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Il telefono squillò proprio mentre spegnevo il motore.

«Tua nonna è qui con me, bambina» disse Ranger. «La porto a casa. Vuoi un po’ di pizza?»

«Salame e doppia razione di formaggio.»

«Tutto quel formaggio ti ucciderà» disse Ranger e riagganciò.

Lula smontò dalla moto e mi guardò. «Sei sicura che vada tutto bene?»

«Sì, sì. Non ti preoccupare.»

Si sporse in avanti e mi abbracciò. «Sei proprio una brava persona.»

Le sorrisi sbattendo forte gli occhi e asciugandomi il naso con la manica. Anche Lula era una brava persona.

«Oh-oh» disse Lula. «Stai piangendo?»

«No. Credo di aver respirato un insetto un paio di isolati fa.»

Impiegai altri dieci minuti per arrivare a casa dei miei. Parcheggiai una casa più giù e spensi le luci. Non avevo nessuna intenzione di arrivare prima di mia nonna. Probabilmente mia madre era ormai furibonda. Meglio spiegarle che la nonna era stata rapita dopo che era tornata a casa sana e salva.

Mi sedetti sul marciapiede e approfittai del mio anticipo per telefonare a Morelli. Lo trovai al cellulare.

«La nonna è al sicuro» gli dissi. «Ora è con Ranger. È andato a prenderla al centro commerciale e la sta portando a casa.»

«Ho sentito. Ero dietro di te a casa di Ronald. Sono rimasto là finché Ranger non mi ha confermato che aveva preso tua nonna. Ora sto andando a casa.»

Morelli mi chiese di passare la notte da lui, ma rifiutai. Avevo delle cose da fare. Avevo recuperato la nonna, ma il Luna e Dougie erano ancora là fuori da qualche parte.

Dopo un po’, in fondo alla strada un paio di abbaglianti lampeggiarono e la scintillante Mercedes nera di Ranger rallentò fino a fermarsi davanti a casa dei miei. Ranger aiutò la nonna a scendere e mi sorrise. «Tua nonna si è mangiata la tua pizza. A quanto pare, fare l’ostaggio mette appetito.»

«Entri insieme a me?»

«Neanche morto.»

«Devo parlarti. Non ci vorrà molto. Mi aspetti?»

I nostri occhi si incontrarono, e restammo in silenzio per un lungo istante.

Mentalmente mi bagnai le labbra con la lingua e mi sventolai. Già. Avrebbe aspettato.

Mi voltai per entrare in casa ma lui mi tirò indietro. Fece scivolare le mani sotto la mia camicia facendomi trattenere il respiro.

«Il microfono» disse, staccando il nastro adesivo con la punta delle dita che ardevano sulla mia pelle e sfiorandomi la rotondità non coperta dal reggiseno.

La nonna era già oltre la soglia quando la raggiunsi.

«Cavolo, non vedo l’ora di andare al salone di bellezza domani e raccontare a tutti quello che mi è successo.»

Mio padre alzò gli occhi dal giornale e mia madre fu percorsa da un brivido involontario.

«C’è qualche veglia da Stiva?» chiese la nonna a mio padre. «Non vedo un giornale da due giorni. Mi sono persa qualcosa?»

Mia madre strizzò gli occhi. «Dove sei stata?»

«Magari lo sapessi» rispose la nonna. «Avevo una busta in testa quando sono arrivata e anche quando me ne sono andata.»

«È stata rapita» dissi a mia madre.

«Cosa significa… rapita?»

«Io avevo una cosa che Eddie DeChooch voleva e così ha rapito la nonna e l’ha tenuta come ostaggio.»

«Dio ti ringrazio» disse mia madre. «Credevo che fosse andata a vivere con un uomo.»

Mio padre tornò alla lettura del suo giornale. Una giornata come un’altra in casa Plum.

«Ti ha detto niente Choochy?» chiesi alla nonna. «Hai idea di che fine abbiano fatto il Luna e Dougie?»

«Eddie non sa niente di loro. Vorrebbe trovarli anche lui. Dice che è stato Dougie a cominciare tutto. Dice che Dougie gli ha rubato il cuore. Però non sono ancora riuscita a capire questa faccenda del cuore.»

«E non hai idea di dove ti abbia tenuto in questi due giorni?»

«Mi ha messo una busta in testa sia all’andata che al ritorno. All’inizio non mi ero resa conto di essere stata rapita. Credevo che volesse fare del sesso un po’ strano. Quello che so è che siamo andati in giro per un po’ e poi siamo entrati in un garage. Lo so perché ho sentito la porta del garage aprirsi e chiudersi. E poi siamo scesi al piano di sotto di una casa. Era come se il garage comunicasse con la cantina, solo che non era la solita cantina nel seminterrato. C’erano una stanza per la TV, due camere da letto e un cucinino. E poi c’era un’altra stanza con la caldaia, la lavatrice e l’asciugatrice. E non sono riuscita a vedere fuori perché c’erano delle finestre strettissime e con le persiane chiuse dall’esterno.» La nonna sbadigliò. «Be’, io vado a letto. Sono sfinita e domani ho una giornata importante. Devo sfruttare al massimo questo rapimento. Devo raccontarlo a un sacco di gente.»

«Però non dire niente del cuore» pregai la nonna. «Il cuore è un segreto.»

«Per me va bene visto che non saprei comunque che cosa dire.»

«Hai intenzione di denunciarlo?»

La nonna mi guardò stupita. «Chi, Choochy? Certo che no. Cosa penserebbe la gente?»

Ranger mi aspettava appoggiato alla macchina. Era vestito di nero. Abito sportivo nero, mocassini neri che dovevano essergli costati parecchio, T-shirt nera e giacca nera di cachemire. Sapevo che la giacca non serviva a ripararsi dal freddo. La giacca serviva a nascondere la pistola. Non che importasse poi molto. Era una bellissima giacca.

«Probabilmente Ronald porterà il cuore a Richmond domani» dissi a Ranger. «E ho paura che scopriranno che non è quello di Louie D.»

«E allora?»

«Temo che vogliano far capire il loro messaggio facendo qualcosa di brutto al Luna o a Dougie.»

«E allora?»

«Credo che il Luna e Dougie siano a Richmond. Credo che la moglie e la sorella di Louie D stiano collaborando di nascosto. E credo che abbiano il Luna e Dougie.»

«E tu vorresti liberarli?»

«Sì.»

Ranger sorrise. «Potrebbe essere divertente.»

Ranger ha uno strano senso dell’umorismo.

«Mi sono fatta dare da Connie l’indirizzo di Louie D. A quanto pare sua moglie si è rinchiusa in casa da quando Louie è morto. Anche Estelle Colucci, la sorella di Louie, è lì. È partita per Richmond lo stesso giorno in cui il Luna è scomparso. Credo che in qualche modo la donna abbia rapito il Luna e l’abbia portato a Richmond. E scommetto che c’è anche Dougie. Forse Estelle e Sophia si sono stancate dei buchi nell’acqua di Benny e Ziggy e hanno deciso di prendere in mano la situazione.» Purtroppo, da lì in poi, la mia teoria si faceva molto più fumosa. Uno dei motivi di questa fumosità era che Estelle Colucci non rispondeva alla descrizione della donna con gli occhi da pazza. A dire il vero, non rispondeva neanche alla descrizione della donna nella limousine.

«Vuoi fare un salto a casa per prendere qualcosa?» mi chiese Ranger. «O vuoi partire subito?»

Guardai dietro, verso la moto. Dovevo metterla al sicuro da qualche parte. Probabilmente non era una buona idea dire a mia madre che me ne andavo a Richmond con Ranger. E non mi sentivo del tutto tranquilla a lasciare la moto nel parcheggio sotto casa. Gli anziani del mio condominio hanno la tendenza ad andare a sbattere contro tutto quello che è più piccolo di una Cadillac. Di certo non volevo lasciarla da Morelli. Avrebbe insistito per venire a Richmond. Joe era competente quanto Ranger in questo genere di operazioni. Anzi, forse sarebbe stato meglio di Ranger, perché Morelli non era altrettanto matto. Il problema era che non si trattava di un’operazione di polizia. Era un’operazione da cacciatori di taglie.