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«Non ti farebbe male imparare a controllare la rabbia» dissi.

«Già, me lo dicono tutti.»

«Non c’erano tracce di sangue. Né fori di pallottole.»

«Mi hai preso per un dilettante?» Corrugò il viso e una lacrima gli scese sulla guancia. «Sono proprio depresso» disse.

«Scommetto che so qualcosa che ti tirerà su.»

Mi guardò come se gli sembrasse impossibile.

«Hai presente il cuore di Louie D?»

«Sì.»

«Non era il suo cuore.»

«Stai scherzando?»

«Giuro su Dio.»

«E di chi era?»

«Era un cuore di maiale. L’ho comprato dal macellaio.»

DeChooch sorrise. «Hanno messo un cuore di maiale dentro a Louie e l’hanno seppellito così?»

Feci sì con la testa.

Cominciò a ridacchiare. «E allora che fine ha fatto il vero cuore di Louie D?»

«Se l’è mangiato un cane.»

DeChooch scoppiò a ridere. E continuò finché non gli venne un attacco di tosse. Quando riacquistò il controllo e smise di ridere e tossire abbassò lo sguardo. «Gesù, ho un’erezione.»

Gli uomini hanno erezioni nei momenti più impensati.

«Guardalo» disse. «Guardalo! È una bellezza. È duro come un sasso.»

Guardai in basso. Era un’erezione niente male.

«Chi l’avrebbe mai detto?» dissi. «Va’ a pensare.»

DeChooch era raggiante. «Evidentemente non sono poi così vecchio, dopo tutto.»

Andrà in galera. Non ci vede. Non ci sente. Non riesce a fare una pisciata che duri meno di un quarto d’ora. Ma poi ha un’erezione e tutti gli altri problemi diventano sciocchezze. La prossima volta voglio rinascere uomo. Le priorità sono così nette. La vita è così semplice.

Mi saltò all’occhio il frigorifero di DeChooch. «Per caso hai preso un arrosto dal freezer di Dougie?»

«Sì. Da principio credevo che fosse il cuore. Era tutto avvolto nella pellicola trasparente ed era buio in cucina. Ma poi mi sono reso conto che era troppo grosso e quando l’ho guardato meglio ho visto che era un arrosto. Ho pensato che non gli sarebbe dispiaciuto troppo se l’avessi tenuto, e poi l’idea di mangiare l’arrosto non mi dispiaceva. Solo che non sono mai riuscito a cucinarlo.»

«Mi spiace dovertelo dire» dissi a DeChooch «ma dovresti seguirmi alla polizia.»

«Non posso» rispose. «Rifletti. Cosa penseranno… Eddie DeChooch catturato da una ragazza.»

«Non è certo la prima volta.»

«Non nel mio lavoro. Non riuscirei a mandarlo giù. Sarei messo in ridicolo. Sono un uomo. Devo essere consegnato da un duro, uno come Ranger.»

«No. Non Ranger. Non è disponibile. Non sta bene.»

«Be’, questa è la mia richiesta. Voglio Ranger. Non se ne fa niente se non viene Ranger.»

«Mi piacevi di più prima che avessi l’erezione.»

DeChooch sorrise. «Già, sono di nuovo in sella, bellezza.»

«E se ti consegnassi spontaneamente?»

«Quelli come me non si consegnano. Forse i giovani. Ma quelli della mia generazione hanno delle regole. Abbiamo un codice.» La pistola era davanti a lui sul tavolo. La prese e inserì un caricatore pieno. «Vuoi essere responsabile del mio suicidio?»

Oh cavolo.

In soggiorno c’era una lampada da tavolo accesa e la cucina era illuminata dalla plafoniera sul soffitto. Il resto della casa era al buio. DeChooch era seduto con la schiena rivolta verso la porta che dava sul soggiorno buio. Come il fantasma di una storia del terrore, con appena un leggero fruscio di vestiti, Sophia si materializzò sulla soglia. Rimase lì un momento, ondeggiando leggermente, e per un attimo pensai che potesse davvero trattarsi di un’apparizione, il frutto della mia fervidissima immaginazione. Teneva una pistola all’altezza della vita. Mi guardò dritto negli occhi, puntò, e prima che potessi avere una reazione, sparò. Bang!

A DeChooch sfuggì di mano la pistola, un fiotto di sangue gli uscì dalla testa e crollò a terra.

Qualcuno urlò. Credo di essere stata io.

Sophia ridacchiò sommessamente, aveva le pupille ridotte a capocchie di spillo. «Vi ho fatto una bella sorpresa, eh? Vi guardavo dalla finestra. Tu e Chooch seduti al tavolo a mangiare biscotti.»

Non dissi nulla. Temevo che se avessi aperto la bocca avrei cominciato a balbettare, sbavare o forse a pronunciare suoni gutturali incomprensibili.

«Oggi hanno messo Louie sotto terra» disse Sophia. «Non ho potuto prendere parte al funerale per colpa vostra. Avete rovinato tutto. Tu e Chooch. È lui che ha cominciato tutto e deve pagare. Non mi sono potuta occupare di lui finché non ho riavuto il cuore, ma ora è giunto il suo momento. Occhio per occhio.» Un’altra risatina. «E sarai tu ad aiutarmi. Se fai un buon lavoro, magari ti lascio andare. Che ne dici?»

Credo di aver annuito, ma non ne sono sicura. Non mi avrebbe mai lasciato andare. Lo sapevamo tutte e due.

«Occhio per occhio» disse Sophia. «È la parola di Dio.»

Mi venne da vomitare.

Sorrise. «Vedo dalla tua faccia che hai capito cosa intendo fare. Non c’è altro modo, non ti pare? Se non facciamo così saremo dannati per sempre, disonorati per sempre.»

«Lei ha bisogno di un medico» sussurrai. «Ha subito troppi stress. Non ragiona come dovrebbe.»

«Che ne sai di come si deve ragionare? Parli con Dio, sei guidata dalla Sua parola?»

La fissai, mentre mi sentivo il cuore battere forte in gola e alle tempie.

«Io parlo con Dio» disse. «Faccio quello che Lui mi dice di fare. Sono uno strumento nelle Sue mani.»

«Sì, va bene, ma Dio è uno buono. Di certo non vorrebbe che lei facesse qualcosa di brutto.»

«Faccio quello che è giusto» disse Sophia. «Elimino il male alla fonte. Ho l’anima di un angelo vendicatore.»

«Come lo sa?»

«Me lo ha detto Dio.»

Mi saltò in mente un nuovo, terribile pensiero. «Louie sapeva che lei parla con Dio? Che lei è uno strumento di Dio?»

Sophia si immobilizzò.

«Quella stanza nella cantina… la cella di cemento dove ha tenuto il Luna e Dougie. Louie l’ha mai rinchiusa in quella stanza?»

La pistola le tremava in mano e le brillavano gli occhi. «È sempre difficile per coloro che credono. I martiri. I santi. Stai cercando di sviarmi, ma non funziona. So quello che devo fare. E adesso mi aiuterai. Voglio che ti metta in ginocchio e gli sbottoni la camicia.»

«Neanche per sogno!»

«E invece sì. Fallo subito o ti sparo. Ti sparo prima su un piede e poi sull’altro. Poi ti sparo in un ginocchio. E continuerò così finché o ti deciderai a farlo o morirai.»

Prese la mira e capii che stava dicendo la verità. Mi avrebbe sparato senza il minimo rimorso. E avrebbe continuato a spararmi finché non fossi morta. Mi alzai, appoggiandomi al tavolo per non cadere. Completamente irrigidita andai verso DeChooch e mi inginocchiai accanto a lui.

«Avanti» incalzò. «Sbottonagli la camicia.»

Gli misi la mano sul petto ancora caldo, e lo sentii respirare appena. «È ancora vivo!»

«Meglio ancora» disse Sophia.

Non riuscii a trattenere un brivido e cominciai a sbottonargli la camicia. Un bottone alla volta. Lentamente. Per guadagnare tempo. Le mie dita erano impacciate. Riuscivano a malapena a eseguire quel compito.

Una volta sbottonata la camicia, Sophia allungò una mano dietro di sé e prese un coltello da macellaio dal blocco di legno sul piano della cucina. Gettò il coltello a terra sul pavimento accanto a DeChooch. «Tagliagli la maglietta.»