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Verso il Sedicesimo Giorno i più accreditati conduttori televisivi avevano tirato in ballo gli storici, che passavano il tempo a discutere se l'attuale contenzioso andasse battezzato III o IV o V Guerra Mondiale, oppure IV Guerra Nucleare, o magari I Guerra Interplanetaria.

C'erano buoni motivi per propugnare la designazione interplanetaria, dato che nei primi giorni alcuni insediamenti lunari e marziani s'erano schierati con l'una o con l'altra delle fazioni terrestri, e persino qualche colonia LaGrange cominciava a dar segni di voler impostare una politica estera. Ma al momento che Jack Smith venne impiccato, tutti gli Avamposti s'erano ormai dichiarati neutrali.

Alla fine, la decisione venne presa in un ufficio della Sesta Strada, New York City, Confederazione Capitalista Occidentale, da un analista grafico televisivo. In fascia serale, gl'indici di gradimento circa il numero V erano risultati notevolmente alti. Il V suggeriva un nonsoché d'erotico e poteva passare per l'iniziale di Vittoria, e fu così che andò per V Guerra Mondiale.

Il giorno dopo, la Sesta Strada venne vaporizzata.

Le reti radiotelevisive mondiali ripresero fiato. Verso il Ventinovesimo Giorno eran tutte impegnate a dibattere la seguente questione: Ci siamo? Dove il "ci" stava a indicare l'Olocausto, i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse, la Guerra Finale, l'Estinzione dell'Umanità. Era un problema grosso. Nessuno voleva esporsi troppo apertamente in un senso o nell'altro, essendo ancor vivo il ricordo di come s'erano sputtanati tutti quelli che avevano annunciato la fine del mondo allo scoppio della Guerra Fallita. Ma tutte le reti promisero di esser le prime a dare la notizia.

Il fatto che all'origine del conflitto ci fosse una disfunzione tecnica non sorprese nessuno. L'attacco dei Territori Normanni contro l'Impero Birmano era evidentemente frutto di un errore. Nessuno dei due contendenti aveva alcun motivo di risentimento nei confronti dell'altro. Ma poco dopo il guasto della MM nel Wyoming, di ragioni per arrabbiarsi i Birmani ne ebbero un mucchio.

Il satellite Imbeci VI, in orbita ravvicinata attorno alla Terra, entrò in azione da qualche parte nei cieli del Tibet, cinquanta miglia sopra Singapore lanciò un vettore a testata multipla, e quindi incominciò una manovra evasiva. Tutt'e sei le testate termonucleari disseminarono sulla propria scia una serie di bersagli civetta, e vennero precedute da venti testate identiche ma innocue destinate a impegnare l'apparato antimissile e le postazioni laser. Il computer birmano ebbe appena il tempo di dare un'occhiata a quell'orda impetuosa. Stabilì che l'attacco dell'Imbeci VI mirava a distruggere non meno di undici obiettivi terrestri.

All'incirca nel momento in cui il computer giunse a tale conclusione, le testate da dieci megaton esplosero trenta miglia sopra la provincia del Nuovo Galles del Sud. La risultante raffica di radiazioni gamma produsse un impulso elettromagnetico, o IEM, che mandò fuori uso ogni telefono, teleschermo, trasformatore e tosapecore da Woomera a Sydney, e provocò un'inversione di flusso nel sistema fognario di Melbourne.

L'Imperatore di Birmania era un uomo volitivo. I suoi consiglieri gli fecero presente che alla tattica IEM avrebbe fatto seguito un'invasione, se Salt Lake City fosse stata davvero intenzionata a muover guerra. Ma al momento dell'attacco egli si trovava a Melbourne. Non si era affatto divertito.

Due ore dopo, Provo, nell'Utah, era ridotta a un cumulo di macerie radioattive, e la cittagioco di Bonneville non esisteva più.

Ma non finì lì. L'Imperatore non era mai stato capace di distinguere una religione occidentale dall'altra, cosicché per buona misura fece lanciare un missile anche su Milano, negli Stati Vaticani.

Il Concilio dei Papi si riunì a San Pietro. Ma non nella vecchia Basilica, che era stata demolita per far posto a un grande condominio, bensì in quella nuova, eretta in Sicilia, tutta vetro e plastica. Tennero conciliabolo cinque giorni, fintantoché il Paparlante non apparve a proclamare la Bolla Papale, mentre una testata Gabriele cadeva in direzione Bangkok.

Ciò che la Papessa Elena non annunziò, fu un'altra consonante decisione ch'era stata compendiata dal vice-Papa Watanabe.

— Visto che ci accingiamo a colpire l'I.B. — aveva proposto Watanabe — perché non approfittarne per inviare "accidentalmente" un regalino anche a quei fottuti della R.C.B.?

Così, poco dopo che un'esplosione aerea da un megaton ebbe raso al suolo Bangkok, un secondo Gabriele cadde nei sobborghi di Potchefstroom, nella Repubblica Comunista Boera. Il fatto che fosse stato destinato a Johannesburg non parve poi far grande differenza.

La VGM, come finì ben presto per essere abbreviata, si trascinò dunque avanti in un reciproco scambio di convenevoli, dove ognuno rimaneva in attesa che una nazione o l'altra sferrasse quell'attacco totale che, alle fiere di provincia, per carnevale e negli spettacoli pirotecnici è conosciuto come "botto finale". Esso sarebbe arrivato sotto forma di una massiccia ondata di missili diretti contro fortificazioni militari, centri urbani e risorse naturali, e sarebbe stato accompagnato da agenti batteriologici e mortali aggressivi chimici. Nel periodo in cui la guerra ebbe inizio, esistevano cinquantotto nazioni, religioni, partiti politici e altre confraternite in grado di portare un attacco del genere.

E invece le bombe continuarono a cadere al ritmo di circa una alla settimana. Inizialmente parve una sorta di mischia generale, ma in capo a tre mesi le varie alleanze avevano inaspettatamente finito per consolidarsi secondo le classiche linee di tendenza. Le reti radiotele incominciarono a definire gli uni Porci Capitalisti, e gli altri Vermi Comunisti. I Normanni e i Birmani, strano a dirsi anzichenò, si ritrovarono dalla stessa parte, mentre il Vaticano militava sul fronte opposto. Esistevano bensì altri parassiti (e i commentatori avevano denominazioni per tutti quanti) che di tanto in tanto alzavano la cresta per dare un calcio nello stinco a uno dei due giganti. Ma nel complesso la guerra finì ben presto per assomigliare a uno di quegl'incontri di cui i Russi erano stati così appassionati durante la Prima Guerra Atomica. Sbronzi di vodka, si schiaffeggiavano a turno in pieno viso finché uno dei due non finiva al tappeto.

Il record in questo genere di competizione, rimasto imbattuto, fu stabilito nel 1931, quando due compagni se le diedero l'un l'altro per trenta ore.

Al ritmo di una bomba da cinque megaton alla settimana (circa un kiloton al minuto), si calcolava che le riserve nucleari della Terra sarebbero bastate per ottocento anni.

Conal "Il Pungiglione" Ray era un Porco Capitalista. Al pari dei suoi simili, non dedicava molto tempo a riflettere su tale circostanza, ma quando lo faceva amava autodefinirsi Pancetta Canadese.

In qualità di cittadino del Dominion del Canada, la più antica nazione terrestre, Conal non correva alcun rischio di vedersi arruolato, e assai poco di venir vaporizzato. In primo luogo nessuna nazione era davvero impegnata a radunare eserciti. La guerra non era più un lavoro da cani. E poi solamente una bomba era stata sganciata sul Canada. Aveva colpito Edmonton, e la ragione principale per cui Conal se ne accorse fu che gli Oilers da quel momento disertarono i loro impegni agonistici nel Campionato Canadese di Hockey.

Che il Canada fosse stato un tempo nazione assai più estesa, era circostanza che nessuno aveva mai rivelato a Conal… e se qualcuno l'avesse fatto, egli non ne sarebbe rimasto colpito a tal punto da rammentarsene. Il Canada era sopravvissuto arrendendosi. Il primo ad andarsene era stato il Québec, seguito dal British Columbia. Il B.C. faceva parte delle Terre Normanne, l'Ontario era uno stato indipendente, i Maritimes erano stati fagocitati a sud dalla C.C.O., e gran parte del Manitoba inferiore e del Saskatchewan erano proprietà della General Protein, la S.p.A./Stato. Il Canada se n'era rimasto stipato fra le rive occidentali della Baia di Hudson e le colline pedemontane delle Montagne Rocciose. Aveva in Yellowknife la sua capitale. Conal viveva in un sobborgo di Fort Reliance, una cittadina chiamata Artillery Lake. La popolazione di Fort Reliance ammontava a cinque milioni di anime.