«Cosa vuoi?» domandò DeChooch. «Non vedi che sono in chiesa?» «State bevendo!» «È una medicina. Sono depresso.»
«Devi seguirmi in tribunale così vengono restituiti i soldi della garanzia» dissi a DeChooch.
DeChooch fece una lunga sorsata dalla bottiglia e si asciugò la bocca col dorso della mano. «Sono in chiesa. Non puoi arrestarmi in chiesa. Dio si arrabbierà. E tu marcirai all’inferno.»
«È un comandamento» disse Carolli.
Il Luna sorrise. «Questi due sono ubriachi fradici.»
Frugai nella borsa e tirai fuori le manette.
«Aiuto, le manette» esclamò DeChooch. «Che paura.»
Gli chiusi un bracciale sul polso sinistro e feci per afferrargli l’altra mano. DeChooch estrasse una 9 millimetri dalla tasca del cappotto, disse a Carolli di tenere ferma l’estremità libera della catenella e ci sparò sopra un colpo. Entrambi strillarono quando la catena si spezzò e le loro braccia ossute furono percorse dalle onde d’urto.
«Ehi» dissi «quelle manette mi sono costate sessanta dollari.»
DeChooch socchiuse gli occhi e fissò il Luna. «Ci conosciamo?»
«Sono il Luna, amico. Mi hai visto a casa di Dougie.» Il Luna alzò la mano tenendo due dita ben strette. «Io e Dougie siamo così. Siamo una squadra.»
«Mi pareva di averti visto!» esclamò DeChooch. «Vi odio, tu e il tuo schifosissimo ladro di un socio. Avrei dovuto immaginare che Kruper non era da solo.»
«Fratello» disse il Luna.
DeChooch puntò la pistola contro il Luna. «Vi credete intelligenti, vero? Pensate di potervi approfittare di un vecchio. Volete altri soldi… è a questo che mirate?»
Il Luna si tamburellò la testa con le nocche. «Qui non cresce mica l’erba.»
«Lo voglio subito» disse DeChooch.
«È un piacere fare affari con te» rispose il Luna. «Di cosa stiamo parlando, per l’esattezza? Tostapane o super costume?»
«Stronzo» fece DeChooch. E premette il grilletto con l’intenzione di sparare al ginocchio del Luna, invece lo mancò di una decina di centimetri e il proiettile schizzò sul pavimento.
«Diamine» disse Carolli, tenendosi le mani sulle orecchie «vuoi farmi diventare sordo. Metti via quella pistola.»
«La metterò via solo dopo che avrà parlato» affermò DeChooch. «Ha qualcosa che mi appartiene.» DeChooch puntò di nuovo la pistola e il Luna si catapultò via, lungo la navata.
Avrei voluto fare l’eroina e disarmare DeChooch. In realtà ero paralizzata. Basta che qualcuno mi sventoli una pistola sotto il naso e io me la faccio sotto.
Eddie sparò un altro colpo che passò accanto al Luna e andò a scheggiare il fonte battesimale.
Carolli colpì DeChooch dietro la nuca con il palmo della mano. «Finiscila!»
Eddie barcollò in avanti e dalla pistola partì inavvertitamente un colpo che andò a infilarsi nel dipinto della crocifissione appeso sulla parete opposta.
Restammo tutti a bocca aperta. E ci facemmo tutti il segno della croce.
«Porcaccia miseria» fece Carolli. «Hai sparato a Gesù. Ti ci vorranno un bel po’ di avemarie per questo.»
«È stato un incidente» disse DeChooch. Guardò il dipinto di traverso. «In che punto l’ho colpito?»
«Al ginocchio.»
«Meno male» commentò Eddie. «Almeno non era un colpo mortale.»
«Torniamo al fatto che devi presentarti in tribunale» dissi. «Mi faresti un enorme favore se venissi con me alla centrale di polizia per fissare una nuova udienza.»
«Accidenti, sei una vera rompipalle» disse DeChooch. «Quante volte te lo devo dire che… lascia perdere. Sono depresso. Non ci sto in prigione se sono depresso. Sei mai stata dentro?»
«Non proprio.»
«Be’, credimi, non è il posto ideale quando sei depresso. E comunque, devo fare una cosa.»
Stavo frugando nella mia borsa. Dovevo avere lo spray urticante da qualche parte. E probabilmente anche la scacciacani.
«E poi, ci sono delle persone che mi cercano, dei veri duri, non come te» disse DeChooch. «Se vengo rinchiuso in galera, trovarmi sarà una passeggiata.»
«Ma io sono una dura!»
«Sei solo una dilettante, bellezza» affermò Eddie.
Tirai fuori una bomboletta di lacca per capelli, ma non riuscivo a trovare lo spray urticante. Dovevo organizzarmi meglio. Forse avrei dovuto mettere spray e scacciacani nella tasca con lo zip, ma poi avrei dovuto trovare un’altra sistemazione per gomme da masticare e mentine.
«Me ne vado» disse DeChooch. «E non provare a seguirmi altrimenti sarò costretto a spararti.»
«Solo una domanda. Che cosa volevi dal Luna?»
«È una faccenda tra me e lui.»
DeChooch uscì da una porta laterale, e io e Carolli rimanemmo a fissarlo mentre se ne andava.
«Ha appena fatto scappare un assassino» dissi a Carolli. «Se ne stava qui a bere con un assassino!»
«Macché. Choochy non è un assassino. Ci conosciamo da tanto. È una brava persona.»
«Ha cercato di sparare al Luna.»
«Si è agitato. Da quando ha avuto l’ictus, gli capita di agitarsi così.»
«Ha avuto un ictus?»
«Sì, uno piccolo, quasi insignificante. Io ne ho avuti di peggiori.»
Oh cavolo.
Raggiunsi il Luna quando era a circa mezzo isolato da casa sua. Se la stava filando, un po’ di corsa e un po’ a passo svelto, guardandosi di tanto in tanto alle spalle, in una versione tutta personale del coniglio che scappa dai segugi. Quando parcheggiai, il Luna era già entrato in casa, aveva trovato una cicca di canna e se la stava accendendo.
«C’è gente che ti spara» dissi. «Non dovresti farti le canne. Le canne ti istupidiscono e invece devi rimanere lucido.»
«Piccola» rispose sbuffando il fumo.
Già.
Trascinai via il Luna e lo portai a casa di Dougie. C’era un nuovo sviluppo. DeChooch cercava qualcosa e pensava che ce l’avesse Dougie. Ora invece era convinto che ce l’avesse il Luna.
«Di cosa stava parlando DeChooch?» chiesi al Luna. «Cosa sta cercando?»
«Non lo so, piccola, ma non è un tostapane.»
Eravamo nel soggiorno di Dougie. Dougie non è la migliore delle casalinghe, d’accordo, ma la stanza sembrava più incasinata del solito. I cuscini erano tutti di traverso sul divano e la porta del guardaroba era aperta. Feci capolino in cucina e mi si presentò più o meno la stessa scena. Gli sportelli dei pensili e i cassetti erano aperti. Anche la porta della cantina era aperta, così come quella del gabinetto. Non mi sembrava che avessimo lasciato tutto così la sera prima.
Posai la borsa sopra il piccolo tavolo della cucina e ci infilai dentro una mano per prendere lo spray urticante e la scacciacani.
«C’è stato qualcuno» dissi al Luna.
«Sì, capita spesso.»
Mi voltai e lo fissai. «Spesso?»
«È la terza volta questa settimana. Credo che qualcuno stia cercando la nostra scorta di roba. E quel vecchio poi, cosa vuole? Prima era tutto gentile con Dougie, è persino venuto qui un’altra volta. E adesso invece ce l’ha con me. Non so cosa pensare, piccola.»
Rimasi lì a bocca aperta e con gli occhi leggermente fuori dalle orbite per qualche minuto. «Aspetta un momento, mi stai dicendo che DeChooch è tornato dopo aver consegnato le sigarette?»
«Sì. Però non sapevo che fosse DeChooch. Non sapevo come si chiamava. Io e Dougie lo chiamavamo semplicemente “il vecchio”. Ero qui quando ha consegnato le sigarette. Dougie mi ha chiamato per aiutarlo a scaricare il camion. E poi è tornato a far visita a Dougie un paio di giorni dopo. Non l’ho visto la seconda volta. Lo so solo perché me l’ha detto Dougie.» Il Luna fece un ultimo tiro dalla cicca. «Però, che coincidenza. Chi avrebbe mai pensato che stavi dando la caccia al vecchio.»
Mentalmente gli diedi una botta in testa.
«Vado a controllare il resto della casa. Tu rimani qui. Se mi senti urlare, chiama la polizia.»