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Leoh socchiuse gli occhi. — Mi rendo conto che ci sono state difficoltà con la duellomacchina installata nel vostro ammasso. Le crisi politiche non rientrano nel mio campo.

— Ma la vostra duellomacchina ha messo fuori combattimento il nostro primo ministro! — esclamò uno dei generali.

— E in un momento delicatissimo — incalzò un membro del governo — nel pieno dei contrasti con i Mondi Kerak!

Massan lo zittì con un cenno. — La duellomacchina — disse Leoh con calma — non è altro che un dispositivo elettronico, non più pericoloso di un apparecchio tridimensionale. Permette a due uomini di condividere un mondo che creano insieme. Possono fare tutto quello che vogliono, in quel mondo fantastico. Anche comporre una contesa nel modo più violento, senza che nessuno dei due ne riporti un danno fisico maggiore di quello che riporterebbe in un sogno normale. Gli uomini possono usare la duellomacchina per sfogare la loro aggressività, la loro tensione, il loro odio, senza nuocere a se stessi e alla società. Il vostro governo ha sperimentato una di queste macchine e ne ha approvato l’uso in Acquatainia più di tre anni fa. Vedo tra voi parecchie persone alle quali io stesso ho dimostrato il funzionamento dell’apparecchio. Le duellomacchine si diffondono in vaste aree della Federazione Terrestre, nonché in altre nazioni. Come Acquatainia, per esempio. Sono certo che molti di voi le hanno usate personalmente. Anche voi, generale. Me ne ricordo.

Il generale arrossì. — Questo non ha niente a che vedere con la faccenda in questione!

— Lo ammetto — disse Leoh. — Ma non capisco che cosa c’entri una macchina terapeutica in una crisi politica.

— Lasciate che vi spieghi — esclamò Massan. — Il nostro governo sta conducendo negoziati delicatissimi con le nazioni stellari limitrofe, che riguardano il riarmo dei Mondi Kerak. Mai sentito parlare di Kanus di Kerak?

— Vagamente. Deve essere una specie di leader politico.

— Già, e della specie peggiore. Ha creato una dittatura sui Mondi Kerak e ora sta cercando di armarli per spingerli alla guerra. Questo è decisamente contrario al Trattato di Acquatainia, stipulato solo trent’anni terrestri fa.

— Capisco. Il Trattato fu firmato al termine della guerra Kerako-Acquatainiana, vero?

— Una guerra vinta da noi — precisò il generale.

— E ora i Mondi Kerak vorrebbero riarmarsi e riprendere le ostilità — disse Leoh.

— Esatto.

Il professore si strinse nelle spalle. — E perché non vi rivolgete alla Guardia Spaziale? È una faccenda di sua competenza. Che cosa c’entra tutto questo con la duellomacchina?

— Lasciatemi spiegare — disse Massan, con pazienza. Fece un cenno al suo aiutante e, sulla parete alle sue spalle, si illuminò un’enorme mappa stellare tridimensionale.

Leoh riconobbe immediatamente la spirale della Via Lattea. Dall’orlo della galassia, dove stavano il Sole e la Terra, verso l’interno, nel suo cuore ricco di astri, si stendeva la Federazione Terrestre. Migliaia di stelle e miriadi di pianeti. Sulla mappa di Massan il territorio della Federazione era segnato in verde chiaro, e poco più in là della sua frontiera, c’era l’ammasso dorato di Acquatainia. Attorno a questo si leggevano nomi che Leoh conosceva solo vagamente: Safad, Szarno, Etra… Un puntolino come una capocchia di spillo rappresentava Kerak.

— Né l’Ammasso d’Acquatainia, né le nazioni vicine — disse Massan — sono mai entrate nella Federazione Terrestre. E neanche Kerak, d’altra parte. Dunque la Guardia Spaziale può intervenire soltanto se tutte le nazioni interessate sono d’accordo. Naturalmente Kanus non acconsentirebbe mai. Vuole il riarmo.

Leoh scosse piano la testa.

— In quanto alla duellomacchina — continuò Massan — Kanus l’ha trasformata in un’arma politica.

— Ma questo è impossibile! Il vostro governo ha approvato leggi severissime riguardo all’uso di queste macchine. Possono essere impiegate soltanto per definire contese personali. Sono completamente al di fuori dei confini della politica.

Massan scosse la testa con tristezza. — Mio caro professore, le leggi sono una cosa, gli individui un’altra. E la politica è fatta di individui, non di parole registrate su un nastro.

— Non capisco — mormorò Leoh.

— Poco più di un anno terrestre fa, Kanus ebbe una questione con una nazione limitrofa: Safad. Pretendeva che questa firmasse un trattato commerciale particolarmente favorevole per lui e il ministro del commercio di Safad si rifiutò energicamente di cedere. Allora uno dei negoziatori di Kerak, un certo maggiore Odal, si lanciò in una discussione personale col ministro e, prima che qualcuno si fosse reso conto di quello che succedeva, i due si erano sfidati a duello. Odal vinse e il ministro si dimise affermando che non se la sentiva più di lottare contro la volontà di Odal e di Kerak. Non era psicologicamente in grado di farlo. Due settimane dopo, era morto. Suicidio, apparentemente. Ma io ho i miei dubbi.

— È molto interessante — disse Leoh.

— Tre giorni fa — continuò il generale — il maggiore Odal ha trascinato il primo ministro Dulaq in un’aspra discussione personale. Ora Odal è addetto militare all’ambasciata kerakiana di Acquatainia. La discussione si è fatta così accesa, davanti a un gruppo di invitati a una festa all’ambasciata, che Dulaq non ha potuto fare a meno di sfidare Odal. E adesso…

— Ora Dulaq è in stato di shock, e il vostro governo vacilla.

— Il nostro governo resisterà e l’Ammasso di Acquatainia non permetterà mai il riarmo dei Mondi Kerak — dichiarò il generale, irrigidendosi. Poi, abbassando la voce, continuò: — Ma senza Dulaq, le nostre alleanze con le nazioni limitrofe potrebbero rompersi, tutti i nostri alleati sono molto più deboli di noi. Kanus potrebbe esercitare pressioni su ciascuno di loro individualmente e assicurarsi che non facciano nulla per impedire il riarmo del suo paese. Acquatainia, da solo, non potrebbe fermare Kanus.

— Ma se Kerak vi attacca, potrete chiedere aiuto alla Guardia Spaziale e…

— Non sarebbe tanto semplice. Kanus si papperebbe le piccole nazioni, una alla volta. Può colpire e conquistare una nazione prima ancora che riusciamo a rivolgerci alla Guardia Spaziale. Resteremmo tagliati fuori completamente, senza un solo alleato. Allora colpirebbe anche Acquatainia e forse cercherebbe di rovesciarci dall’interno. E l’eventuale vittoria su Acquatainia avrà l’effetto di un aperitivo che mette voglia di una selvaggina più. grossa: Kanus deciderà di conquistare i Paesi della Federazione Terrestre. Niente lo fermerà.

— Dunque si serve della duellomacchina per appagare le sue ambizioni — mormorò Leoh. — Bene, signori. A quanto pare, non mi resta che partire per l’Ammasso d’Acquatainia. Sono io il responsabile della duellomacchina, e se qualcosa non va per causa sua, farò tutto il possibile per sistemare la faccenda.

— Non chiediamo niente di meglio — disse Massan. — Grazie.

L’immagine proveniente da Acquatainia svanì, e i tre uomini riuniti nello studio del rettore si ritrovarono di nuovo davanti a una parete solida.

— Be’ — disse Leoh, con un sospiro di disappunto — a quanto pare devo cedervi un’aspettativa per un periodo di tempo imprecisato.

Il rettore si rabbuiò. — E, a quanto pare, ve la devo accordare — brontolò — anche se l’anno accademico non è neppure a metà.

— Mi spiace davvero — disse Leoh. Poi, con un largo sorriso, soggiunse: — Il mio assistente potrà continuare il corso per il resto dell’anno, senza alcuna difficoltà. E forse riuscirà perfino a fare lezione senza che nessuno lo interrompa!

L’assistente arrossì dal colletto alla radice dei capelli.

— Dunque — borbottò Leoh a se stesso — chi diamine sarà mai questo Kanus? E perché sta cercando di trasformare i Mondi Kerak in un arsenale?