tacere.

«Alvin» disse il dottore, sistemandosi sul sedile. «È nato qui. È l’apprendista del fabbro.»

«Alvin» ripeté la donna, ora rivolgendosi direttamente a lui dal finestrino della carrozza. «Ti ringrazio per la cavalleria che hai voluto dimostrarmi, e spero che tu voglia perdonarmi la scortesia della mia prima reazione. Avevo sottovalutato la natura malvagia dei nostri sgraditi compagni.»

La maestra si esprimeva in maniera così elegante che agli orecchi di Alvin le sue parole furono una sorta di musica, seppure dal significato un po’ oscuro. L’espressione di lei comunque era tanto gentile quanto poteva consentirlo la severità di quei lineamenti. Alvin si chiese quale fosse il viso che in realtà si celava là sotto.

«Dovere, signora» disse. «Voglio dire signorina.»

Dal sedile del cocchiere, Po Doggly fece schioccare la frusta sulla groppa delle due giumente, e la carrozza si mise in movimento, naturalmente nella direzione della Foce. Per Po non fu facile trovare un punto della strada adatto a fare manovra, per cui Alvin aveva già percorso un bel tratto prima che la carrozza tornasse a sorpassarlo. Po fece rallentare le giumente, e il dottor Physicker si sporse dal finestrino per gettare ad Alvin una moneta da un dollaro. Alvin l’afferrò, più per istinto che per riflessione.

«Per l’aiuto che hai dato alla signorina Larner» gridò l’uomo. Quindi Po fece schioccare nuovamente la frusta e la carrozza sobbalzò in avanti, lasciando Alvin in una nuvola di polvere.

Il giovane avvertì in mano il peso della moneta, e per un istante ebbe voglia di scagliarla dietro la carrozza. Ma non sarebbe servito a niente. No, l’avrebbe restituita a Physicker a tempo debito, in modo che nessuno avesse a offendersene. Tuttavia gli faceva male, lo feriva profondamente essere stato pagato per aver prestato aiuto a una donna, come se fosse stato un servo o un bambino o qualcosa del genere. E ciò che gli faceva più male era l’idea che fosse stata proprio la maestra a volerlo ricompensare. Come se, battendosi per l’onore di lei, egli si fosse meritato un quarto della paga di una giornata. Se, invece di quella lurida camicia, Alvin avesse indossato giacca e cravatta, la donna avrebbe certamente pensato che aveva compiuto il suo dovere verso una signora, da buon gentiluomo cristiano, e avrebbe saputo che gli doveva solo gratitudine, e non un pagamento in denaro.

Un pagamento. La moneta gli bruciava il palmo della mano. E pensare che, per qualche istante, Alvin si era quasi convinto di piacerle. Aveva quasi sperato che un giorno avrebbe acconsentito a dargli lezioni, ad aiutarlo a capire come funzionava il mondo e come diventare uri vero Creatore, capace di domare la terribile forza del Distruttore. Ma ora sapeva che lei lo disprezzava; come avrebbe potuto chiederle una cosa del genere? Come avrebbe potuto fingere di essere degno del suo insegnamento, sapendo che la nuova maestra vedeva in lui solo sporcizia, sangue, ignoranza e povertà? Sì, sapeva che le intenzioni di Alvin erano buone, ma ai suoi occhi era sempre un bruto, come aveva detto nell’incontrarlo. E quella parola era rimasta impressa nel suo cuore. Per lei Alvin era una specie di animale.