Gli occhi dell’intruso si fissarono freddamente nei suoi. «Mi hai ingannato, sperando di mandarmi incontro alla morte. Come i maghi di Athalantar, tu governi col terrore e la magia brutale, usando incantesimi per uccidere o menomare i tuoi sudditi o trasformarli in bestie».
«E allora? Che cosa vuoi da me?»
«Tale domanda è più opportuno farla prima di attaccare», rispose seccamente Elminster, e poi ribatté: «La tua distruzione. Metterò fine alla vita di tutti i maghi che si comportano come te».
«Allora dovrai vivere molto, molto a lungo», affermò il mago lentamente, «e non ho alcun interesse perché ciò accada».
Pronunciò tre parole, le sue dita si mossero, e fulmini balzarono da uno scudo posto in alto sul muro opposto della galleria. La loro rete intricata e luminosa investì crepitante il balcone. Il governatore del Calishar ritrasse gli scudi protettivi mentre i dardi color bianco e blu danzavano e sfrigolavano intorno a lui, lasciando il suo nemico esposto alle energie furiose. Il margine dello scudo iniziò a scemare, mentre i fulmini si infrangevano violentemente su di esso, e il Mago Pazzo vide Elminster vacillare.
Ruggì trionfante e sollevò la mano sinistra per scagliare una saetta dall’anello che portava all’anulare. Non poteva in alcun modo mancare il suo avversario, a pochi passi da lui; il fulmine colpì e rimbalzò!
Ilhundyl urlò quando il suo stesso incantesimo gli attanagliò le budella, e tentò di fuggire, lottando per raggiungere la porta a volta che conduceva fuori dal balcone. Poi la mano di El toccò il pavimento di pietra e il balcone si ruppe e crollò lungo il muro e il Mago Pazzo con esso, ruggendo una parola disperata.
A pochi centimetri dal pavimento, la sua magia fece effetto, e la loro caduta a piombo si trasformò in una lieve planata. Nel tumulto, nessuno dei due notò un paio di occhi fluttuanti e luminosi apparire a un’estremità della galleria, e osservare tranquillamente la battaglia.
Ilhundyl si voltò verso il muro e sollevò nuovamente la mano. Un altro anello scintillò, e dalla parete fuoriuscì lentamente un braccio massiccio, che si protese verso El con dita di pietra. Il giovane mago sputò un incantesimo, la mano tremò, esplose in frantumi di pietra, e scagliò Elminster fuori dal balcone crollato. Il giovane scivolò sul pavimento rovesciando un’altra scultura di vetro.
Il governatore del Calishar ringhiò un’altra magia, lanciando i suoi pollici verso Elminster. Il principe si sentì sollevare dalle schegge di vetro e gettare attraverso la stanza. Allora allargò le braccia in un ampio gesto, e un istante prima di sfracellarsi violentemente contro la parete della galleria, il soffitto iniziò a cadere. Ilhundyl sollevò per un attimo lo sguardo ai blocchi di pietra, e poi si mise a correre, farfugliando parole di un altro incantesimo.
Fuori dal Castello Magico, il giovane dal naso adunco planò sul terreno, in posizione eretta e all’erta. Toccò con i piedi le pietre del terrazzo, si voltò verso la torre settentrionale, e poi provò un dolore lancinante quando qualcosa di invisibile lo ferì alle costole!
Era come un fuoco vorace! El balzò indietro, piegandosi in due per il dolore, e sollevò le mani per proteggersi il viso. La seconda sferzata della lama invisibile gli recise la punta di un dito. Ora poteva vederne il contorno, una linea di forza scintillante del suo stesso sangue. Ilhundyl si materializzò dietro di essa, un ghigno maligno stampato sul viso, e colpì nuovamente le mani di El con la lama che aveva evocato.
«Un uomo senza mani fa pochi incantesimi», rise crudelmente, sferzando e tagliando. El sibilò un incantesimo mentre scansava i colpi e si abbassava, e con uno stridio selvaggio la lama magica si frantumò in stelle di forza luminose.
L’esplosione lo fece rotolare impotentemente lontano, la testa rimbombante. Il giovane si dimenò e grugnì. Per qualche istante, il principe dal naso aquilino non poté far altro che rimanere sdraiato sulle pietre e contorcersi dal dolore.
Ilhundyl rabbrividì e si torse le mani, scacciando il dolore che l’esplosione gli aveva causato. Una volta ripreso il controllo delle sue dita tremanti, invocò attorno a lui uno scudo protettivo e avanzò barcollando. La sua smorfia di dolore si trasformò in un freddo sorriso di aspettative.
Quando fu abbastanza vicino da poter toccare l’intruso fremente, il Mago Pazzo sferrò l’incantesimo più potente e complesso che conosceva, e si protese per infilare un dito nell’orecchio di Elminster.
Se gli fosse riuscito, avrebbe sottratto all’intruso tutti gli incantesimi e il sapere. Entrando nella mente dell’uomo impotente, Ilhundyl penetrò il dolore devastante che vi trovò, e cercò la sua volontà per spezzarla. Ma d’un tratto sentì la sua sonda artigliata e sferzata. Gettò indietro il capo, grugnendo di dolore, ma non interruppe il contatto… non ancora. Sarebbero occorse ore per memorizzare di nuovo quell’incantesimo, e se il prigioniero fosse morto, i suoi sforzi sarebbero stati vani, o se il mago si fosse ripreso sarebbe ricominciata la battaglia.
Improvvisamente si ritrovò a precipitare in un vuoto scuro nella mente dell’uomo, e dal nulla apparve una lama bianca fiammeggiante che cominciò a colpirlo e a tagliuzzarlo. Urlando, il Mago Pazzo si allontanò dal giovane sdraiato scompostamente, e ruppe il contatto. Per tutti gli dei, che dolore! Scuotendo il capo per rischiararsi le idee, si trascinò fuori attraverso una nebbia giallastra.
Una volta ripresosi, si voltò e vide Elminster alzarsi faticosamente in ginocchio, e tastare invano nel suo sangue coagulato per recuperare un anello con le dita che erano state mozzate. Rabbiosamente, Ilhundyl sibilò le parole di un incantesimo breve e semplice e indietreggiò per veder morire il nemico.
L’incantesimo si manifestò: artigli ossuti si materializzarono dal nulla e si lanciarono su Elminster, colpendo e scalfendo con unghie affilate.
Il mago sorrise mentre eseguivano il loro compito raccapricciante… e improvvisamente rimase a bocca aperta. Gli artigli stavano svanendo! E si ritrassero nell’aria, lasciando il relitto sanguinante di un uomo ancora vivo.
«Che cosa succede?», domandò furiosamente rivolto all’intera Faerûn, e avanzò a grandi passi.
«Il destino», rispose una voce bassa da dietro. Ilhundyl si voltò bruscamente.
Una donna dagli occhi scuri si stava materializzando dalla sua porta principale, uscendo lentamente dal legno scuro per sfidarlo. Era alta e snella, e indossava una tunica verde-scuro. Occhi liquidi e neri sovrastati da sopracciglia arcuate incontrarono i suoi e Ilhundyl vide in essi la sua morte. Stava ancora balbettando un incantesimo quando fuoco bianco, più brillante di qualsiasi cosa avesse mai visto, scaturì da una delle esili mani della donna.
Ilhundyl guardò impotente il suo viso meraviglioso e spietato. E poi le fiamme ruggenti lo investirono, e il volto bianco della donna e il cielo dietro di esso scomparvero dalla sua vista.
Attraverso il sangue che gli gocciolava negli occhi, Elminster vide il Mago Pazzo spazzato via e consumato in un unico istante ruggente.
«Che-che incantesimo era?», gracchiò El.
«Non un incantesimo, ma fuoco magico», gli rispose Myrjala allegramente. «Ora alzati, folle, prima che i rivali di Ilhundyl vengano a impadronirsi di tutto ciò che possono. Dobbiamo andarcene prima che arrivino».
La maga si voltò e distrusse il Castello Magico con il medesimo fuoco. Il Grande Cancello scomparve, e le sale al di là di esso crollarono sotto le fiamme.
Elminster si rimise faticosamente in piedi, sputando sangue. «Ma tutte le sue magie! Perdute, ora, tutto…»
Myrjala si girò verso di lui. Le esili mani che avevano scagliato fuoco magico un istante prima, ora stringevano un vecchio tomo, spesso e ammaccato. La donna lo mise tra le mani martoriate di El, che quasi lo lasciò cadere per il dolore causato dal contatto. «La sua importante opera è qui; ora andiamocene!»