Выбрать главу

Alzai lo sguardo su Vinnie. «Come hai fatto a sentire? Stavo bisbigliando e avevi la porta chiusa.»

«Ho le orecchie anche sul culo» rispose Vinnie. «Sento tutto.»

Connie passò le dita lungo i bordi della scrivania. «Accidenti a te» disse Connie «hai di nuovo piazzato una cimice.» Svuotò la tazza piena di matite, frugò nei cassetti, svuotò la borsetta sulla scrivania. «Dov’è, brutto verme schifoso?»

«Non c’è nessuna cimice» disse Vinnie. «Ho solo delle ottime orecchie. Una specie di radar.»

Connie trovò la cimice sotto il telefono. La staccò e la schiacciò con il calcio della pistola. Poi mise nuovamente la pistola nella borsa e buttò la cimice nella spazzatura.

«Ehi» fece Vinnie «era di proprietà della ditta!»

«Che problema c’è con Dougie?» chiese Lula. «Non vuole presentarsi in tribunale?»

«Il Luna ha detto che lui e Dougie dovevano guardare il wrestling sulla TV a grande schermo di Dougie, ma Dougie non è mai arrivato. Pensa che gli sia capitato qualcosa di brutto.»

«Io non mi perderei di certo l’occasione di vedere quei lottatori di wrestling con i loro minislip elasticizzati su una TV a grande schermo» commentò Lula.

Io e Connie la pensavamo allo stesso modo. Bisognava essere matte per perdersi tutto quel ben di Dio su una TV a grande schermo.

«Non ho sentito niente a proposito di Dougie» disse Connie «ma chiederò in giro.»

La porta dell’ufficio si spalancò con uno schianto e Joyce Barnhardt entrò come una furia. Si era cotonata i capelli rossi al massimo dell’estensione. Indossava pantaloni del tipo usato dalle squadre speciali anti-terrorismo e camicia. I pantaloni le fasciavano il sedere e la camicia sbottonata fino a metà sterno lasciava intravedere un reggiseno nero e un bel po’ di scollatura. Dietro la camicia, in lettere bianche, era scritto RISCOSSIONE GARANZIE. Aveva gli occhi truccati di nero e le ciglia coperte da uno spesso strato di mascara.

Bob si nascose dietro la scrivania di Connie e Vinnie si rintanò nell’ufficio chiudendo la porta a chiave. Tempo addietro, dopo una breve consultazione con il suo pene, Vinnie aveva acconsentito ad assumere Joyce come agente per gli arresti. Il suo uccello era ancora soddisfatto della decisione presa, ma il resto di Vinnie non sapeva bene come comportarsi con Joyce.

«Vinnie, brutto pisello moscio, ti ho visto sgattaiolare in ufficio. Esci fuori di lì, accidenti a te» urlò Joyce.

«È un piacere vederti di così buon umore» disse Lula a Joyce.

«Un cane mi ha di nuovo cagato in giardino. È la seconda volta questa settimana.»

«Non c’è da stupirsi se continui a fartela con gli ospiti dei canili» disse Lula.

«Non mi provocare, grassona.»

Lula strizzò gli occhi. «Grassona a chi? Dillo un’altra volta e ti cambio i connotati…»

«Grassona, culona, barile di lardo, cicciona…»

Lula si scagliò contro Joyce e le due finirono a terra in un turbinio di graffi e pugni. Bob non si spostò da sotto la scrivania. Connie rimase a girare intorno a loro aspettando il momento giusto, poi stordì Joyce puntandole la scacciacani sul sedere. Joyce fece un verso stridulo e poi si immobilizzò.

«È la prima volta che uso uno di questi aggeggi» disse Connie. «Niente male.»

Bob sbucò da sotto la scrivania per dare un’occhiata a Joyce.

«Da quando ti prendi cura di Bob?» chiese Lula, rimettendosi in piedi.

«Ha dormito da me questa notte.»

«Pensi che la cagata nel giardino di Joyce fosse grande come quelle di Bob?»

«Tutto è possibile.»

«Quanto possibile? Al dieci per cento? Al quindici per cento?»

Abbassammo gli occhi su Joyce. Stava cominciando a muoversi, così Connie la stordì di nuovo con la scacciacani.

«È solo che non sopporto di usare la paletta…» dissi.

«Ah ah!» fece Lula con una grassa risata. «Lo sapevo!»

Connie diede a Bob una ciambella dalla scatola che teneva sulla scrivania.

«E bravo il nostro ragazzo!»

Capitolo 3

«Visto che Bob è stato così bravo e che sono di buon umore, ti aiuterò a trovare Eddie DeChooch» disse Lula.

Aveva i capelli tirati in su nel punto dove Joyce glieli aveva afferrati e le era saltato un bottone della camicetta. Portarla con me sarebbe stata probabilmente una garanzia per la mia incolumità dato che aveva l’aspetto di una persona assolutamente folle e pericolosa.

Joyce era ancora a terra, ma aveva un occhio aperto e muoveva le dita. Meglio per Lula, Bob e me uscire prima che Joyce aprisse anche l’altro.

«Che ne pensi, allora?» mi chiese Lula quando fummo saliti tutti e tre in macchina diretti a Front Street. «Credi che io sia grassa?»

Lula non dava l’impressione di avere molto grasso addosso. Era compatta. Compatta come un wurstel. Ma un wurstel di quelli belli grossi.

«Non proprio grassa» dissi. «Direi più grossa.»

«E non ho neanche un filo di cellulite.»

Era vero. I wurstel non hanno la cellulite.

Mi diressi a ovest sulla Hamilton, verso il fiume e quindi verso Front Street. Lula stava davanti, sul sedile del passeggero, e Bob era dietro con la testa fuori dal finestrino, gli occhi a fessura e le orecchie che sventolavano. C’era il sole e l’aria era quasi primaverile. Se non fosse stato per Loretta Ricci avrei accantonato la ricerca di Eddie DeChooch e sarei andata in spiaggia. Il fatto che avessi una rata della macchina da pagare fu l’incentivo che mi spinse a puntare la mia CR-V in direzione della Ace Pavers.

La Ace Pavers si occupava di manutenzione del manto stradale e fu facile trovarla. L’ufficio era piccolo, il garage grande. In uno spazio recintato annesso al garage troneggiava un’enorme asfaltatrice insieme a un assortimento di macchinari neri di catrame.

Parcheggiai in strada, chiusi Bob dentro la macchina e insieme a Lula mi diressi a grandi passi verso l’edificio. Mi aspettavo di trovare un capoufficio. Trovai invece Ronald DeChooch che giocava a carte con altri tre tipi. Erano tutti sui quaranta, vestiti con pantaloni sportivi e polo. Non avevano esattamente l’aspetto di dirigenti d’azienda né di operai. Sembravano quegli intelligentoni che si vedono in certi programmi TV. E per fortuna che c’è la televisione, altrimenti gli abitanti del New Jersey non saprebbero come vestirsi.

Giocavano a carte su un tavolinetto traballante e sedevano su sedie pieghevoli di metallo. C’era una pila di soldi sul tavolo e nessuno sembrò felice di vedere me e Lula.

Ronald DeChooch era la versione più giovane e più alta dello zio con una trentina di chili in più distribuiti un po’ dappertutto. Mise le carte a faccia in giù sul tavolo e si alzò. «Cosa posso fare per voi, signore?»

Mi presentai e gli dissi che stavo cercando Eddie.

Gli uomini al tavolo sorrisero.

«Quel DeChooch è proprio un bel tipo» disse uno di loro. «Ho sentito dire che vi ha lasciato comodamente sedute in soggiorno mentre lui saltava giù dalla finestra della camera da letto.»

La frase provocò un’esplosione di risate.

«Se conoscessi meglio Choochy dovresti sapere che con lui bisogna tenere d’occhio le finestre» disse Ronald. «Ha scavalcato un bel po’ di finestre quando era giovane. Una volta fu sorpreso nella camera da letto di Florence Selzer. Il marito di Flo, Joey il Parrucchino, tornò a casa e beccò Choochy che usciva dalla finestra e gli sparò sul… come si dice, gluteus maximus

Un omone con una pancia enorme inclinò la sedia all’indietro. «Joey non si è più fatto vedere da quella volta.»

«Oh davvero?» disse Lula. «Che gli è successo?»

Il tipo alzò le mani. «Nessuno lo sa. Una di quelle cose strane.»

Giusto. Probabilmente si era volatilizzato nel nulla, stile Jimmy Hoffa. «Allora, qualcuno di voi ha visto Choochy? Qualcuno sa dove potrebbe essere?»