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Era casa Belmont. Casa Belmont era in fiamme!

Rimasi immobile a guardare, pregando il cielo che qualcuno di “quelli” arrostisse nel fuoco. Ma sapevo che non era possibile, perché riuscivano a salvarsi ricorrendo ai loro meandri sotterranei. Me li immaginavo in fuga, alla ricerca dei loro cunicoli col fuoco alle spalle. Finti uomini e i finti mobili che si trasformavano rapidamente in sfere e rotolavano in cerca dei buchi.

Tutto questo faceva piacere, ma aveva comunque un valore relativo, perché casa Belmont era solo uno dei loro capisaldi sulla Terra. Ce ne dovevano essere molti altri sparsi per il mondo, collegati tra loro per mezzo della rete di tunnel, tutti convergenti verso il covo centrale degli alieni. Grazie ai misteri della loro scienza, le sfere avrebbero potuto accorrere a quella sede in un battibaleno.

Il fascio di luce di una macchina squarciò le tenebre illuminandomi. Agitai le braccia e gridai, mentre saltavo da un lato per non farmi investire. Poi le luci posteriori rosse si intensificarono e si udì uno stridore di freni. La macchina fece rapida marcia indietro fino a me.

La testa di un uomo si sporse dal finestrino: — Cristo, pensavamo che fosse morto!

Joy scese di corsa dalla macchina e mi venne incontro singhiozzando.

— Le parli — continuò a dire Larry Higgins. — Per amor del cielo, le dica qualcosa prima che impazzisca! Ha dato fuoco lei a quella casa!

Joy mi afferrò con forza per le braccia, come per rendersi conto che fossi veramente io, in carne ed ossa.

— Una di quelle cose mi ha telefonato — disse, quasi senza riuscire a respirare — e mi ha detto che eri morto… Hanno detto che chi prova a ingannarli non la passa liscia. E che tu avevi osato farlo, e loro ti avevano liquidato… E hanno aggiunto di pensare agli affari miei, per il futuro. Poi…

— Ma di che sta parlando? — mi chiese Higgins, sconvolto. — Giuro su Dio che è pazza! Mi ha telefonato e mi ha chiesto del vecchio Eolo, era così agitata che…

— Sei ferito? — mi domandò Joy.

— Un po’ malconcio. Ma ora abbiamo poco tempo.

— La signorina mi ha chiesto di portarla da Eolo — proseguì Higgins — e gli ha detto che lei era morto, ma di andare avanti a fare tutto quello che lei gli aveva ordinato. Così, il vecchio ha caricato un branco di puzzole…

— Che cos’ha fatto? — gridai. Non ci potevo credere.

— Proprio così. Ha caricato una quantità di puzzole su un camioncino e le ha portate in città.

— Ho fatto male? — mi chiese Joy. — Mi sono ricordata che mi avevi parlato di un vecchio che era amico delle puzzole e di un taxista che si chiamava Larry Higgins, e allora io…

— Oh no, cara! — risposi. — Hai fatto benissimo. Non avresti potuto fare meglio.

Le passai un braccio intorno alla vita e la strinsi forte a me. Mi fece un po’ male alle costole, ma non me ne importò molto.

— Accenda la radio — dissi a Higgins.

— Scusi se insisto, signor Graves — ribatté l’autista — ma è meglio squagliarcela da questi paraggi. La signorina ha dato fuoco alla casa, e se la polizia…

— La radio! — gridai.

Borbottando, il taxista ritirò la testa dal finestrino e accese l’apparecchio.

Attendemmo un istante, poi ci giunse la voce eccitata di uno speaker: “… migliaia di loro, milioni. Non sappiamo chi siano, né da dove provengano…”.

Da tutte le parti, pensai. Non solo da questa città, né da questo Stato, ma da ogni parte del mondo, pensai. Ed eravamo appena all’inizio, perché la notizia non si era ancora diffusa ovunque tra gli alieni.

C’era difficoltà di comunicazione, nella zona in cui era avvenuto l’idillico incontro tra la puzzola e le due sfere, il mio inseguitore pseudo-umano e il finto denaro in tasca. Quelle due sfere si erano trovate lontane dai cunicoli.

Ora invece, la notizia cominciava ad arrivare a tutti gli alieni presenti sulla Terra, e forse anche oltre, a quelli lontani dal nostro pianeta. Ne avremmo viste quantità enormi precipitarsi qui, per godere l’estasi del profumo appena scoperto.

“La cosa ha avuto inizio” continuò la radio “quando uno sconosciuto ha scaricato un gran numero di puzzole all’incrocio tra la Settima e State Street, nel cuore della città. È inutile descrivere il trambusto provocato dal fetore di quelle bestiole fra la gente che affollava i marciapiedi.

“La polizia è stata informata che le puzzole erano state lasciate in giro da uno strano vecchietto con la barba, alla guida di un pick-up. Le volanti avevano appena iniziato l’inseguimento, quando hanno cominciato ad arrivare quelle cose. Difficile stabilire se esista qualche relazione tra la comparsa delle puzzole e di queste sfere. In principio ce n’erano poche, ma poi hanno continuato ad aumentare di numero a vista d’occhio, confluendo all’incrocio come un torrente in piena. Arrivano da ogni parte. Sembrano delle palle da bowling, di colore nero. Ora l’incrocio e le quattro strade che vi convergono sono letteralmente ostruite da queste sfere.

“Appena scaricate dal camioncino, le puzzole hanno cominciato a emettere il loro irresistibile fetore, probabilmente perché impaurite dal trovarsi in mezzo a tanta gente, in un luogo sconosciuto. Questo è servito a fare il deserto intorno a loro, perché tutti sono fuggiti a precipizio, abbandonando le macchine dove si trovavano, e creando un caos indescrivibile nel traffico di quella zona. Poi è arrivata la prima palla da bowling, che, a detta di testimoni oculari, saltava e girava come impazzita. Quindi ne sono giunte altre, e tutte insieme hanno preso d’assalto le puzzole, che hanno reagito come loro costume. A questo punto, l’atmosfera nell’area ha cominciato a diventare irrespirabile, a causa del fetore emesso dalle puzzole spaventate. La gente che aspettava in macchina che il traffico riprendesse a scorrere è stata costretta ad abbandonare le vetture e a fuggire a gambe levate, mentre continuavano ad affluire interi eserciti di palle da bowling.

“Adesso le cose hanno smesso di fare piroette, perché manca lo spazio materiale. C’è solo un’enorme massa di sfere che ribollono e si disfano, una vera montagna che dall’incrocio si sta allargando nelle strade vicine, sommergendo le automobili.

“Dal nostro punto di osservazione, sulla cima del McCandless Building, lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è incredibile, spaventoso. E nessuno, ripetiamo, nessuno sa cosa siano queste cose, da dove provengano e perché siano arrivate qui…”

— È stato il vecchio Eolo a scaricare le puzzole — balbettava Higgins. — Speriamo che se la sia cavata.

Joy mi guardò. — Era questo che volevi provocare, vero?

Annuii. — Finalmente ora la gente sa, ora ci ascolteranno.

— Perché lo non spiegate anche a me? — borbottò Higgins. — C’è di nuovo di mezzo Orson Welles, o che, stavolta?

— Torniamo in macchina — mi disse Joy. — Dobbiamo cercarti un medico. Ne hai bisogno.

— Mi ascolti bene — intervenne Higgins. — Io non c’entro con questa faccenda. La signorina mi ha chiesto di accompagnarla, e io ho lasciato il taxi e sono venuto con lei a cercare il vecchio Eolo. Mi ha detto che era questione di vita o morte.

— Va tutto bene, Larry — gli dissi. — Ed era davvero questione di vita o di morte. Non gliene verrà nessun danno, glielo assicuro.

— Ma la signorina ha incendiato una casa…

— Sono stata proprio stupida — disse Joy. — Ma ero accecata dall’ira. Pensandoci su, ora, mi sembra un’azione così inutile. Ma dovevo farla pagare a qualcuno, e ho seguito l’istinto. Quando hanno telefonato per dirmi che eri morto…

— Li abbiamo spaventati — osservai — altrimenti non ti avrebbero chiamata. Forse pensavano che stessimo attuando qualche piano che non erano in grado di prevedere. Per questo hanno tentato di ammazzarmi, e di spaventare te.