«Come è andata oggi?» le chiesi.
«Ho delle scarpe nuove! Guardale. Non sono favolose? Penso che siano le scarpe perfette per una lesbica.»
Bisognava ammetterlo: Valerie non prendeva le cose alla leggera. «Intendevo il lavoro.»
«Non è andata bene. C’era da aspettarselo, immagino. Se all’inizio non riesci…» Si appoggiò al volante e riuscì a far curvare la Buick. «Però ho iscritto le bambine a scuola. È già qualcosa.»
Lula stava aspettando sul marciapiede quando arrivammo a casa sua.
«Questa è mia sorella Valerie» dissi a Lula. «Viene con noi perché ha la macchina.»
«A quanto pare compra i vestiti al reparto moda maschile.»
«Ci sta facendo un giro di prova.»
«Per me va bene» disse Lula.
Il parcheggio dello Snake Pit era strapieno, quindi fummo costrette a lasciare la macchina lungo la strada, a mezzo chilometro da lì. Quando arrivammo alla porta d’ingresso mi facevano già malissimo i piedi e stavo cominciando ad apprezzare i vantaggi dell’essere lesbiche. Le scarpe di Valerie sembravano belle comode.
Ci sedemmo a un tavolo in fondo alla sala e ordinammo da bere.
«Come facciamo a parlare con Mary Maggie?» domandò Lula. «Da quaggiù non si vede quasi niente.»
«Ho controllato il locale. Ci sono solo due porte, così dopo che Mary Maggie avrà finito il suo incontro ci metteremo ognuna a una porta e la fermeremo prima che riesca a uscire.»
«Mi sembra un buon piano» approvò Lula, ingollando il suo drink tutto d’un fiato, pronta a ordinarne un altro.
In sala c’erano alcune donne con accompagnatore, ma il locale era perlopiù frequentato da uomini apparentemente seri che speravano che in tutto quel dimenarsi nel fango saltasse via qualche perizoma, il che immagino sia l’equivalente del placcaggio di un quarterback.
Valerie aveva gli occhi spalancati. Difficile dire se per l’entusiasmo o l’isteria.
«Sei sicura che qui incontreremo delle lesbiche?» urlò per farsi sentire sopra il chiasso della sala.
Io e Lula ci guardammo intorno. Non vedevamo nessuna lesbica. Almeno nessuna vestita come Valerie.
«Non si sa mai quando possono arrivare» disse Lula. «Forse dovresti provare a bere qualcos’altro. Mi sembri un po’ pallida.»
Quando vennero a prendere le ordinazioni lasciai un biglietto da consegnare a Mary Maggie. Le indicai il tavolo a cui sedevo e aggiunsi che avevo un messaggio da riferire a Eddie DeChooch.
Mezz’ora dopo stavo ancora aspettando una risposta da Mary Maggie. Lula si era già bevuta quattro Cosmopolitan e non dava il minimo segno di cedimento, mentre Valerie si era tracannata due bicchieri di Chablis ed era molto allegra.
Nella fossa dei combattimenti le donne si prendevano a botte. Di tanto in tanto l’ubriaco di turno finiva nella melma e veniva sbattuto di qua e di là finché non ingoiava una quintalata di fango e veniva poi cacciato dal buttafuori. Era tutto un gran tirare di capelli, schiaffoni e rotolamenti. Dopo tutto il fango è scivoloso. Fino a quel momento non era stato strappato nessun perizoma, ma c’era una serie di seni nudi spalmati di fango, tanto siliconati da sembrare sul punto di scoppiare. Tutto sommato, la cosa non doveva essere poi così piacevole e mi sentivo contenta di avere un lavoro dove mi sparavano. Sempre meglio che sguazzare mezza nuda nel fango.
Una voce annunciò l’incontro di Mary Maggie, la quale si presentò sul ring con un bikini color argento. Evidentemente era tutto studiato. Porsche argentata, bikini argentato. Fu accolta da un tifo rumoroso. Mary Maggie è famosa. Poi uscì l’altra lottatrice. Il suo nome da combattimento era Animale e, detto fra noi, non mi sembrava si mettesse bene per Mary Maggie. Gli occhi di Animale erano iniettati di sangue e anche se da lontano non vedevo benissimo, ero quasi sicura che avesse dei serpenti tra i capelli.
Il presentatore suonò la campana e le due donne prima si studiarono, poi si scagliarono l’una contro l’altra. Proseguirono così per un po’, ma poi Mary Maggie scivolò e Animale le fu subito sopra.
L’intera sala si alzò in piedi, comprese Lula, Valerie e io. Urlavamo tutte e tre, incitando Mary Maggie a sbudellare Animale. Ovviamente Mary Maggie era troppo raffinata per sbudellare Animale, così si rotolarono nel fango per qualche minuto e poi cominciarono a stuzzicare il pubblico, in attesa del povero maschio ubriaco di turno.
«Tu» disse Mary Maggie, indicando nella mia direzione.
Mi voltai, sperando di trovarmi alle spalle qualche libidinoso che agitava una banconota da venti.
Mary Maggie prese il microfono. «Abbiamo un ospite speciale questa sera. Abbiamo la Cacciatrice di Taglie, alias la Sfascia Cadillac, alias la Rompipalle.»
Oh cavolo.
«Vuoi parlare con me, Cacciatrice di Taglie?» chiese Mary Maggie. «Fatti avanti.»
«Magari più tardi» dissi, riflettendo sul fatto che sotto i riflettori Mary Maggie era tutta diversa dal topo di biblioteca che mi era sembrata inizialmente. «Parliamo dopo lo spettacolo. Non voglio farti sprecare neanche un minuto del tuo tempo prezioso mentre sei in scena.»
Poi, improvvisamente, mi ritrovai sollevata in aria da due omoni. Mi stavano spostando, sedia compresa, a un metro e mezzo da terra, verso il ring.
«Aiuto!» gridai. «Aiuto!»
Rimasi sospesa sopra il ring. Mary Maggie sorrideva. Animale faceva brutti versi e ruotava la testa. Poi la sedia si inclinò e volai in caduta libera nel fango.
Animale mi tirò in piedi prendendomi per i capelli. «Rilassati» disse. «Non sentirai niente.»
Poi mi strappò la camicia. Per fortuna avevo il reggiseno buono di pizzo Victoria’s Secret.
Un istante dopo, urlavamo tutte aggrovigliate. Mary Maggie Mason, Animale e io. Poi si fece avanti Lula.
«Ehi» fece Lula. «Veniamo qui per fare due chiacchiere e tu rovini la gonna della mia amica. Ti faremo pagare il conto della lavanderia.»
«Ah sì? Bene, metti in conto anche questo» disse Animale prendendola per un piede. Lula perse l’equilibrio e finì col sedere nel fango.
«Ora mi arrabbio davvero» disse Lula. «Stavo cercando di spiegarti come stanno le cose, ma ora mi arrabbio davvero.»
Ero riuscita a mettermi in piedi mentre Lula stava battibeccando con Animale. Mi stavo togliendo il fango dagli occhi quando Mary Maggie Mason mi saltò addosso e mi fece finire di nuovo a faccia in giù nel fango. «Aiuto» urlai. «Aiuto!»
«Lascia in pace la mia amica» disse Lula. E prese Mary Maggie per i capelli facendola volare fuori dal ring come fosse una bambola di pezza. Bang! Dritta contro un tavolo a bordo ring.
Dai lati sbucarono altre due lottatrici e saltarono dentro al ring. Lula ne scagliò fuori una e si sedette sopra l’altra. Superando le funi con un salto, Animale fu sopra a Lula, che emise un grido agghiacciante e si buttò nel fango insieme a lei.
Mary Maggie era tornata nel ring. Anche l’altra lottatrice era tornata nel ring. Entrò un tipo ubriaco. Ora eravamo in sette là dentro, a rotolarci l’uno sull’altro. Mi aggrappavo a qualsiasi cosa, cercando di non scivolare nel fango e non so come, mi ritrovai in mano il perizoma di Animale. Poi tutti cominciarono a fischiare e incitare, e i buttafuori dovettero saltare anche loro nel ring per separarci.
«Ehi» fece Lula, ancora in movimento «ho perso una scarpa. È meglio che qualcuno la ritrovi o qui non ci metto più piede.»
Il direttore di scena prese Lula per un braccio. «Non si preoccupi. Ci pensiamo noi. Da questa parte. Là per quella porta.»
E prima che potessimo capire cosa stava succedendo ci ritrovammo in strada. Lula con una scarpa sola e io senza camicia. La porta si aprì di nuovo e Valerie fu spinta fuori insieme alle nostre giacche e borse.