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«Quando è arrivata la chiamata, me lo sentivo che eri tu» mi disse Carl. «È passato quasi un mese dall’ultima volta che hai trovato un cadavere. Ormai era ora.»

«Non trovo così tanti cadaveri!»

«Ehi» disse Cagnone «è un giubbotto di kevlar quello che porti?»

«E pure nuovo di zecca» rispose Costanza. «Non ha neanche un buco di proiettile.»

I piedipiatti di Trenton sono gente di prima scelta ma il loro budget non è esattamente quello di Beverly Hills. Se sei uno sbirro di Trenton speri che Babbo Natale ti porti un giubbotto antiproiettile, perché si tratta di un articolo che viene acquistato principalmente con i soldi di donazioni e sovvenzioni varie, e non viene consegnato automaticamente insieme al distintivo.

Avevo tolto la chiave di casa dal portachiavi di DeChooch e me l’ero messa al sicuro in tasca. Consegnai le altre due chiavi a Costanza. «Loretta Ricci è nel capanno degli attrezzi. E non ha una bella cera.»

Conoscevo Loretta Ricci solo di vista. Viveva al Burg ed era vedova. Credo avesse circa sessantacinque anni. L’avevo vista qualche volta alla macelleria Giovichinni ordinare carne pressata.

Vinnie si allungò in avanti sulla sedia e guardò me e Lula strizzando gli occhi. «Come sarebbe a dire che avete perso DeChooch?»

«Non è stata colpa nostra» si giustificò Lula. «Ha giocato sporco.»

«Be’, che diamine» disse Vinnie «non posso certo pretendere che siate capaci di acciuffare uno che gioca sporco.»

«Mmm» fece Lula. «Senti, senti.»

«Dieci a uno che lo trovate al circolo sociale» suggerì Vinnie.

Una volta c’erano molti circoli sociali potenti al Burg. Erano potenti perché era lì che venivano organizzate le lotterie clandestine. Poi lo Stato del New Jersey ha legalizzato il gioco d’azzardo e in breve tempo l’industria locale delle lotterie è andata a gambe all’aria. Adesso sono rimasti pochi circoli sociali al Burg, e i loro soci se ne stanno tutti tranquillamente seduti a leggere «Modern Maturity», la rivista dell’Associazione dei pensionati, e a confrontarsi i pacemaker.

«Non credo che DeChooch sia al circolo sociale» dissi a Vinnie. «Abbiamo trovato Loretta Ricci morta nel suo capanno degli attrezzi e credo che il nostro uomo sia già in viaggio per Rio de Janeiro.»

In mancanza di qualcosa di meglio da fare, me ne andai a casa. Il cielo era coperto e aveva cominciato a piovigginare. Era pomeriggio inoltrato e vedere Loretta Ricci mi aveva scosso non poco. Lasciai l’auto nel parcheggio, aprii con una spinta la doppia porta a vetri che conduceva nel piccolo ingresso e presi l’ascensore fino al secondo piano.

Entrai nel mio appartamento e puntai dritta alla luce rossa intermittente della segreteria telefonica.

Il primo messaggio era di Joe Morelli. «Chiamami.» Il tono non era amichevole.

Il secondo messaggio era del mio amico il Luna. «Ehi, piccola» diceva «sono il Luna.» Tutto qui. Fine del messaggio.

Il terzo messaggio era di mia madre. «Perché proprio a me?» chiedeva. «Perché devo avere una figlia che trova cadaveri? Dove ho sbagliato? La figlia di Emily Beeber non trova mai cadaveri. La figlia di Joanne Malinoski non trova mai cadaveri. Perché proprio a me!»

Le notizie corrono veloci al Burg.

Il quarto e ultimo messaggio era di nuovo di mia madre. «Sto preparando un bel pollo per cena e per dolce c’è la torta rovesciata di ananas. Metto un piatto in più se non hai altri programmi.»

Con la torta di ananas mia madre mi stava mettendo con le spalle al muro.

Il mio criceto, Rex, dormiva nella sua lattina di zuppa, dentro la gabbietta sul piano della cucina. Diedi un paio di colpetti sul lato della gabbietta e gli dissi ciao, ma Rex non si mosse. Probabilmente stava recuperando il sonno dopo una dura nottata passata a correre sulla ruota.

Mi chiesi se fosse il caso di chiamare Morelli e decisi di no. L’ultima volta che gli avevo parlato era finita a suon di urli. Dopo aver passato il pomeriggio con la signora Ricci non avevo la forza di urlare a Morelli.

Mi trascinai in camera e mi lasciai cadere sul letto a ragionare. Ragionare assomiglia molto spesso a dormicchiare, anche se l’intento è diverso. Ero nel bel mezzo di uno di questi profondi ragionamenti quando squillò il telefono. Quando finalmente riuscii a emergere da quelle serie riflessioni non c’era più nessuno all’altro capo del telefono, solo un nuovo messaggio da parte del Luna.

«Uffa» diceva. Tutto lì. Nient’altro.

È risaputo che il Luna fa esperimenti con sostanze farmaceutiche che generalmente non portano a niente di buono. Di norma, la cosa migliore è ignorarlo.

Infilai la testa nel frigorifero e trovai un barattolo di olive, qualche foglia di lattuga mezza marcia, una bottìglia di birra sola soletta e un’arancia con una muffa bluastra. Niente torta rovesciata di ananas.

Ce n’era una che mi aspettava a pochi chilometri da lì, a casa dei miei. Controllai la cinta dei miei Levi’s. Non c’era spazio. Forse non avevo poi così bisogno della torta.

Bevvi la birra e mangiai qualche oliva. Niente male, ma non era il dolce di mia madre. Feci un sospiro di rassegnazione. Stavo per capitolare. Volevo la torta.

Mia madre e mia nonna erano sulla soglia quando accostai al marciapiede davanti a casa loro. Nonna Mazur si era trasferita dai miei subito dopo che nonno Mazur era salito con il suo barattolo di monetine a giocare con la grande slot-machine del buon Dio. Il mese scorso la nonna ha finalmente superato l’esame per la patente di guida e si è comprata una Corvette rossa. Le sono bastati cinque giorni per mettere insieme un numero di multe per eccesso di velocità sufficiente a farle ritirare la patente.

«Il pollo è in tavola» annunciò mia madre. «Stavamo giusto per sederci.»

«Ti è andata bene che si è fatto un po’ tardi per cena» disse la nonna. «Tutta colpa del telefono che non ha smesso di squillare un minuto. Loretta Ricci fa notizia.» Si mise seduta e spiegò il tovagliolo. «Non che mi sorprenda. Me lo sentivo già da molto tempo che Loretta cercava guai. Era davvero arrapata, quella. Si è scatenata dopo la morte di Dominic. Maniaca di uomini.»

Mio padre sedeva a capotavola e aveva l’espressione di uno che vuole spararsi.

«Saltava da un uomo all’altro al circolo degli anziani» disse la nonna. «E si dice che fosse davvero una che non si faceva troppi problemi.»

La carne veniva sempre messa davanti a mio padre, quindi fu lui a servirsi per primo. L’idea di mia madre era che se il marito fosse rimasto occupato a mangiare forse non gli sarebbe venuta voglia di saltare addosso a mia nonna e strangolarla.

«Com’è il pollo?» domandò mia madre. «Vi sembra che si sia asciugato troppo?»

No, dicemmo tutti, il pollo non si era asciugato. Il pollo andava benissimo.

«Ho visto un programma in TV l’altra settimana su una donna come lei» disse la nonna. «Era una donna molto provocante e si è scoperto che uno degli uomini con cui aveva una relazione era un alieno venuto dallo spazio. L’alieno ha preso questa donna, l’ha portata nella sua navicella spaziale e le ha fatto tutta una serie di cose.»

Mio padre si curvò ancora di più sul cibo che aveva davanti e bofonchiò qualcosa che non riuscii a capire, tranne le parole vecchia strega pazza.

«Che ne sai di Loretta ed Eddie DeChooch?» chiesi. «Credi che avessero una relazione?»

«Non che io sappia» rispose la nonna. «Da quel che mi risulta, a Loretta piacevano gli uomini focosi, e a Eddie DeChooch non si drizza. Sono uscita con lui un paio di volte e ti assicuro che il suo coso è insensibile come il pomello di una porta. Ho provato di tutto, ma non è successo niente.»

Mio padre alzò gli occhi per guardare la nonna e gli cadde un pezzo di carne dalla bocca.

Mia madre, all’altro capo della tavola, era arrossita. Inspirò e si fece il segno della croce. «Madre di Dio» disse.