Fingere la faceva soffrire. Aveva giurato di non mentire mai, e in un certo senso non mentiva nemmeno adesso. Il nome che si era data, Larner, non significava altro che «maestra», e siccome faceva la maestra, quello poteva dirsi il suo vero nome, come quello di suo padre era Guester, cioè locandiere, e quello di Makepeace, Smith, cioè fabbro. E quando gli altri le rivolgevano qualche domanda, lei non rispondeva mai con una bugia, sebbene si rifiutasse di dire cose che potevano rivelare all’interlocutore più dello stretto necessario, suscitando in lui curiosità inopportune.
Eppure, nonostante la cura con cui evitava di mentire apertamente, aveva una gran paura d’ingannare solo se stessa. Come poteva pensare che la sua presenza in quel luogo, sotto quel travestimento, fosse qualcosa di diverso da una menzogna?
Eppure in fondo anche quell’inganno rispondeva a verità. Non era più la stessa persona di quand’era la fiaccola di Hatrack. E il legame che la univa a quelle persone era cambiato. Se avesse sostenuto di essere la piccola Peggy, allora sì che quella sarebbe stata una menzogna più grande del suo travestimento, perché tutti avrebbero visto in lei la ragazzina di una volta, e l’avrebbero trattata di conseguenza. Dunque il suo travestimento era un riflesso di ciò che lei era veramente, almeno in quel luogo e in quel momento: istruita, riservata, zitella per propria scelta, sessualmente inaccessibile.
Non si trattava affatto di una menzogna, quindi; era semplicemente un modo per mantenere un segreto, il segreto di ciò che era stata e ormai non era più. Il suo giuramento non era stato infranto.
Sua madre era già scomparsa da tempo fra gli alberi che crescevano fra il vecchio deposito e la locanda, ma Peggy continuava a guardare in quella direzione. E, se avesse voluto, Peggy avrebbe potuto ancora vederla, non con lo sguardo bensì con la sua vista interiore, cercando la fiamma vitale di sua madre, penetrandovi dentro, esplorandone ogni recesso. Mamma, non sai che il tuo cuore non può avere segreti per tua figlia Peggy?
Ma ormai sua madre avrebbe potuto serbare per sé tutti i segreti che voleva. Peggy non avrebbe più scrutato nel suo cuore. C’erano voluti anni di studio, e montagne di libri letti così in fretta da farle temere che in America non ve ne fossero abbastanza per poter placare la sua sete di sapere… Ma finalmente, dopo tanti anni e tanti libri, aveva acquistato un solo nuovo talento di cui potesse dirsi sicura. Aveva finalmente padroneggiato la capacità di non vedere nel cuore degli altri a meno che non fosse lei stessa a volerlo. Aveva finalmente domato la sua vista da fiaccola.
Certo, continuava ancora a guardare nel cuore degli altri quando ne aveva bisogno, però accadeva di rado. Persino di fronte al comitato scolastico, per indurre quella gente a cambiare idea, non aveva dovuto ricorrere che alla sua conoscenza della natura umana per intuire i loro pensieri e agire di conseguenza. E in quanto ai futuri contenuti nella fiamma vitale di ciascuno, Peggy non vi prestava più alcuna attenzione.
Non sono più responsabile dei vostri futuri, chiunque voi siate, pensò. Tanto meno del tuo, mamma. Mi sono immischiata anche troppo nella tua vita, nella vita degli altri. Se conosco i vostri futuri, cittadini di Hatrack, allora avverto l’imperativo morale di agire in maniera tale da far sì che ciascuno di voi si trovi dinanzi il più felice tra i futuri possibili. Ma, così facendo, io stessa cesso di esistere. Il mio futuro diventa l’unico privo di speranza. Per quale motivo dovrei subire una simile condanna? Chiudendo gli occhi di fronte a ciò che accadrà veramente, divento una persona come voi, capace di vivere la mia vita in base alle mie ipotesi riguardo a ciò che potrebbe accadere. La felicità non potrei assicurarvela comunque, e in questo modo per lo meno anch’io avrò una possibilità di raggiungerla.
Anche nel giustificarsi, sentì montare dentro di sé il gusto amaro del senso di colpa. Rifiutando il suo dono, peccava contro il Dio dal quale lo aveva ricevuto. Un grande maestro, Erasmo, aveva affermato: «Il tuo dono è il tuo destino. Non conoscerai mai la gioia se non seguendo la via aperta dinanzi a te da ciò che si trova dentro di te». Ma Peggy si rifiutava di sottomettersi a quella crudele disciplina. La sua infanzia le era stata già sottratta, e a che pro? Sua madre non l’amava, gli abitanti di Hatrack avevano paura di lei e spesso addirittura la odiavano, anche se la consultavano con insistenza, cercando risposte alle loro meschine, egoistiche domande; l’accusavano aspramente tutte le volte che si ritenevano colpiti da qualche disgrazia, e non la ringraziavano mai per averli salvati da qualche catastrofe, perché, non essendone stati colpiti, non potevano sapere in che modo Peggy li avesse salvati.
Non era della gratitudine che andava in cerca, bensì della libertà. Quel fardello si era rivelato troppo pesante. Aveva cominciato a portarlo fin da piccola, e nessuno si era mai chiesto se fosse giusto sfruttarla in quel modo. Le loro paure l’avevano sempre avuta vinta sul suo bisogno di vivere un’infanzia spensierata. Forse che qualcuno l’aveva mai capito? Forse che qualcuno si era mai reso conto del sollievo con cui se li era lasciati alle spalle?
Ora Peggy la fiaccola era tornata, ma loro non l’avrebbero mai saputo. Non sono tornata per voi, gente di Hatrack, né per mettermi al servizio dei vostri figli. Sono tornata per un unico allievo, l’uomo che in questo momento lavora alla forgia, la cui fiamma vitale arde così luminosa che la vedo anche quando dormo, anche nei miei sogni. Sono tornata dopo avere imparato tutto ciò che il mondo poteva insegnarmi, così che a mia volta io potessi aiutare quel giovane a compiere un’Opera molto più grande di chiunque di noi. Il mio destino, se ne ho uno, è questo.
Nel frattempo cercherò di fare del bene, per quanto mi sarà possibile: darò lezioni ad Arthur Stuart, cercando di realizzare i sogni per i quali una giovane madre coraggiosa ha dato la vita; farò scuola a tutti gli altri bambini, insegnando loro tutto ciò che saranno disposti a imparare nelle ore previste dal contratto che ho firmato; porterò nella città di Hatrack sapere e poesia a beneficio di tutti coloro che sapranno approfittarne.
Forse più che ascoltare poesie vorreste avere a vostra disposizione le mie doti di fiaccola, la mia conoscenza dei vostri possibili futuri: per parte mia sono sicura che la poesia vi sarà molto più utile. Perché conoscere il futuro vi renderebbe pavidi e compiacenti, mentre la poesia può fare di voi quel genere di anime che riescono ad affrontare qualsiasi futuro con coraggio, saggezza e nobiltà d’animo, cosicché non abbiate bisogno di conoscere il futuro, cosicché qualsiasi futuro possa costituire per voi un’occasione di grandezza, se in voi vi è della grandezza. Saprò mai insegnarvi a vedere in voi stessi ciò che vi scorse Gray?
Ma Peggy dubitava che tra le anime di Hatrack si celasse davvero un Milton silenzioso e senza gloria. Pauley Wiseman non era certo un Cesare in potenza. Magari nutriva anche ambizioni in tal senso, ma gli mancavano l’intelligenza e l’autocontrollo. Whitley Physicker non era un Ippocrate, per quanto cercasse di guarire e conciliare: a rovinarlo era l’amore per il lusso e, come molti altri medici di belle speranze, aveva intrapreso quella carriera per amore non del lavoro in sé ma di ciò che gli poteva fruttare.
Peggy prese il secchio che si trovava dietro la porta. Per quanto stanca, non aveva nessuna intenzione di mostrarsi debole, nemmeno per un istante. Quando suo padre e sua madre fossero arrivati, avrebbero scoperto che la signorina Larner aveva già fatto da sola tutto ciò che si poteva fare prima dell’arrivo della vasca.