Parcheggiai ed entrammo in casa. Anche qui, tutto nella norma. Giusto per curiosità diedi un’occhiata nel frigorifero e poi nel freezer. E fu lì che trovai un arrosto.
«Vedo che hai un debole per l’arrosto» disse Lula.
«Dougie ne aveva uno nel freezer e gli è stato rubato.»
«Oh-oh.»
«Potrebbe essere quello che è stato rubato.»
«Fammi capire bene. Pensi che Eddie DeChooch si sia intrufolato in casa di Dougie per rubare l’arrosto?»
A sentirlo suonava un po’ assurdo. «Potrebbe essere» dissi.
Andammo al circolo sociale e poi in chiesa, facemmo un giro nel parcheggio sotterraneo di Mary Maggie, un passaggio veloce alla Ace Pavers per finire con la casa di Ronald DeChooch nella zona nord di Trenton. Il nostro giro in macchina aveva coperto gran parte di Trenton e l’intero quartiere del Burg.
«Io ho chiuso» disse Lula. «Ho bisogno di un po’ di pollo fritto. Quello del Cluck in a Bucket, ultrapiccante e ultraunto. E voglio anche focacce e insalata russa e uno di quei frappè così densi che ti sembra di risucchiarti le budella quando provi a tirar su con la cannuccia.»
Il Cluck in a Bucket è ad appena un paio di isolati dall’ufficio. Hanno un enorme pollo girevole impalato su un’asta che spunta fuori dal parcheggio non asfaltato, e preparano degli ottimi cestini di pollo fritto.
Io e Lula ne prendemmo uno e ci sedemmo a un tavolo.
«Fammi capire bene, allora» disse Lula. «Eddie DeChooch va a Richmond per prelevare delle sigarette. Mentre DeChooch è a Richmond, Louie D tira le cuoia e qualcosa va storto. Non sappiamo cosa.»
Scelsi un pezzo di pollo e annuii.
«Choochy torna a Trenton con le sigarette, ne consegna un po’ a Dougie e poi si fa arrestare mentre cerca di portare il resto delle sigarette a New York.»
Annuii ancora.
«Poi Loretta Ricci muore e Chooch ci scappa.»
«Esatto. E poi Dougie scompare. Benny e Ziggy cercano Chooch. Chooch cerca qualcosa. Anche in questo caso, non sappiamo cosa. E qualcuno ruba l’arrosto di Dougie.»
«E adesso è scomparso anche il Luna» disse Lula. «DeChooch credeva che il Luna avesse quel qualcosa. Hai detto a Chooch che quel qualcosa l’avevi tu, e lui ti ha offerto dei soldi ma niente Luna.»
«Proprio così.»
«È la stronzata più grossa che abbia mai sentito» concluse Lula affondando i denti in una coscia di pollo. Smise di parlare e di masticare e spalancò gli occhi. «Uuh» fece. Poi cominciò ad agitare le braccia e a stringersi la gola.
«Stai bene?» le chiesi.
Si strinse ancora di più la gola.
«Battile dietro la schiena» consigliò qualcuno seduto a un altro tavolo.
«Non funziona» intervenne qualcun altro. «Bisognerebbe fare la manovra di Heimlich.»
Corsi alle spalle di Lula e provai a stringerla con le braccia sotto le ascelle per fare la famosa manovra, ma le mie braccia non erano abbastanza lunghe.
Da dietro il bancone uscì un tipo robusto, abbracciò Lula da dietro e diede una stretta.
«Oooh» fece Lula. E dalla bocca le volò un pezzo di pollo che andò a colpire in testa un ragazzino due tavoli più avanti.
«Devi dimagrire» dissi a Lula.
«Ho l’ossatura robusta» mi rispose.
Tutto tornò alla normalità e Lula cominciò a succhiare il frappè.
«Mentre stavo per morire mi è venuta un’idea» disse Lula. «Quello che devi fare è piuttosto chiaro. Devi dire a DeChooch che hai deciso di accettare i soldi. Poi lo becchiamo quando viene a ritirare quella cosa. E dopo che l’abbiamo preso lo facciamo parlare.»
«Finora non abbiamo avuto troppa fortuna.»
«Sì, ma che cosa hai da perdere? Alla fine lui non prenderà un bel niente.»
Vero.
«Dovresti chiamare Mary Maggie la lottatrice di wrestling e dirle che sei pronta a trattare» suggerì Lula.
Pescai il cellulare dalla borsa e feci il numero di Mary Maggie, ma non rispose nessuno. Lasciai nome e numero di telefono nella segreteria chiedendo di essere richiamata.
Stavo riponendo il cellulare nella borsa a tracolla quando Joyce entrò come una furia nel fast food.
«Ho visto la tua macchina nel parcheggio» disse Joyce. «Pensi di trovare DeChooch standotene qui a mangiare pollo?»
«Se ne è appena andato» disse Lula. «Avremmo potuto catturarlo, ma ci è sembrato troppo facile. Ci piacciono le sfide.»
«Voi due non sapete neanche cosa sia, una sfida» sibilò Joyce. «Siete due fallite. Ciccia e Svampita. Mi fate pena.»
«Già, faremo anche pena, ma non siamo noi ad avere problemi con i gamberetti in agrodolce» disse Lula.
Il commento colse Joyce alla sprovvista, incerta se Lula fosse coinvolta in quell’ignobile misfatto o se la stesse semplicemente provocando.
Il cercapersone di Joyce trillò. Joyce controllò sul display e atteggiò le labbra a un sorriso. «Devo andare. Ho una pista su DeChooch. È un peccato che voi due sciacquette non abbiate niente di meglio da fare che stare qui ad abbuffarvi. Anche se, a giudicare dal vostro aspetto, immagino che sia la cosa che vi riesce meglio.»
«Già, invece a giudicare dal tuo aspetto la cosa che ti riesce meglio è recuperare bastoncini e ululare alla luna» disse Lula.
«Fottiti» fece Joyce e scappò via verso la sua auto.
«Mmm» fece Lula. «Mi aspettavo qualcosa di più originale. Mi sa che Joyce è un po’ fuori forma oggi.»
«Sai cosa dovremmo fare? Dovremmo seguirla.»
Lula stava già raccogliendo il cibo rimasto sul piatto. «Mi leggi nel pensiero» disse.
Nel momento preciso in cui Joyce stava uscendo dal parcheggio, noi uscimmo dal fast food e salimmo sulla CR-V. Lula teneva sulle ginocchia il cestino di pollo e focacce, infilammo i frappè negli appositi reggibicchieri e partimmo.
«Scommetto che è una gran bugiarda» disse Lula. «Scommetto che non c’è nessuna pista. Probabilmente sta andando al centro commerciale.»
Mi tenni a un paio di auto di distanza in modo da non farmi individuare, e io e Lula rimanemmo con gli occhi incollati al parafango posteriore del SUV di Joyce. Dal lunotto si intravedevano due teste. C’era qualcuno seduto davanti, accanto a Joyce.
«Non sta andando al centro commerciale» osservai. «Sta andando nella direzione opposta. Sembrerebbe che si stia dirigendo in centro.»
Dieci minuti dopo cominciai ad avere una brutta sensazione riguardo alla destinazione di Joyce.
«So dove sta andando» dissi a Lula. «Sta andando a parlare con Mary Maggie Mason. Qualcuno deve averle detto della Cadillac bianca.»
Seguii Joyce nel parcheggio sotterraneo, mantenendomi a distanza. Parcheggiai due corsie più in là e io e Lula rimanemmo zitte e buone a guardare.
«Oh-oh» fece Lula «eccola. Lei e il suo portaborse. Stanno andando a parlare con Mary Maggie.»
Maledizione. Conosco Joyce fin troppo bene. So come lavora. Entrerà a tutta birra con la pistola puntata e perlustrerà stanza dopo stanza, dicendo che si tratta di un’irruzione del tutto legittima.
È proprio questo il genere di comportamento da cui deriva la cattiva reputazione dei cacciatori di taglie. E come se non bastasse, a volte funziona. Se Eddie DeChooch si sta nascondendo sotto il letto di Mary Maggie, Joyce lo troverà.
Da quella distanza non riuscivo a vedere bene il suo socio. Avevano entrambi T-shirt nera e pantaloni neri multitasche e dietro la maglietta, in giallo brillante, era scritto RISCOSSIONE GARANZIE.
«Cavolo» disse Lula «hanno un’uniforme. Come mai noi non abbiamo un’uniforme?»
«Forse perché non vogliamo sembrare cretine?» «Già. Stavo pensando più o meno la stessa cosa.» Saltai fuori dalla macchina e chiamai Joyce. «Ehi Joyce! Aspetta un minuto. Voglio parlarti.»
Joyce si girò sorpresa. Strizzò gli occhi quando mi vide e disse qualcosa al suo socio. Non riuscii a sentire cosa. Joyce schiacciò il pulsante di avvio dell’ascensore. Le porte si aprirono e lei e il suo socio scomparvero.