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Guardai mio fratello: sedeva sul divano con mia moglie e sembrava più bravo di me a far felici i miei figli. Era questo che voleva? Diventare me, ma un me migliore di quel che fossi mai stato? Al solo pensiero mi affiorò dentro un sentimento a metà tra la bile e la rabbia e decisi che quella sera avrei dovuto affrontarlo, chiedergli che cosa pensava di fare e ottenere che la smettesse. E nel caso che non mi volesse dar retta, c’era sempre Deborah.

Così mi sedetti mesto con un mezzo sorriso fintissimo dipinto sulle labbra e mi sorbii un’altra mezz’ora di draghi, pugni magici e grida gioiose. Persino Lily Anne sembrava felice, e questo mi parve il tradimento supremo. Sbatteva le palpebre e agitava i pugnetti in aria, mentre Astor strillava, poi tornava a raggomitolarsi al seno di Rita: non l’avevo mai vista così entusiasta verso qualcosa che non fosse il cibo. Infine, quando mi accorsi che non ero più in grado di reggere la mascherata per un secondo di più, tossicchiai e dissi: — Ehi, Rita. Hai programmi per la cena?

— Cosa? — fece lei senza guardarmi in faccia, tutta presa dal gioco. — Hai progr… Oh, Cody! Scusa, Dexter, che cosa dicevi?

— Dicevo — scandii — se Hai Programmi Per La Cena?

— Sì, certo — rispose, sempre senza staccare gli occhi dal televisore. — Devo soltanto… Oh! — esclamò, seriamente allarmata, stavolta non perché fosse successo qualcosa nel gioco, ma perché aveva alzato lo sguardo e visto l’orologio. — Oh, mio Dio, sono le otto passate! Non ho neanche… Astor, apparecchia la tavola! Oh, mio Dio… domani si va a scuola!

Osservai con una leggera soddisfazione Rita che balzava su dal divano, mi affidava bruscamente Lily Anne e correva in cucina, senza smettere di parlare. — Per la grazia di… Oh, lo so che è bruciato, che cosa… Cody, tira fuori l’argenteria! Non mi è capitato un simile… Astor, ricordati di mettere un piatto anche per zio Brian! — Il fracasso continuò per parecchi minuti, mentre Rita apriva il forno e sbatteva pentole e teglie dappertutto, poi si tornò alla vita normale.

Cody e Astor, chiaramente riluttanti ad abbandonare il loro nuovo mondo televisivo seppur per mangiare, si guardarono a vicenda, poi si voltarono all’unisono verso lo zio Brian.

— Forza, ragazzi — li esortò lui con la sua solita, finta allegria — fate quel che dice la mamma.

— Voglio giocare ancora un po’ — dichiarò Cody. Da tempo non gli sentivo pronunciare insieme tutte quelle sillabe.

— Lo immagino — rispose Brian. — Ma adesso non si può. — Rivolse loro quel suo gran sorrisone; faceva il possibile per apparire simpatico, ma non risultava affatto convincente, molto meno di quanto lo fossi io.

Tuttavia Cody e Astor gli diedero subito credito; si guardarono a vicenda, annuendo con il capo, poi si avviarono rumoreggiando in cucina, ad aiutare per la cena.

Quando si allontanarono, Brian si voltò verso di me, le sopracciglia fintamente inarcate in segno di educata anticipazione. Ovviamente però, non era in grado di anticipare nulla di ciò che stavo per dirgli, ma, mentre mi preparavo traendo un profondo respiro, mi accorsi che non ci riuscivo nemmeno io. Sentivo di dovergli rivolgere delle accuse. Ma per che cosa? Perché aveva acquistato un giocattolo molto più costoso del mio? O perché aveva portato i ragazzi a mangiare al cinese o forse in un posto ancora più sinistro? O forse perché aveva cercato di essere me, mentre io ero troppo impegnato per sostenere il mio ruolo? Immagino che il vecchio e insensibile Dexter gli avrebbe semplicemente detto: “Qualunque cosa tu stia facendo, finiscila”. Ma al nuovo me, frastornato da tutti quei complicati sentimenti che gli mulinavano dentro, sembrava si fosse seccata la lingua. Come se non bastasse, mentre me ne stavo a bocca aperta e con il cervello paralizzato, Lily Anne emise un gorgoglio e la mia camicia fu all’istante ricoperta di un blob biancastro di latte inacidito.

— Accidenti — fece Brian, con una simpatia non meno finta delle altre sue emozioni.

Mi alzai e attraversai il corridoio, reggendo Lily Anne davanti a me a braccia tese, per non macchiarmi ulteriormente. Nella stanza da letto c’era un fasciatoio con una serie di asciugamani impilati su uno scaffale. Ne presi un paio: uno per rimediare al disastro, l’altro da poggiare sotto la neonata per salvare ciò che restava della mia camicia.

Tornai a sedermi in poltrona; sistemai l’asciugamano sulla mia spalla e vi appoggiai la testa di Lily Anne, dandole qualche lieve colpetto sulla schiena. Brian continuava a guardarmi, e io feci per parlare.

— La cena è pronta! — Rita si precipitò rumorosamente nella stanza, reggendo un vassoio con due grossi guanti da forno. — Mi dispiace che non sia… cioè, non è che si sia bruciato, ma non… è solo un po’ asciutto. Astor, versa il riso nella terrina blu. Siediti, Cody.

La cena fu divertente almeno quanto i precedenti video guerrafondai. Rita cominciò a scusarsi per il pollo all’arancia, e a essere sinceri ne aveva ben donde. Era uno dei suoi cavalli di battaglia e l’aveva fatto cuocere fino alla disidratazione. Ma Cody e Astor ridevano del suo imbarazzo e si misero a prenderla in giro con sottile crudeltà.

— È asciutto — fece Cody dopo la terza volta che la madre si scusava. — Non come le altre volte. — E strizzava l’occhio a Brian.

— Sì, lo so, ma… mi dispiace davvero, Brian — disse Rita.

— Ma no, è delizioso; non ci pensare, incantevole signora — fece lui.

— Non ci pensare proprio, cara mamma — gli fece eco Astor, altezzosa, poi lei e lo zio scoppiarono a ridere.

E avanti così, finché la cena non finì e i ragazzi si precipitarono a sparecchiare, allettati dalla promessa di poter usufruire di un altro quarto d’ora di Wii prima di andare a dormire.

Rita scomparve in corridoio a cambiare Lily Anne e, per un istante, io e Brian ci trovammo da soli a tavola. Era il momento di parlare e di tirare fuori quel che avevamo dentro, così mi affrettai ad approfittarne.

— Brian — dissi.

— Sì? — inarcò il sopracciglio, in attesa.

— Perché sei tornato? — chiesi, in un tono il meno possibile accusatorio.

Mi guardò, fintamente stupito. — Per stare con la mia famiglia, ovvio — rispose. — Per che altro, se no?

— Non ne ho idea — feci, sempre più irritato. — Ma un motivo ci dev’essere.

Scosse il capo. — Perché pensi questo, fratello?

— Perché ti conosco.

— Non del tutto — replicò, puntandomi gli occhi addosso.

— Conosci soltanto una piccola parte di me. E penso che… dannazione — fece, mentre le note metalliche della Cavalcata delle valchirie risuonavano fuori dalla sua tasca. Estrasse il cellulare, lanciò un’occhiata allo schermo e disse: — Accidenti. Mi spiace per la mia toccata e fuga, e altrettanto per la nostra chiacchierata. Sarà meglio che vada a portare le mie scuse alla tua gentile signora. — Si alzò rapido e irruppe in cucina, dove si produsse nei soliti, infiorettati complimenti e richieste di perdono.

La famiglia al completo l’accompagnò alla porta, ma riuscii a tagliarla fuori uscendo con mio fratello e chiudendo fermamente il portone alle nostre spalle.

— Brian — esordii — io e te dobbiamo parlare ancora un momento.

Si fermò e si voltò a guardarmi. — D’accordo, fratello — fece.

— Una bella chiacchierata come si faceva una volta. Per tenerci aggiornati l’uno con l’altro, eccetera. Dimmi un po’, come va con quella storia della ragazza scomparsa?