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Che gli dei fermino l’intruso! L’uomo era già pericolosamente vicino alle mura. Ma dov’erano quegli arcieri? E immediatamente una grandine furiosa di dardi si abbatté, con grande gioia del Mago Pazzo, sul corpo dell’intruso, che sussultò, si voltò, e cadde, trafitto.

Il sorriso di Ilhundyl svanì improvvisamente quando il corpo urlante si rialzò da terra. Un’altra freccia gli trapassò la testa, che cadde penzolante di lato, il giovane mago barcollò e cadde con un tonfo, solo per risollevarsi nuovamente senza l’ombra di dardi nella testa. Altre due frecce lo colpirono e il corpo sussultò, agitando le gambe, per balzare nuovamente in piedi in forma diversa.

«Fermi!», ringhiò Ilhundyl. «Cessate il fuoco!» Le sue mani si gettarono sul campanello, sapendo che era troppo tardi. Il tempo di udire e di trasmettere gli ordini, e gli arcieri erano morti. Il nemico stava usando un incantesimo che cambiava una persona con un’altra, per mezzo di una doppia telepatia!

Era un incantesimo che doveva assolutamente imparare… il giovane mago doveva esser catturato vivo. O per lo meno distrutto in modo da non danneggiare il libro di incantesimi.

Ilhundyl uscì a grandi passi dalla stanza e scese nella Grotta del Vento, dove erano allineate figure di vetro levigato e forato, che emettevano lugubri canti quando il vento vi passava attraverso. Abbattere quel mago gli sarebbe costato tutte le sue Mani Alate, ma vi sarebbe riuscito, a qualsiasi costo. Ne poteva sempre creare delle…

Era a pochi rapidi passi dal passaggio a volta che conduceva nella torre settentrionale quando l’armatura borchiata accanto a esso scese rumorosamente dal suo piedistallo e s’incamminò verso di lui, sollevando le sue armi. Ilhundyl mormorò una parola e rigirò un anello sul dito, poi sferrò un incantesimo pronunciando poche frasi, rapide e rabbiose. Dalle sue dita scaturì dell’acido che si trasformò in una sfera purpurea di fiamme pungenti, sempre più grande a mano a mano che avanzava. La sfera sibilante colpì l’armatura e spruzzò il pavimento oltre a essa. Fumo si sollevò dalle pietre, corrose dall’acido; i pezzi di acciaio fuso che erano stati l’armatura ricaddero nel buco sempre più largo del pavimento, dissolvendosi in vapore e goccioline.

Un’altra armatura era già sulla porta, proveniente dall’altra stanza. Ilhundyl sospirò a quei trucchi infantili e scagliò una seconda, e ultima, sfera di acido. Questa volta vi fu un lampo quando le fiamme purpuree colpirono qualche cosa nell’aria e rimbalzarono sul padrone del Calishar. Ilhundyl ebbe il tempo di un singolo passo prima che l’acido lo inzuppasse.

Si sollevò fumo e il mago cadde senza emettere alcun suono, dissolvendosi in vapore piuttosto che in sangue e ossa. Dal nulla, nella parte più lontana della galleria, il Mago Pazzo riapparve alla vista, ed esclamò con disprezzo: «Idiota! Ti pensi l’unico mago in tutta Faerûn a usare immagini e incantesimi per ingannare?»

Fece un gesto imperioso con la mano, e punte di pietra irruppero improvvisamente dall’aria alla sua destra. Il mago puntò l’indice, e ubbidientemente esse volarono verso la figura in armatura. Molto prima che la raggiungessero, una forza invisibile le fece virare da parte, e distruggere le multiformi statue di vetro. Le sculture del vento tanto care a Ilhundyl si infransero in mille pezzi, e gli occhi del Mago Pazzo si infiammarono di rabbia.

«Sette mesi per costruirle!», ringhiò. «Sette mesi!»

Raggi color ambra balenarono dalle mani protese dell’arcimago verso la figura corazzata. D’un tratto il bersaglio si smaterializzò, e i raggi, non incontrando alcun ostacolo, proseguirono e colpirono il muro opposto della stanza. Le pietre del muro sembrarono ribollire brevemente quando i fasci di luce le trapassarono, aprendo un’enorme breccia, e attraversarono la stanza per poi penetrare nello stesso modo la parete distante della torre settentrionale. All’esterno, una guardia gridò per avvisare i suoi compagni del pericolo.

Il governatore del Calishar, furioso, stava ancora guardando la distruzione da lui stesso causata, quando la figura in armatura apparve a destra dietro di lui, nel punto in cui erano apparsi gli spuntoni di roccia e i suoi pugni d’acciaio oscillarono verso il basso, abbattendo apparentemente solo aria con colpi potenti. L’immagine visibile di Ilhundyl cadde sul pavimento senza emettere alcun rumore e cessò di esistere. Un istante più tardi, il Mago Pazzo riapparve all’estremità più lontana della galleria in preda a una furia cieca. «Hai osato

Ringhiò una sfilza di parole che echeggiarono e risuonarono di potere, e il Castello Magico tremò intorno a lui. Nuovi spuntoni sbucarono dal pavimento, trafiggendo da sotto la figura in armatura, e poi, con un boato tonante, una ventina di blocchi di pietra si staccarono dall’alto soffitto e spiaccicarono l’intruso. Mentre la polvere causata dallo schianto si depositava pigramente sul pavimento, lungo le pareti della galleria si aprirono dei pannelli, da cui fuoriuscirono fluttuando tre creature dall’enorme occhio e dalle numerose antenne occhiute che si muovevano rigidamente avanti e indietro, in cerca di un nemico. Da una botola del soffitto scese una gabbia luminosa appesa a una catena, che si aprì una volta svanita la luce magica, e liberò sei serpenti alati di colore verde, che subito si lanciarono per la galleria con le mascelle spalancate, in cerca di una preda. Qua e là sul pavimento, blocchi di pietra si ribaltarono lentamente per rivelare glifi magici luminosi.

Con sguardo duro, il Mago Pazzo attese con le mani sollevate per scatenare ulteriore distruzione, mentre la stanza tornava lentamente al silenzio. I tiranni occhiuti fluttuavano minacciosamente nell’aria, non trovando nulla contro cui dirigere i propri raggi, e i serpenti volanti saettavano con eccitazione di qua e di là. Uno di essi si lanciò contro Ilhundyl, e il mago lo seccò con un’unica breve parola. Di nuovo piombò il silenzio. Forse era davvero riuscito a uccidere l’intruso.

Il mago pronunciò un altro incantesimo per sollevare i blocchi di pietra dall’armatura spiaccicata. Questi si sollevarono ubbidientemente, e poi si spostarono di lato. Ilhundyl rimase a bocca aperta, guardando terrorizzato mentre i blocchi, i mostri occhiuti, i serpenti e le schegge di vetro, cominciavano a muoversi insieme in una lenta spirale di fronte a lui.

«Basta!», gridò Ilhundyl, e pronunciò l’incantesimo distruttivo più potente che conosceva. La spirale tentennò e si arrestò per un breve istante… e poi riprese, accelerando finché tutte le cose non iniziarono a vorticare rapidamente.

Ilhundyl indietreggiò, saggiando per la prima volta dopo anni il gusto gelido della paura. Altre sculture del vento si infransero quando il vortice scagliò su di esse blocchi di pietra o mostri occhiuti, e le loro schegge scintillarono unendosi in un cerchio alla spirale, che ora avanzava lungo la galleria verso il mago.

Il Mago Pazzo fece qualche passo indietro, poi si voltò e si mise a correre, agitando le mani nei passaggi frettolosi e intricati di un incantesimo. Improvvisamente, apparvero diversi Ilhundyl in fuga in tutta la stanza, tremolanti qua e là in una danza complessa. La spirale turbinante li travolse tutti. Un corpo fu rapidamente scaraventato contro un muro, si accasciò come una bambola rotta e scomparve. Un altro Ilhundyl apparve improvvisamente su un balcone della galleria, e scagliò un cristallo luminoso nel vortice sottostante. La gemma lampeggiò una volta, e in quel lampo di luce svanì insieme a tutti gli oggetti vorticanti, lasciando la stanza completamente vuota, tranne le figure di vetro infrante sui loro piedistalli.

Ilhundyl le guardò dall’alto e comandò freddamente: «Appari».

Il mago dal naso adunco si materializzò sul balcone accanto a lui, dentro i suoi scudi protettivi!

Ilhundyl trasalì, cercando freneticamente di pensare a un incantesimo da usare senza alcun rischio contro un nemico tanto vicino. «Perché sei venuto qui?», sibilò.