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— I cattivi odori. I sapori. No, Pete, mi dispiace. Non sono un fiorellino delicato, ma le visite che sono obbligata a fare a Boswash sono il massimo che riesco a sopportare… dopo aver conosciuto questa regione.

— Anch’io sto pensando di trasferirmi in campagna — dissi. — Affittare un cottage in un’areagricola, sbrigare la maggior parte di lavoro via sensifono, senza bisogno di andare in città se non quando mi assegneranno l’incarico di documentare qualcosa laggiù.

Lei fece una smorfia. — Spesso mi capita di pensare che le areagricole siano peggiori di qualsiasi metropoli.

— Uh? — Fui sorpreso che lei potesse ancora sorprendermi.

— Oh, più pulite, più tranquille, meno pericolose, gli abitanti non sono costretti a rimanere gomito a gomito, è vero — ammise. — Ma almeno quella gente di città, frenetica, ringhiosa, tenace, ha una certa libertà, una certa… vitalità. Può anche essere la vita di un branco di topi, ma è autentica, ha un minimo di struttura, e di spontaneità e… Lontano dalle città, non è solo la natura ad essere irregimentata, ma anche la gente.

Be’, non so in che altro modo si potrebbero organizzare le cose per nutrire una popolazione mondiale di quindici miliardi di persone.

— Va bene — dissi. — Capisco. Ma questo argomento è deprimente. Facciamo due passi. Ho trovato delle genziane in fiore.

— Così presto nella stagione? Possiamo arrivarci a piedi? Mi piacerebbe vederle.

— Adesso sono troppo lontane, temo. Ho dovuto camminare per parecchi giorni. Comunque, lascia che ti mostri il cespuglio di mirtilli del luogo. Varrebbe la pena di visitarlo, vieni alla fine dell’estate.

Mentre le afferravo di nuovo il braccio, lei disse, in quel suo modo goffo, — Sei diventato un esperto, vero Pete?

— Difficile evitarlo — borbottai. — Dieci anni a raccogliere materiale sensitivo sul Sistema Riserve.

— Dieci anni… frequentavo ancora il liceo quando tu hai cominciato. Conoscevo soltanto i parchi regolari, dove si faceva la fila su un sentiero lastricato per vedere una sequoia o un geyser, e prenotavo il diritto di nuotare con un mese di anticipo. Mentre tu…

Le sue dita si chiusero intorno alle mie, forti e calde. — Non è giusto mettere fine alla tua permanenza.

— La vita non è mai «giusta».

Ce n’è maledettamente troppa di vita umana. Troppo poca di qualsiasi altra specie. E dobbiamo conservare un po’ di ambienti naturali, una riserva necessaria per quel che è rimasto dell’ecologia del pianeta; una fonte di conoscenza per i ricercatori che stanno tentando di imparare abbastanza su questa ecologia per salvarla prima del collasso definitivo; nessuno ne parla, ma è un concetto ben presente nella mente di chi ragiona, e cioè il fatto che se ci sarà il disastro, le riserve saranno l’ultimo vivaio di speranza della Terra.

— Voglio dire — proseguì Jo a fatica, — naturalmente aree come questa stavano per essere distrutte dalla folla: amate fino alla morte, come ha scritto qualcuno — così l’unica cosa da fare è stata quella di chiuderle a tutti, eccetto che a pochi custodi e scienziati, e questo era politicamente impossibile a meno che «tutti» non significasse tutti — Ah, sì, era tornata alla sua abitudine di passare in rassegna i più triti luoghi comuni. — E dopotutto, i documentari sensitivi che artisti come te hanno realizzato saranno sempre disponibili, e… — Il luogo comune svanì. — Tu non puoi ritornare, Pete! Mai più!

Le sue dita ricordarono dov’erano e mi lasciarono andare. Le mie le inseguirono e la strinsero, con gentilezza calcolata. Intanto, i miei battiti acceleravano. Era un bene che le parole apparissero inopportune in questo momento, perché la mia bocca era arida.

Un inviato dovrebbe essere più sicuro di sé. Ma la posta era maledettamente alta. Avevo fatto in modo che a Jo importasse di me, non solo nel modo benevolo dei suoi colleghi, tanto isolati dall’umanità da potersi permettere la benevolenza, ma proprio di me, di questo atomo-Pete che voleva passare il resto dei suoi tremuli giorni sulle montagne del Wind River. Ma fino a che punto le importava?

Passeggiammo intorno al lago. Il sole era calato dietro ai picchi — per alcuni minuti, le nevi ad est sembrarono avvolte dalle fiamme — e le ombre si infittirono. Sentii il fischio di una civetta in amore. Nel blu maestoso del cielo, Venere brillò all’improvviso. L’aria divenne più tagliente, facendo scorrere il sangue più velocemente.

— Br-r-r! — rise Jo. — Adesso ho davvero bisogno di bere qualcosa.

Non riuscivo a distinguere i suoi lineamenti nel crepuscolo. Le prime stelle spiccavano infinitamente chiare. Ma Jo era una forma confusa, una fonte di calore, qualcosa di solido, niente di più. Avrebbe potuto quasi essere Marie.

Se lo fosse stata! Marie era bella, brillante, e sexy, e… Certo, aveva avuto degli amanti durante la mia lunga assenza; ma avevamo appurato che le riserve erano le mie amanti. Però non pensava più a loro quando io tornavo… Oh, se solo avessimo potuto dividere tutto!

Presto nel cielo le stelle avrebbero sopravanzato l’oscurità, la Via Lattea sarebbe apparsa come una bianca cascata, il lago ne avrebbe riflesso il chiarore, e al sorgere di Giove si sarebbe creata una perfetta radura sull’acqua. Ero rimasto fuori metà della notte precedente ad osservare quello spettacolo.

Il bagliore era già tale che non avemmo bisogno della torcia per trovare l’entrata della mia capanna. Lo strato isolante cedette al mio tocco; lo attraversammo, sigillai la porta e azionai l’interruttore principale, e le lampade fluorescenti entrarono in funzione silenziosamente, e così la ventilazione.

Jo aveva ragione: questi componibili non si prestano molto all’individualità. (Lei aveva una capanna permanente, costruita in legno, piena di tutte le cose che più le erano care.) A parte qualche libro ed altre cose del genere, la mia unica stanza era strettamente funzionale. È vero, il sensifono mi poteva quasi dare l’illusione di qualsiasi cosa o persona potessi desiderare, in qualunque parte del mondo. Noi gente di città impariamo a viaggiare leggeri. Questo interno era ben proporzionato, comodo, di una tinta piacevole; fuori ad un passo c’era quel prato alpino. Di che altro avevo bisogno?

Secondo una vecchia abitudine controllai il nucleo indicatore (c’era energia in abbondanza) prima di prendere la cena dal congelatore e metterla a cuocere. Poi presi dei salatini, rum e succo di frutta, e preparai gli aperitivi come piacevano a Jo. Lei non accennò neppure ad aiutarmi, ma rimase seduta in poltrona. Nessuno di noi due aveva parlato molto durante la passeggiata. Mi aspettavo che lei cominciasse a chiacchierare una volta arrivati qui — con quel suo tono nervoso, un po’ troppo allegro e concitato. Invece, la sua figura tozza se ne stava immobile in quella tuta color madreperla che non le donava troppo, guardandosi le mani raccolte in grembo.

Non più infreddolito, mi sfilai il giaccone e le porsi il bicchiere. — Sorridi, smettila di rimuginare! — ordinai. Lei lo prese. Brindammo. Usando la mano libera le sollevai gli angoli della bocca col pollice e l’indice. — Forza, sorridi. Questa dovrebbe essere una festicciola allegra.

— Davvero? — Gli occhi che alzò verso di me erano pieni di lacrime.

— Certo, non vorrei andarmene…

— Dov’è la foto di Marie?

Questo mi colse di sorpresa, non mi aspettavo una domanda così diretta. — Ma, uh… — Va bene. Tutto procede più in fretta di quanto avessi previsto, Peter. Adeguati. Buttai giù un sorso, raddrizzai le spalle, e dissi con decisione: — Non volevo scaricare i miei problemi su di te, Jo. Il fatto è che io e Marie abbiamo rotto. Non c’è rimasto altro che le formalità.

— Cosa?