«Signorina Larner, non ho intenzione di menare il can per l’aia. Voi avete qualcosa di cui io ho bisogno.»
«Ah?»
«Cioè, non io, per dire la verità, ma mio figlio, Arthur Stuart.»
Se la signorina Larner si era resa conto che si trattava del nome del re, non ne diede alcun segno. «E che cosa potrei fare per vostro figlio, Goody Guester?»
«Insegnargli a leggere nei libri.»
«Questo è ciò che sono venuta a offrire a tutti i bambini di Hatrack, Goody Guester.»
«Non ad Arthur Stuart. Almeno non se quei vigliacchi mascalzoni del comitato scolastico riescono ad averla vinta.»
«E perché dovrebbero escludere vostro figlio? È forse troppo grande?»
«No, ha esattamente l’età giusta, signorina Larner. Ma è del colore sbagliato.»
La maestra la fissò con volto inespressivo.
«È Nero, signorina Larner.»
«Per metà, vorrete dire» disse premurosamente la maestra.
Naturalmente la donna stava cercando d’immaginarsi in che modo la moglie del locandiere fosse arrivata a partorire un bambino dalla pelle scura. La vecchia Peg provò una certa soddisfazione nel vedere che la maestra cercava di comportarsi educatamente mentre sicuramente dentro di sé doveva essere inorridita. Comunque non era il caso di lasciarla riflettere troppo a lungo su un’idea del genere, vero? «È adottato, signorina Larner» spiegò la vecchia Peg. «Diciamo che la sua mamma nera era imbarazzata da un bambino mezzo Bianco.»
«E voi, spinta dalla generosità del vostro cuore…»
Possibile che nel tono della signorina Larner vi fosse un’ombra di malignità? «Volevo un bambino. Non mi sono presa cura di Arthur Stuart per pietà. Adesso è mio figlio.»
«Capisco» disse la maestra. «E la brava gente di Hatrack ha stabilito che se due orecchie mezze nere avessero ascoltato le mie parole in mezzo a quelle perfettamente bianche dei loro figli, l’educazione di questi ultimi avrebbe potuto risentirne.»
Il tono della signorina Larner aveva assunto nuovamente un che di maligno, solo che adesso la vecchia Peg osò in cuor suo rallegrarsi, udendo il modo in cui la maestra aveva pronunciato quelle parole. «Allora lo prenderete, signorina Larner?»
«Goody Guester, debbo confessarvi di aver vissuto troppo a lungo nella città dei quaccheri. Avevo dimenticato che in questo pianeta esistono luoghi in cui individui dalle vedute ristrette hanno l’impudenza di punire un fanciullo innocente per il peccato di essere nato con la pelle di una tinta più scura. Posso assicurarvi che mi rifiuterò categoricamente di aprire la scuola se tra i miei alunni non vi sarà anche il vostro figlio adottivo.»
«No!» esclamò la vecchia Peg. «No, signorina Larner, state correndo troppo.»
«Sono una Emancipazionista convinta, Goody Guester. E non mi unirò a una cospirazione mirante a privare un bambino nero del patrimonio intellettuale della nazione.»
La vecchia Peg non aveva la minima idea di che cosa diavolo fosse il patrimonio intellettuale della nazione, ma sapeva che la signorina Larner si stava scaldando troppo. «Dovete ascoltarmi fino in fondo, signorina Larner. Quelli là non faranno altro che prendersi un’altra maestra, e io sarò nei guai peggio di prima, come pure Arthur Stuart. No, vi chiedo soltanto di concedergli un’ora la sera, due o tre volte la settimana. Durante il giorno ci penserò io a farlo studiare, perché impari bene quello che voi gli spiegate. È un ragazzo sveglio, ve ne accorgerete. Sa già le lettere dell’alfabeto, e dovreste sentirlo come le recita, dall’A alla Z, meglio di Horace… voglio dire mio marito, Horace Guester. Perciò non vi chiedo altro che qualche ora la settimana, se potete dedicargliele. Ecco perché abbiamo risistemato il vecchio deposito, pensando che in questo modo poteva venire da voi senza che nessuno se ne accorgesse.»
La signorina Larner si alzò dal bordo del letto dove era rimasta seduta fino a quel momento, e mosse qualche passo verso la finestra. «È qualcosa che non avrei mai immaginato di dover fare: dar lezioni a un bambino in segreto, quasi fosse un delitto…»
«Agli occhi di certa gente lo è, signorina Larner.»
«Ah, di questo non ho il minimo dubbio.»
«Anche voi quaccheri non vi riunite a pregare in silenzio? In fondo non vi chiedo altro che una specie di riunione silenziosa…»
«Non sono quacchera, Goody Guester. Sono semplicemente un essere umano che si rifiuta di misconoscere l’umanità di un altro essere umano, a meno che non siano le sue stesse azioni a dimostrarlo indegno di questo nobile legame di fratellanza.»
«Allora lo prenderete?»
«Dopo le ore di scuola, sì. In questa casa, che voi e vostro marito mi avete così cortesemente concesso, sì. Ma in segreto? Mai! Proclamerò a tutti la mia volontà di dare lezioni private ad Arthur Stuart, e non solo qualche sera la settimana, bensì tutti i giorni. Dopo le ore di scuola sono libera di dare lezioni a chi voglio — il mio contratto lo prevede esplicitamente — e, purché io non violi il contratto, quella gente dovrà sopportarmi per almeno un anno. Vi sta bene?»
La vecchia Peg guardò la donna con vera ammirazione. «Che mi prenda un colpo» disse «ma siete cattiva come un gatto con un pruno nel sottocoda.»
«Mi rincresce di non aver mai visto un gatto in una situazione così incresciosa, Goody Guester, talché non posso valutare l’accuratezza della vostra similitudine.»
La vecchia Peg non aveva capito un’acca di ciò che la signorina Larner aveva detto, ma le parve di scorgere nello sguardo della maestra uno scintillio malizioso, per cui concluse che andava bene così.
«Quando posso mandarvi Arthur?» chiese.
«Come vi ho spiegato all’inizio, ho bisogno di una settimana per sistemarmi. Quando la scuola aprirà per i bambini bianchi, aprirà anche per Arthur Stuart. Resta da definire soltanto la questione del compenso.»
La vecchia Peg restò per un attimo interdetta. Era arrivata lì pronta a offrire del denaro, ma, dopo aver sentito la signorina Larner parlare in quel modo, si era fatta l’idea che alla fin fine mandare Arthur a scuola non le sarebbe costato niente. D’altra parte l’insegnamento era l’unica fonte di reddito della signorina Larner, per cui la vecchia Peg non trovava affatto sbagliato pagarla. «Avevamo pensato di offrirvi un dollaro al mese, che sarebbe una cifra alla nostra portata, ma se vi serve di più…»
«Oh, non parlavo di denaro, Goody Guester. Pensavo solo di chiedervi se non potreste concedermi di svolgere una lettura settimanale di poesia presso la vostra locanda, la domenica sera, alla quale invitare tutti coloro che a Hatrack aspirano ad acquistare maggiore familiarità con il fior fiore della letteratura inglese.»
«Non credo che in città ci sia molta gente che apprezzi la poesia, signorina Larner, però, se volete provarci, sarete la benvenuta.»
«Credo che resterete piacevolmente sorpresa nel constatare quante persone desiderino essere considerate istruite, Goody Guester. Avrete difficoltà a trovare sedie sufficienti per tutte le signore di Hatrack che costringeranno i loro mariti ad accompagnarle per udire i versi immortali di Pope e Dryden, Donne e Milton, Shakespeare e Gray, e — sì, oserò anche questo — Wordsworth e Coleridge, e forse perfino un poeta vagabondo della nostra terra, un inventore di storie bizzarre che porta il nome di Blake.»
«Non vorrete per caso riferirvi al vecchio Scambiastorie, eh?»
«Ritengo che questo sia il soprannome con il quale è più comunemente conosciuto.»
«E voi avete qualche sua poesia?»