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Sulla porta, la serva rabbrividì. Al mago piaceva cacciare e divorare gli uomini che non godevano della sua simpatia… e trattare con le donne in altri modi. Era sicura che si fosse ritirato dagli intrighi di Hastarl per andare ad abitare nella lontana Dalniir ai margini del regno solo perché questo gli offriva una campagna in cui cacciare. Quel venditore era spacciato, come pure i taglialegna o i cacciatori che si fossero imbattuti nel suo padrone. Sperava in cuor suo che non ne trovasse, e che la sua caccia fosse lunga e faticosa.

Sospirò ed entrò per preparare la festa… e poi si recò nell’ala meridionale per scegliere personalmente le ragazze che probabilmente sarebbero morte quella notte. Più di una volta aveva veduto quel letto e il tappeto a brandelli intriso di sangue… talora con un piede mezzo mangiato o altri resti lasciati come monito per i servi. Rabbrividì e inginocchiandosi pregò silenziosamente qualunque dio potesse far sì che Taraj Hurlymm incontrasse la morte quella sera.

La gente, penso fra sé mentre si risollevava, avrebbe pregato più ferventemente gli dei, se avessero ascoltato più spesso i desideri dei mortali. Questa notte, per esempio.

Sospirò nuovamente. Quel venditore era condannato.

La camicia raffinata di seta del Calishite era zuppa di sudore e si appiccicava, scura e scivolosa, al suo corpo, mentre l’uomo saliva faticosamente su per una collina, si faceva strada fra i cespugli che si impigliavano e laceravano i suoi abiti eleganti, e si affrettava, ormai senza fiato. L’uomo non era in gran forma e ora, coperto di sudore e di sudiciume e con i suoi lunghi baffi impolverati e gocciolanti di sudore, piaceva ancora di meno al signor mago.

L’aspetto del venditore era stato la ragione per cui Taraj aveva ordinato che venisse catturato in primo luogo. Quello e il fascino dell’esotico; i mercanti di luoghi lontani come Luthkant non si recavano spesso in Athalantar e tanto meno fuori dalla città di Hastarl. Quella preda esotica, tuttavia, non sembrava in grado di fornirgli molto divertimento… stava già barcollando, esausta, e respirava affannosamente con rapidi singhiozzi.

Nascondendosi sotto una cresta non lontana dall’uomo terrorizzato, il mago decise che si era annoiato a sufficienza, e pensò fosse venuto il momento di uccidere.

Balzò nella boscaglia, una pantera nera sinuosa, che si sentiva rapida, micidiale, e viva! Esultando nel suo potere, attraversò con un balzo una gola stretta e profonda, le sue zampe raspanti per un eccitante momento sulla terra che si sgretolava, dall’altra parte della forra… poi, sano e salvo, proseguì il suo cammino.

Balzando improvvisamente dalla sommità di un pendio, piombò proprio sopra la sua vittima, che ululò di paura, estrasse un pugnale, e lo agitò inutilmente nella scia della bestia.

Taraj si voltò, il manto lucente increspato, e si avventò nuovamente sull’uomo, un fruscio di foglie secche sotto le sue zampe possenti.

Il mercante del Calishite si scansò, gli occhi spalancati e bianco in viso per il terrore, agitò selvaggiamente il coltello sotto il naso di Taraj, poi si girò e si mise a correre.

Taraj ringhiò rabbiosamente e si lanciò all’inseguimento. L’uomo lo udì e si girò per evitare di essere azzoppato, la lama minuscola scintillò di nuovo mentre la brandiva disperatamente. Taraj grugnì e continuò ad avanzare, senza rallentare… e l’uomo terrorizzato indietreggiò.

Dopo qualche passo rapido e alla cieca, inciampò su una protuberanza del terreno, e cadde sul sedere. La pantera gli balzò addosso, le mascelle spalancate per quel primo morso festoso, ma l’uomo scalciò con ferocia convulsa e il mago provò un improvviso dolore lacerante. Ringhiò e trasalì, allontanandosi e poi voltandosi nuovamente verso la vittima.

Che gli dei ti maledicano! Gli stivali del mercante avevano improvvisamente prodotto delle lame da punta, piccole e crudeli; una di esse ammiccava ora a Taraj mentre l’uomo esausto giaceva supino, con i piedi sollevati e l’altra lama era bagnata del sangue scuro del mago.

La pantera ruggì nuovamente e saltò in un cespuglio d’erba alta adiacente. Drago al cancello! Nemmeno i grassi mercanti del Calishite combattevano più lealmente in quei giorni! Bene, non saresti mai stato in grado di farlo, ammise ironicamente mentre il suo corpo di pantera svaniva e cambiava nuovamente forma. Una breve visita al luthkantano sotto forma di un serpente sputa-acido sarebbe bastata a togliere di mezzo le armi, per poi uccidere lentamente e piacevolmente. Il serpente si impennò, attorcigliandosi sperimentalmente, e vacillando mentre il mago si abituava alla nuova forma.

Un corvo nero che volava inosservato dietro la pantera, si tuffò in picchiata, iniziando a mutare prima ancora di toccare il suolo erboso sotto di lui.

Qualcosa di enorme e di scuro si sollevò dall’erba sulla quale era atterrato il corvo, ali da pipistrello si spiegarono e una lunga coda iniziò a dimenarsi… un drago nero acquattato nell’erba schiacciata, proteso sopra il serpente attorcigliato e improvvisamente sibilante.

Il serpente sputò. L’acido fumante colpì il muso del drago e gocciolò; i draghi neri non sono mai sensibili all’acido. La bestia sorrise lentamente e aprì le mascelle. L’acido che fuoriuscì dalle sue fauci consumò un albero e il serpente si dimenò fumante nell’erba bruciacchiata oltre la pianta, agitando le spire nella sua agonia. Il drago avanzò lentamente, pesantemente… trionfalmente.

Da qualche parte in mezzo agli alberi si udì un grido di terrore quando il venditore di sete vide il drago, e poi rumore di rami spezzati quando iniziò a correre disperatamente nella boscaglia.

Il serpente divenne sempre più grande e più scuro, e cominciarono a spuntargli un paio di ali. Dalla sua sagoma mutante emersero per un istante una mano umana e una bocca. L’anello scintillò, e la bocca urlò, «Kadeln! Kadeln! Aiutami! In virtù del nostro patto, aiutarmi

Il drago avanzò pesantemente, allungando una zampa artigliata per squarciare il serpente che si stava trasformando rapidamente in un altro drago nero. Un altro passo, e un altro ancora… e il drago Elminster si protese e artigliò le squame non ancora del tutto sviluppate. Schizzò un fiotto di sangue, e il mago gemette di dolore.

El allungò la testa per mordere violentemente il collo dell’altro drago e finire una volta per tutte il mago, ma improvvisamente ecco apparire un altro mago accanto al drago ancora in trasformazione, dove un attimo prima vi era solo erba calpestata. Il principe guardò rapidamente gli occhi scintillanti e scuri del nuovo venuto mentre indietreggiava e si allontanava frettolosamente. Il mago stava già sferrando un incantesimo; non vi fu tempo per cambiare di forma.

El sbatté una volta le sue ali per scaraventare l’uomo a terra e rovinare l’incantesimo, ma rami d’albero glielo impedirono. Stava ancora lottando per precipitarsi in avanti sull’uomo quando qualche cosa si agitò nelle sue mani protese, e fuoco ruggente irruppe da ogni direzione e lo investì.

L’imprecazione di dolore di El giunse come un rimbombo, il drago indietreggiò rapidamente, si voltò e sbatté la coda con tale violenza che il signore mago dovette tuffarsi ingloriosamente nel fango per evitare di essere travolto. El grugnì e prese il volo.

Il suo corpo era pesante e goffo, ma le grandi ali battevano con forza. Dopo qualche faticoso colpo, la sua testa iniziò a fendere il vento, allora si voltò e si lanciò in picchiata, aspettando il momento giusto per sputare acido.

L’altro drago era ormai quasi formato, ma si stava contorcendo per il dolore, completamente aggrovigliato sotto gli alberi. El poteva prima sistemare il mago lanciafuoco!

Ringhiando, il principe drago piombò dal cielo, i denti scintillanti.

Le mani del drago stavano compiendo passaggi intricati e d’un tratto balzò indietro con sguardo trionfante… ed Elminster conobbe una paura improvvisa. Tentò di spiegare un’ala e virare, ma non riuscì! Le sue membra erano bloccate da un incantesimo!