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Signorina Larner. Così l’aveva chiamata il dottore. Alvin assaporò quel nome nel pronunciarlo. Aveva la bocca impastata di polvere. Un animale non potrà mai andare a scuola.

XV

LA MAESTRA

La signorina Larner non aveva intenzione di cedere nemmeno di un pollice. Aveva udito storie abbastanza tremende sui comitati scolastici delle cittadine di frontiera e sapeva bene che avrebbero tentato di scansare la maggior parte degl’impegni presi per lettera. E infatti quella gente ci stava già provando.

«Nella vostra lettera mi avevate comunicato che, come parte del mio compenso, avrei avuto un alloggio a mia esclusiva disposizione. E una locanda io non la definirei certo un alloggio privato.»

«Avrete una camera tutta per voi» precisò il dottor Physicker.

«Ma sarò obbligata a consumare i miei pasti alla tavola comune. È inaccettabile. Se resto, trascorrerò tutte le mie giornate in compagnia dei bambini di questa città, e al termine del lavoro voglio preparare i miei pasti in privato e consumarli in solitudine, per poi trascorrere la serata in compagnia dei miei libri, senza distrazioni né fastidi. Questo, signori, in una locanda non sarebbe possibile, e di conseguenza una camera in una locanda non può certo dirsi un alloggio privato.»

Coloro che le stavano di fronte evidentemente la stavano valutando. Alcuni erano intimiditi dalla precisione del suo linguaggio: la signorina Larner sapeva bene che gli avvocati di provincia potevano darsi delle arie con la loro rozza clientela, ma erano incapaci di tener testa a una persona veramente istruita. Le uniche difficoltà potevano venire dallo sceriffo Pauley Wiseman. Pauley, non Paul, pensò la donna. Assurdo che un uomo adulto continuasse a usare un diminutivo infantile.

«Adesso ascoltatemi, signorina mia» disse lo sceriffo.

La signorina Larner inarcò un sopracciglio, offesa da quell’appellativo. Da un uomo come Pauley Wiseman non ci si poteva aspettare di più: si sentiva in diritto di chiamarla «signorina mia», neanche fosse una bimbetta capricciosa, soltanto perché era nubile. Il fatto che, almeno in apparenza, quella donna avesse ben più di quarant’anni, non aveva importanza.

«Che cosa dovrei ascoltare, sceriffo?»

«Ecco: Horace e Peg Guester in realtà ci avevano offerto una casetta dove avreste potuto stare da sola, ma noi gli abbiamo detto di no, chiaro e tondo, abbiamo detto di no a loro e diciamo di no pure a voi.»

«Benissimo, allora. Vedo che alla resa dei conti non intendete mantenere la vostra parola. Fortunatamente, signori, non sono una maestra alle prime armi costretta ad accontentarsi del primo lavoro che le venga offerto. Avevo un ottimo lavoro alla Penn School, e vi assicuro che sarebbero ben felici di riassumermi in qualsiasi momento. Buon giorno.»

La maestra si alzò. Così fecero tutti gli uomini tranne lo sceriffo, ma non per cortesia.

«Vi prego.»

«Sedete.»

«Parliamone.»

«Non prendete decisioni affrettate.»

A scendere in campo fu il dottor Physicker, il perfetto conciliatore, che lanciò allo sceriffo un’occhiata di fuoco. Lo sceriffo, tuttavia, non sembrava particolarmente disposto a lasciarsi zittire.

«Signorina Larner, la nostra decisione a proposito della casa non è irrevocabile. Ma vi pregherei di considerare i problemi che ci preoccupavano. Anzitutto, temevamo che la casa non fosse adatta a voi. In realtà non è una vera casa, ma un’unica stanza, ricavata da un vecchio deposito sopra una sorgente…»

Il vecchio deposito. «È riscaldata?»

«Sì.»

«Ha finestre? Una porta che io possa chiudere a chiave? Un letto, un tavolo e una sedia?»

«Sì, certo.»

«Ha il pavimento di legno?»

«Sì, nuovo di zecca.»

«Allora non credo proprio che la sua precedente funzione di deposito possa infastidirmi. Avevate altre obiezioni?»

«Sì, maledizione!» esclamò lo sceriffo Wiseman. Poi, accorgendosi dell’espressione scandalizzata che si era dipinta sul volto degli astanti, aggiunse: «Mi scuso con la signora per la volgarità del mio linguaggio».

«Sono molto curiosa di ascoltare le vostre obiezioni» disse la signorina Larner.

«Una donna da sola, in una casa isolata nel bosco! Non sta bene, cavolo!»

«In quanto ad abitare da sola, vi assicuro che lo faccio da molti anni e in tutto questo tempo non sono mai stata molestata. Vi sono per caso altre abitazioni a portata di voce?»

«La locanda da una parte e la casa del fabbro dall’altra» spiegò il dottor Physicker.

«Perciò se fossi aggredita o provocata, posso assicurarvi che mi farei sentire, nella certezza di essere prontamente soccorsa. O forse temete, signor Wiseman, che io possa dedicarmi volontariamente ad attività disdicevoli?»

Naturalmente era proprio a questo che lo sceriffo aveva pensato, e il rossore che si diffuse sul suo viso lo dimostrò.

«Credo abbiate sufficienti referenze riguardo alle mie qualità morali» proseguì la signorina Larner. «Comunque, se avete qualche dubbio in proposito, sarebbe molto meglio che tornassi immediatamente a Filadelfia. Se alla mia età non mi si ritiene capace di vivere rettamente senza supervisione, come potreste affidarmi l’educazione dei vostri figli?»

«Non è decoroso!» esclamò lo sceriffo.

La signorina Larner sorrise benevolmente. «Nella mia esperienza, sceriffo Wiseman, ho potuto constatare che, quando una persona presuppone che gli altri siano inclini a commettere atti contro la decenza non appena se ne offra loro l’occasione, quella persona non fa altro che esibire la battaglia che ha luogo nel suo cuore.»

Pauley Wiseman non capì che la maestra gli aveva appena rivolto un’accusa, o almeno non prima che alcuni avvocati si fossero messi a ridacchiare, coprendosi la bocca con la mano.

«A mio parere, signori del comitato, avete solo due possibilità. La prima consiste nel ripagarmi il battello fino a Dekane e la diligenza fino a Filadelfia, più il salario del mese che avrò trascorso in viaggio.»

«Se non lavorate, niente salario» sbottò lo sceriffo.

«Siete troppo precipitoso, signor Wiseman» disse la signorina Larner. «Sono convinta che gli uomini di legge qui presenti potranno informarvi che le lettere del comitato scolastico costituiscono un contratto che, in questo caso, voi non avreste rispettato, e che di conseguenza potrei esigere non il salario di un mese, bensì di un anno intero.»

«Be’, questo resterebbe da vedere, signorina Larner…» obiettò uno degli avvocati.

«L’Hio adesso fa parte degli Stati Uniti» rispose la signorina Larner «ed esistono ampi precedenti stabiliti dai tribunali di altri Stati, precedenti vincolanti anche per voi, a meno che lo Stato dell’Hio non deliberi di legiferare altrimenti. Ma una simile legge per adesso non esiste.»

«Abbiamo assunto una maestra o un’avvocatessa?» chiese un altro avvocato, e tutti risero.

«La seconda possibilità consiste nel permettermi di visitare questa… questo deposito, in modo che io possa stabilire se lo ritengo adatto alle mie esigenze e, nel caso che così fosse, permettermi di alloggiarvi. Dal canto mio, posso assicurarvi che se mai doveste sorprendermi impegnata in attività meno che irreprensibili, sarà vostro diritto licenziarmi immediatamente.»