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— È difficile accettarli, lo so — dice Benarra. — Forse tu pensi che siano dei falsi.

— No. — Nessuno sarebbe stato in grado di immaginare quei visi fieri e saggi; da qualche parte, in qualche epoca, devono essere esistiti.

Un nuovo pensiero la colpisce. — E i nostri antenati… com’erano?

Lo sguardo di Benarra è distante e pensoso. — Claire, sarà difficile per te crederlo. Quelli erano i nostri antenati.

Lei lo guarda, incredula. — Quelle… assurdità?

— Sì, tutti.

Tace, per un momento. — Ma hai detto che sono morti.

— Infatti, sono morti. Claire, pensi che la nostra razza sia sempre stata immortale?

— Perché… — s’interrompe, arrabbiata e confusa.

— No, impossibile. Perché se fossimo sempre stati immortali, dove sarebbero tutti i vecchi? Al mondo non c’è nessuno che abbia, forse, più di duemila anni. Non è molto… a che cosa stai pensando?

Lei alza lo sguardo, cercando di concentrarsi. — Stai dicendo che è successo. Ma come?

— Non è successo. L’abbiamo fatto noi. Noi abbiamo creato noi stessi. — Appoggiandosi allo schienale, indica le trasparenze sopra di loro. — Sai che cosa sono?

— No, non ho mai visto nessun disegno simile. Sarebbero dei graziosi disegni per un tessuto.

Lui sorride. — Sì, suppongo che siano molto graziosi, ma non è a quello che servono. Sono delle fotografie ingrandite di minuscoli esseri viventi… troppo piccoli per poterli vedere. Entravano nel sangue della gente e la facevano morire. Quella è la peste bubbonica… — puntini azzurri e porpora alternati a dischi rosa più larghi; — quello è il tetano… — bastoncini blu e puntini rossi; — quella è la lebbra… — losanghe azzurre con puntolini più scuri ed una ombreggiatura rossa sullo sfondo. — Quella cosa che assomiglia un po’ alla coda di un pavone è un fungo parassita chiamato streptothryx actinomyces. Quello… — un delicatissimo disegno azzurro chiaro con accenti più scuri… — appartiene ad un edema maligno con cancrena gassosa.

Le parole non hanno per lei alcun significato, ma le richiamano alla mente vaghe immagini ancor più spaventose, proprio perché non hanno contorni definiti. Pensa di nuovo al topo e al viso di un uomo che in qualche modo assume la stessa rigidità, quell’immobilità… congelato in uno schema luminoso, come i punti colorati sulla parete…

È risoluta a non mostrare la propria repulsione. — Che cosa è successo a queste cose? — chiede con una voce che non tradisce esitazione.

— Nulla. I Progettisti li hanno abbandonati, ma hanno cambiato noi. La maggior parte delle registrazioni sono andate perdute nel corso di duemila anni, e naturalmente noi non abbiamo una scienza biologica come essi la concepivano. Io non sono un biologo, sono semplicemente uno storico ed un collezionista. — Si alza in piedi. — Ma noi sappiamo di una cosa che essi fecero sicuramente, e cioè quella di rendere i nostri corpi chimicamente immuni dalle infezioni. Quelle figure… — e indica con il capo alle trasparenze sopra di loro, — ora sono irrilevanti, non possono farci del male. Esistono ancora… ho visto colture prelevate da animali vivi. Ma sono solo una curiosità. Sono state fatte anche altre scoperte per rendere la chimica del corpo più stabile, per dirla in parole povere. Elementi che avrebbero ucciso i nostri antenati a una reazione tossica, che li avrebbero cioè avvelenati, per noi sono innocui. E poi ci sono i meccanismi protettivi e i poteri parafisici che l’homo sapiens aveva solo in potenza. Levitazione, rigenerazione di organi. E infine, in generale si può affermare che il corpo era molto più omoestatizzato di quanto non fosse in precedenza, vale a dire che esiste un ciclo di funzioni che tende sempre a ritornare alla norma. Quei processi comulativi che prima danneggiavano il funzionamento, non avvengono… la matrice non si ispessisce, il fenomeno di progressiva disidratazione non ha luogo e così via. Ma tu capisci che tutti questi sono solo effetti ritardanti, fattori che impediscono a te e a me di morire prematuramente. La cosa principale… — sfiora una striscia e sulla parete compare un disegno lineare, — fu questa. Hai mai letto un diagramma, Claire?

Lei scuote il capo in silenzio. Il diagramma è solo una antiestetica curva tracciata su di uno sfondo reticolare; per lei non significa nulla. — Questo è un modo schematico per rappresentare la crescita di un organismo — dice Benarra. — Guarda, questa scala dall’alto in basso è numerata in centesimi di maturità, da zero sul fondo a cento in alto. Capisci?

— Sì — dice lei dubbiosa. — Ma a che serve?

— Lo vedrai. Ora quest’altra scala orizzontale è numerata secondo l’età dell’organismo. Ora: questa curva che sale rapidamente rappresenta tutti gli altri organismi altamente evoluti, tranne l’uomo. Vedi, l’organismo nasce, cresce rapidamente fino a raggiungere lo sviluppo completo, e poi la curva si arrotonda, diventa quasi orizzontale. Qui declina; e qui si ferma. L’animale muore.

Si interrompe per guardarla. Le parole sono sospese nell’aria; Claire non dice nulla, ma incontra il suo sguardo.

— Ora questa — dice Benarra, — questa lunga curva poco accentuata rappresenta l’uomo come era un tempo. Noterai che comincia molto più a sinistra della curva degli animali. I progettisti avevano questo su cui lavorare: l’uomo era già un organismo unico, in quanto aveva questo periodo molto lungo prima di raggiungere la maturità sessuale. Ecco, guarda cosa hanno fatto.

Con un gesto sovrappone un altro diagramma al primo.

— Sembra praticamente identico — dice Claire.

— Sì, quasi. Hanno fatto una cosa molto semplice, in linea di principio. Hanno ulteriormente allungato quel periodo giovanile, facendo in modo che la curva salisse ancora più lentamente… e non raggiungesse praticamente mai la cima. La curva diventa asintotica, cioè si avvicina alla maturità sessuale con progressive approssimazioni, ma non ci arriva mai, non importa quale sia la sua estensione.

Ricambia lo sguardo di lei con aria grave.

— Stai dicendo — domanda Claire, — che noi non siamo sessualmente maturi? Nessuno di noi?

— Esatto — dice lui. — La maturità in ogni altro organismo complesso è il primo stadio della morte. Noi non maturiamo mai, Claire, ed è per questo che non moriamo. Noi siamo gli eterni adolescenti dell’universo. Questo è il prezzo che abbiamo pagato.

— Il prezzo… — gli fa eco lei. — Ma non capisco. — Ride. — Non maturi… — Senza accorgersene raddrizza le spalle.

Benarra si appoggia alla scrivania, fissandola. — Non hai mai pensato di domandarti perché ci sono così pochi bambini? Nei tempi andati, facendo l’amore senza precauzioni, una donna avrebbe potuto avere un figlio all’anno. Ora capita forse una volta su cento miliardi di incontri. È un’anomalia, uno scherzo di natura, ed anche in quei casi non è la donna a portare a termine la gravidanza. Oh, sembriamo maturi, qui sta lo scherzo… loro ci hanno modellati secondo i loro segni di onnipotenza.

Si tocca la barba lucida, e si batte il petto. — Non è reale: tutti noi fingiamo di essere adulti, ma nessuno sa come sia veramente.

Cade in silenzio.

— Tranne Dio? — dice Claire guardandosi le mani.

— È sul punto di scoprirlo. Sì.

— E voi non potete fermarlo… non sapete il perché.

Benarra si stringe nelle spalle. — Era sotto tensione, fisica e mentale. Qualche anello della catena si è rotto, probabilmente non sapremo mai quale. Ha già percorso un lungo tratto di quella salita… credo che ora sia vicino alla cima. Non c’è nessuna speranza di poterlo riportare indietro, ora.