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Gli occhi di Elminster si assottigliarono e la fissarono; il suo tono sembrava in qualche modo diverso. Ma forse si sentiva semplicemente troppo male per udire correttamente… annuì stancamente.

Myrjala gli sfiorò la guancia, e si ritrovarono improvvisamente in un altro luogo: una caverna rimbombante, le cui pareti erano ricoperte qua e là da funghi luminosi emananti una flebile luce blu e verde.

Elminster inciampò e con uno sforzo riacquistò l’equilibrio, cullando il libro di incantesimi. «Dove siamo?»

«In uno dei miei rifugi», rispose la donna, guardandosi attorno attentamente. «Questo luogo un tempo faceva parte di una città elfa. Siamo nelle profondità di Nimbral, un’isola del Grande Mare».

Il giovane si guardò attorno e poi posò gli occhi sul libro che teneva fra le mani. Quando sollevò gli occhi vitrei in cerca dei suoi, avevano in sé uno sguardo strano. «Lo conoscevi?»

Gli occhi di Myrjala erano molto scuri. «Conosco molti maghi, Elminster», rispose con una nota d’avvertimento nella voce. «È molto che giro… e non sono vissuta tanto a lungo sfidando avventatamente ogni arcimago che incontravo».

«Non vuoi ancora che vada ad Athalantar, vero?», domandò El lentamente, senza distogliere lo sguardo dalla maga.

Myrjala scosse il capo. «Non sei pronto. La tua magia è ancora brutale, evidente e prevedibile, destinata a soccombere se contrastata da una forza più grande».

«Insegnami la saggezza, dunque», affermò il giovane, instabile sui piedi.

La donna si voltò. «Sentieri separati, ricordi?»

«Tu mi stavi proteggendo», esclamò El alle sue spalle, disperatamente. «Mi stavi seguendo… perché?»

Myrjala si girò lentamente, gli occhi lucenti di lacrime. «Perché… ti amo», sussurrò.

«Rimani con me, allora» ribatté Elminster. Il libro gli cadde di mano, dimenticato, ma dovette ricorrere a tutte le forze rimastegli per avanzare di un passo e metterle le braccia devastate intorno al collo. «Insegnami».

La maga esitò, gli occhi scuri sembrarono penetrarlo.

Poi, quasi rabbrividendo, annuì.

Un fuoco scuro e trionfante invase gli occhi di El quando le loro labbra si incontrarono.

Mirtul fu un mese secco e ventoso nell’Anno dei Leucrotti Vagabondi, specialmente nelle terre calde e polverose dell’est.

Elminster, in piedi in cima a un promontorio sferzato dal vento, stava osservando un castello dei re maghi sotto di lui. Per raggiungerlo, lui e Myrjala avevano cavalcato per dieci giorni e più lungo una strada disseminata di schiavi morti e imputriditi nel sole.

Ecco finalmente i loro assassini. Mediante l’incantesimo degli occhi di falco, Elminster vide fruste sanguinanti sollevarsi e abbassarsi nel cortile del castello, che lasciavano i corpi aperti degli ultimi schiavi. I corpi erano ormai senza vita, ma i maghi non smettevano di colpire, tessendo una magia malvagia con la forza vitale degli uomini e delle donne uccisi.

Colto dalla rabbia, El inveì con incantesimi di propria invenzione. Le magie scesero nell’aria in una rete splendente, ed Elminster scese dal promontorio per seguirle. Stava camminando nell’aria sopra il castello quando questo iniziò a crollare. Si arrestò a guardare, furiosamente immobile sopra la polvere, le urla, e il tumulto.

Qualcosa si innalzò da una finestra frantumata, uomini con la toga sul dorso. Il giovane allora scagliò un fulmine per colpirli. La creatura volante andò in pezzi provocando un’esplosione brillante, e gli uomini vennero scaraventati come bambole di pezza e ricaddero sulle rovine. Non si rialzarono. El attese che tutte le pietre fossero crollate, che il rombo si placasse e che la polvere si depositasse, poi si voltò e con sguardo truce tornò sul promontorio accanto a Myrjala.

La donna sollevò gli occhi scuri dalle macerie del castello, e gli domandò a bassa voce: «Era questa la cosa più saggia e meno rovinosa da fare?»

Gli occhi di El scintillarono di rabbia. «Sì, se ciò servirà da monito ad altri folli intenzionati a usare una magia tanto feroce».

«Alcuni maghi lo faranno in ogni caso. Ucciderai anche loro?»

Il principe alzò le spalle. «Se è necessario. Chi potrà fermarmi?»

«Te stesso» rispose Myrjala guardando il castello. «Ricorda Heldon, non è vero?» domandò tranquillamente, senza guardarlo.

El aprì la bocca per confutarla, e poi la richiuse rimanendo in silenzio, guardando la donna allontanarsi dal promontorio e procedere lentamente nell’aria. Il suo sguardo si posò sulle rovine sottostanti, e il giovane rabbrividì, colto da un’improvvisa vergogna. Sospirando, distolse lo sguardo da ciò che aveva fatto, poi guardò nuovamente il castello. Non conosceva alcun incantesimo che potesse farlo risorgere.

Era una calda notte del mese di Flamerula, nell’Anno degli Eletti. Elminster si svegliò madido di sudore, balzando in piedi per fissare la luna con occhi da pazzo. Myrjala si mise a sedere sul letto accanto a lui, i capelli che le avvolgevano le spalle, gli occhi scuri colmi di ansia. «Stavi gridando», affermò.

Elminster si allungò verso di lei, e la donna lo prese fra le sue braccia come una madre che culla un bambino spaventato.

«Ho visto Athalantar», sussurrò El, gli occhi fissi nel buio. «Stavo camminando per le strade di Hastarl, e vedevo maghi sogghignanti dovunque volgessi lo sguardo. E quando li guardavo, cadevano a terra morti coi volti terrorizzati…»

Myrjala lo strinse a sé e disse tranquillamente: «Sembra che tu sia pronto per Athalantar, finalmente».

Elminster si voltò per guardarla. «E se sopravvivo ai signori maghi… che cosa accadrà poi? Questo voto mi ha spinto per molto tempo… che cosa dovrò fare della mia vita?»

«Che domande! Governare Athalantar, naturalmente».

«Ora che il trono è quasi a portata di mano», ribatté El lentamente, «mi ritrovo a desiderarlo sempre di meno».

Le braccia intorno a lui si strinsero. «È una buona cosa», esclamò la donna tranquillamente. «Ero stanca di aspettare che crescessi».

Elminster la guardò accigliato. «Sono diventato troppo grande per una vendetta cieca? Credo… perché fare tutto ciò, dunque?»

Myrjala lo fissò nell’oscurità, gli occhi neri grandi e misteriosi. «Per Athalantar. Per i tuoi genitori… e per coloro che vivevano e ridevano a Heldon prima che il drago si avventasse su di loro. Per la gente della taverna dell’Unicorno, e per gli abitanti di Narthil… e per i tuoi compagni fuorilegge, morti sulle Colline del Corno».

El strinse le labbra. «Lo faremo», affermò con tranquilla determinazione. «Athalantar sarà libera dai maghi malvagi. Lo giuro su Mystra: porterò a termine il mio impegno o perirò nell’intento».

Myrjala lo strinse fra le braccia senza rispondere, ma El riuscì a percepire il suo sorriso.

PARTE V

Il re

15.

E la preda è l’uomo

Nelle alte torri tremano di paura Poiché il giustiziere dei maghi si aggira nella notte.
Bendoglaer Syndrath, Bardo di Barrowhill, dalla ballata Morte a tutti i maghi.
Anno della Moneta Piegata

Elesias fu un mese umido quell’anno. Nella quarta notte di tempesta consecutiva, Myrjala ed Elminster furono lieti di sottrarsi alla pioggia in una taverna di una fangosa strada secondaria di Launtok.

«Quello è l’ultimo degli inviati di Athalantar messi in fuga. I loro padroni ci avranno ormai certamente notati», affermò la donna mostrando soddisfazione, mentre prendevano posto a un tavolo d’angolo con i loro boccali.

«Ai maghi, dunque», ribatté El, sfregandosi le mani pensierosamente. Poi si protese. «Mi hai spesso messo in guardia dall’attaccare con due sfere di fuoco ardenti in entrambe le mani… pertanto perché non mettiamo in giro qualche voce di congiure e rivolte, non ci nascondiamo, e lasciamo che si ammazzino fra loro per un po’, cercando di vedere chi sederà nella torre magica migliore?»