«Che c’è?» dissi, chiudendo la porta.
«Il Luna dice che oggi hai scelto un abito da sposa.»
Chiusi gli occhi e mi buttai all’indietro sul letto. «È vero! Mi sono lasciata trascinare.» Mugolai. «Mia madre e mia nonna si sono presentate qui da me e nel giro di pochi minuti mi sono ritrovata da Tina a provare abiti da sposa.»
«Me lo diresti se ci sposassimo, vero? Cioè, non sei il tipo che mi si presenta sulla porta di casa e mi dice che fra un’ora dobbiamo essere in chiesa.»
Mi misi seduta e lo guardai strizzando gli occhi. «Non c’è bisogno di impermalosirsi.»
«Gli uomini non si impermalosiscono» precisò Morelli. «Gli uomini si ubriacano. Le donne si impermalosiscono.»
Saltai su dal letto. «Questi commenti sessisti sono la tua specialità!»
«Calmati» disse. «Sono italiano. È normale che io faccia commenti sessisti.»
«Con me non funziona.»
«Dolcezza, sarà meglio che sistemi la faccenda prima che a tua madre arrivi l’addebito del vestito da sposa sulla Visa.»
«Be’, tu cosa vuoi fare? Ti vuoi sposare?»
«Certo. Sposiamoci subito.» Allungò dietro una mano e chiuse la porta della camera a chiave. «Spogliati.»
«Cosa?»
Morelli mi distese sul letto con una spinta e si piegò verso di me. «Il matrimonio è uno stato mentale.»
«Non a casa mia.»
Mi sollevò la maglietta per guardare sotto.
«Fermati! Aspetta un minuto!» dissi. «Non posso farlo con il Luna nell’altra stanza.»
«Sta guardando la televisione.»
Con la mano chiusa a coppa mi toccò l’osso pubico e con l’indice fece qualcosa di magico che mi fece brillare gli occhi e uscire un po’ di saliva dall’angolo della bocca. «La porta è chiusa, vero?»
«Sì, è chiusa» rispose. Mi aveva fatto scivolare le mutandine alle ginocchia.
«Forse dovresti controllare.»
«Controllare cosa?»
«Il Luna. Verificare che non stia origliando dietro la porta.»
«Non mi importa se è dietro la porta.»
«A me sì.»
Morelli fece un sospiro e rotolò via da sopra a me. «Mi sarei dovuto innamorare di Joyce Barnhardt. Lei avrebbe invitato il Luna a guardare.» Socchiuse la porta e guardò fuori. La aprì un po’ di più. «Oh, merda» disse.
Saltai in piedi con le mutandine di nuovo al loro posto. «Cosa? Cosa c’è?»
Joe era uscito dalla stanza, sì muoveva per casa aprendo e chiudendo le porte. «Il Luna se ne è andato.»
«Come è possibile?»
Morelli si fermò e mi guardò. «Ci importa?»
«Sì!»
Un altro sospiro. «Siamo stati in camera da letto un paio di minuti. Non può essere andato lontano. Vado a cercarlo.»
Attraversai la stanza fino alla finestra e guardai giù verso il parcheggio. Un’auto si stava allontanando. Era difficile vederla con la pioggia, ma sembrava quella di Ziggy e Benny. Scura, di fabbricazione americana, di media grandezza. Presi al volo la borsa, chiusi la porta di casa a chiave e mi precipitai lungo il corridoio. Raggiunsi Morelli nell’atrio. Uscimmo di corsa sul parcheggio e ci fermammo. Nessuna traccia del Luna. La berlina scura non era più in vista.
«Può darsi che sia con Ziggy e Benny» dissi.
«Dovremmo provare al loro circolo sociale.» Non riuscivo a immaginare dove altro potessero portare il Luna. Non mi sembrava verosimile che se lo fossero portato a casa con loro.
«Ziggy, Benny e Chooch sono soci del Domino su Mulberry Street» disse Morelli mentre salivamo sul suo fuoristrada. «Perché pensi che il Luna sia con Benny e Ziggy?»
«Mi è sembrato di vedere la loro macchina che si allontanava dal parcheggio. E ho la sensazione che Dougie, DeChooch, Benny e Ziggy siano tutti coinvolti in qualcosa che è cominciato con l’affare delle sigarette.»
Percorremmo le strade del Burg fino alla Mulberry e, come previsto, la berlina blu scuro di Benny era parcheggiata davanti al circolo sociale Domino. Scesi e misi una mano sul cofano. Caldo.
«Come vuoi procedere?» domandò Joe. «Vuoi che ti aspetti qui in macchina? O vuoi che ti apra la strada?»
«Il fatto che io sia una donna emancipata non significa che sia una cretina. Aprimi la strada.»
Andò a bussare e un vecchio socchiuse la porta tenendo inserita la catenella di sicurezza.
«Vorrei parlare con Benny» disse Morelli.
«Benny ha da fare.»
«Digli che lo vuole Joe Morelli.»
«Ha da fare ugualmente.»
«Digli che se non viene immediatamente alla porta gli do fuoco alla macchina.»
Il vecchio se ne andò e tornò dopo neanche un minuto. «Benny dice che se gli dai fuoco alla macchina gli toccherà ammazzarti. E poi farà la spia a tua nonna.»
«Di’ a Benny che è meglio per lui se Walter Dunphy non è qui, perché si dà il caso che Dunphy sia sotto la protezione di mia nonna. Se gli succede qualcosa, Benny si ritrova addosso il malocchio.»
Due minuti dopo la porta si aprì una terza volta e il Luna venne spinto fuori.
«Accidenti» dissi a Morelli. «Sono senza parole.»
«Piccola» salutò il Luna.
Facemmo salire il Luna nel fuoristrada e lo riportammo nel mio appartamento. Rise per tutto il tragitto e per me e Joe non fu difficile intuire il genere di esca che Benny aveva usato con lui.
«Sono stato proprio fortunato» disse il Luna, sorridente e intimorito. «Ho fatto un salto fuori per trovare un po’ di roba e quei due tipi erano là nel parcheggio. Ora gli piaccio.»
Da quando ho memoria, la domenica mattina mia madre e mia nonna vanno a messa. E tornando a casa si fermano dal fornaio per comprare una busta di ciambelle alla marmellata per mio padre, il peccatore. Calcolando bene i tempi, il Luna e io saremmo arrivati al massimo un paio di minuti dopo le ciambelle. Mia madre sarebbe stata contenta perché ero andata a trovarla, il Luna perché si sarebbe mangiato una ciambella. E io sarei stata contenta perché nonna Mazur mi avrebbe raccontato gli ultimissimi pettegolezzi su tutto e tutti, Eddie DeChooch compreso.
«Ho una notizia bomba» disse la nonna quando venne ad aprirci. «Stiva ha preso in consegna Loretta Ricci ieri e la prima veglia sarà questa sera alle sette. Si farà a bara chiusa, ma penso che valga comunque la pena andare. Forse si farà vedere anche Eddie. Metterò il vestito rosso nuovo. Ci sarà il tutto esaurito. Saranno tutti lì.»
Angie e Mary Alice erano in soggiorno davanti alla TV, che trasmetteva a un volume così alto da far vibrare i vetri alle finestre. Anche mio padre era in soggiorno, comodamente seduto nella sua poltrona preferita, e leggeva il giornale con uno sforzo tale da fargli diventare bianche le nocche delle dita.
«Tua sorella è a letto con l’emicrania» disse la nonna. «Credo che tutta quell’allegria sia stata troppo per lei. E tua madre sta preparando gli involtini di cavolo. In cucina ci sono le ciambelle, ma se non ti vanno ho una bottiglia in camera mia. Questo posto è un manicomio.»
Il Luna prese una ciambella e si trasferì in soggiorno a guardare la TV con le bambine. Io mi versai del caffè e mi sedetti al tavolo della cucina con la mia ciambella.
La nonna mi si sedette di fronte. «Che programmi hai per oggi?»
«Ho una pista su Eddie DeChooch. Se ne va in giro con una Cadillac bianca e ho appena avuto il nome della proprietaria. Mary Maggie Mason.» Tirai fuori il biglietto dalla tasca e lo guardai. «Perché questo nome non mi suona per niente nuovo?»
«Tutti conoscono Mary Maggie Mason» disse la nonna. «È una celebrità.»
«Non ne ho mai sentito parlare» intervenne mia madre.
«Certo, perché non vai mai da nessuna parte» fece la nonna. «Mary Maggie è una di quelle lottatrici nel fango che si esibiscono allo Snake Pit. È la più brava di tutte.»
Mia madre alzò gli occhi dal recipiente pieno di manzo, riso e pomodori. «E tu come fai a saperlo?»