Elminster vide ciò che l’amico aveva appena fatto, si voltò e riversò la sua cena su un tappeto di pelliccia tinto di blu, proveniente dal Calimshan.
«Bene, eviteremo di portare con noi quel tappeto», esclamò allegramente Farl, mentre si precipitava dall’altra parte della stanza, dove l’ultima donna Moonclaw stava lottando con la sposa singhiozzante. Proprio in quel momento, la ladra riuscì a mettere le mani sul viso e sulla gola di Nanue, e alzò lo sguardo.
Farl non rallentò, e assestò un pugno sulla maschera della donna, mentre la oltrepassava.
Non aveva nemmeno raggiunto il tappeto che il giovane era già balzato fuori dalla finestra, e una corda ondeggiante scorreva sibilante nelle sue mani guantate, mentre scivolava giù in tutta fretta.
Elminster afferrò un piccolo portagioie da aggiungere alle spille che aveva riposto negli stivali, lo infilò nella camicia per avere le mani libere e seguì Farl. Gridando, Nanue corse dalla parte opposta, verso la porta, davanti alla quale il marito giaceva privo di sensi.
Elminster inciampò nel cervo, imprecò, e raggiunse la finestra rotolando. La statua sgusciò via sulle piastrelle scivolose, non più coperte dai tappeti, stropicciati durante la lotta, e carambolò contro una parete, scagliando schegge di diamante dappertutto.
El si fermò contro il davanzale, invisibile al Moonclaw che entrò oscillando grandiosamente dalla finestra e posò un piede proprio sul principe dei ladri. Immediatamente puntò gli occhi sulla statua, brillante nel chiaro di luna.
«Aha! Il riscatto di un re… mio!», esclamò il ladro, lanciando un pugnale alla donna nuda che stava fuggendo verso la porta. L’arma andò a sbattere contro uno specchio verticale, che roteò sui perni, si inclinò e cadde addosso a Nanue. La ragazza urlò e balzò disperatamente indietro, scivolando impotente sui tappeti. Lo specchio cadde accanto a lei e si frantumò, spargendo schegge sulle piastrelle; Nanue si rotolò alla cieca per terra per evitarle, e rovesciò un tavolino ornamentale stracarico di boccette di profumo. La puzza che emanarono fu incredibile, tanto che persino il ladro, che stava per impadronirsi di ciò che rimaneva del cervo, indietreggiò.
Quell’improvviso movimento lo fece scivolare su un frammento della statua, e così cadde pesantemente sul pavimento, urtando un ritratto appeso alla parete. Roaruld Trumpettower – ritratto con un bicchiere di sangue nella mano alzata e un uccello morto, con le ali flosce, nell’altra – si schiantò con un fragore che scosse la stanza, rimbalzò in avanti e piombò addosso al ladro. Il cervo rotolò nuovamente, mentre si faceva sempre più piccolo.
Nanue singhiozzò per l’odore nauseabondo, mentre si rotolava tra le schegge di vetro e il profumo versato; era inzuppata di una cinquantina di oli segreti e di creme colorate, e le piastrelle erano tanto scivolose che non riusciva a rimettersi in piedi. Alla fine, tra lacrime di frustrazione – e di nausea – si trascinò verso il tappeto più vicino, quello da poco decorato da Elminster. Disgustata, si avviò in direzione di un altro tappeto, in preda a un altro scoppio di lacrime.
Elminster scosse il capo incredulo osservando lo stato di devastazione della stanza, afferrò la corda e si calò nella notte. Dietro di lui si udì un rumore tremendo, quando una mano guantata, con un coltello in pugno, sfondò il cuore di Roaruld Trumpettower, facendo un buco nella tela dell’immenso ritratto, da cui poco dopo emerse il Moonclaw mascherato. Questi scrutò avidamente la stanza in cerca del… eccolo là!
Il cervo giaceva in un limpido fascio di luce lunare, accanto al letto, segnato ormai da numerose incrinature. Il ladro si affrettò a raggiungerlo. «Finalmente mio!»
«No», rispose una voce fredda proveniente dalla finestra. «Quello è mio!»
Il nuovo intruso lanciò un pugnale, che mancò il bersaglio e andò a conficcarsi vibrando in una scultura a muro in legno.
Il primo ladro sogghignò mentre afferrava la statua, poi, rendendosi conto che l’altro Moonclaw non poteva vedere la sua espressione sotto la maschera, fece un gesto volgare con il cervo. Il secondo ladro ringhiò di rabbia e scagliò un secondo coltello. Questo sfrecciò attraverso la stanza e passò a un palmo dal naso di Nanue. La sposa cambiò nuovamente direzione, gattonò sulle piastrelle e cercò rifugio dietro il divano.
Il ladro con la statua si avviò verso la finestra. «Sta’ indietro!», minacciò agitando il pugnale.
L’altro raccolse uno dei cofanetti di gemme e lo lanciò con tranquillità sulla testa del rivale. L’oggetto colpì il bersaglio, si aprì, e una pioggia di pietre preziose ricadde sul pavimento. Il ladro si accasciò e lasciò andare la statua, che volò verso la finestra.
«No!» Il secondo ladro si precipitò disperatamente dietro di essa, scivolando sulle gemme che ancora rimbalzavano. Allungò le mani il più possibile… e il fiero cervo toccò proprio la punta delle sue dita protese.
L’uomo si avvinghiò disperatamente a esso e scivolò sul pavimento a causa dell’impeto della sua corsa. «Ah! Preso! Mio adorato! Oh, mio adorato cervo!»
Ma le gemme sotto le suole degli stivali lo fecero sbattere duramente contro il basso davanzale della finestra; il ladro tentò inutilmente di riacquistare l’equilibrio, ruzzolò, e con un grido cadde nel buio della notte.
Nanue lo vide scomparire, rabbrividì, e si alzò cautamente in piedi, dirigendosi ancora una volta verso la porta. Doveva assolutamente uscire…
Ma ecco entrare dalla finestra un’altra coppia di ladri in veste nera. «Oh, maledizione!» piagnucolò Nanue, mettendosi a correre verso la porta.
I due osservarono la distruzione e la carneficina e imprecarono orribilmente. Uno di loro fece qualche passo, sollevò la donna mascherata dal letto, se la caricò in spalla e tornò verso la finestra. L’altro si precipitò dietro a Nanue pensando a un possibile riscatto.
La ragazza gridò, e iniziò a scivolare sui tappeti, cercando di non sbattere contro la porta nella fretta e di non cadere sul corpo ricurvo di Peeryst, quando qualcosa di pesante colpì la porta dall’esterno. Il chiavistello girò e si inceppò, e Nanue scivolò impotente contro il muro. Imprecazioni violente echeggiarono nel corridoio, poi la porta fu scossa da un altro colpo tonante. Nanue si spostò di lato, urlando contro il ladro che tentava di afferrarle le gambe recalcitranti.
In quel momento la porta venne divelta e scaraventata verso l’interno della stanza, e il ladro fu scagliato lontano, sui tappeti di pelliccia. Questi però si rialzò in piedi ed estrasse due pugnali scintillanti, con cui minacciò la donna nuda, avanzando minacciosamente. Nanue strillò nuovamente.
Darrigo Trumpettower osservò sbalordito la stanza da letto semidistrutta. Ai suoi piedi giaceva il nipote e, accanto a lui, la sposa terrorizzata si stava trascinando, urlante, verso di lui.
Il vecchio risollevò lo sguardo, i baffoni irti. Un intruso in pelli nere si stava lanciando contro di lui, un pugnale lucente in entrambe le mani. Non vi fu nemmeno il tempo di lanciare un’occhiata a Nanue, la quale – non poté fare a meno di notare – sembrava proprio una moglie graziosa. Fissò nuovamente il ladro e fece un respiro profondo. Era tempo di difendere l’onore dei Trumpettower!
Con un ruggito, il vecchio si lanciò all’interno della stanza. Il ladro sollevò i pugnali per colpire, e Darrigo si lasciò colpire a un braccio senza esitare, poi sferrò un pugno violento alla mandibola dell’intruso. Sempre ruggendo, afferrò l’uomo per la gola prima ancora che cadesse sul pavimento, lo sollevò come faceva con i tacchini e lo trascinò attraverso la stanza, perdendo sangue dalla ferita.
Andò diritto alla finestra frantumata, sollevò il ladro e lo scaraventò nel vuoto buio. Attese di udire il tonfo, annuì soddisfatto, e si preparò ad affrontare un altro ladro.